Scie di comete si perdon
in una notte assopita e chiara
tra le braccia della madre luna.
Scie di comete si susseguon nel cuore
cullato dall'amore puro
in un lento tango di passione.
Composta lunedì 15 febbraio 2016
Scie di comete si perdon
in una notte assopita e chiara
tra le braccia della madre luna.
Scie di comete si susseguon nel cuore
cullato dall'amore puro
in un lento tango di passione.
Mi aleggi
mi imperli
ti imprimi
io sono calco
nelle tue mani
e l'aere infonde
e si confonde
di te.
Piccola mia che fai finta di non capire ciò che voglio,
ti piace e sorridi se ti guardo,
ti lancio il fuoco addosso
e tu lo spegni con l'acqua,
perché te la tiri?
Lasciati andare!
Con me puoi!
Sei bloccata nel tuo mondo buio,
vorrei essere la tua luce,
la tua ancora di salvezza,
ma tu non vuoi a nessuno,
respingi ogni tipo d'approccio,
stroncando ogni discorso,
resto a guardarti incantato come uno sciocco.
A volte sai, è facile sbagliare,
confondere il giallo con il sole,
o anche l'azzurro con il mare
ma credimi se stavolta te lo dico,
non so da cosa è uscito quel discorso,
ma con dolore immane io maledico
maledico il momento in cui l'ho detto
senza pensare a te, fragile e sola,
solo per un dubbio maledetto
abbi pazienza ti scongiuro ancora,
non far di me come degli altri hai fatto
il mio spirito irrequieto senza te scolora
sii paziente e tornerò un tuo alleato
fino al mattino, fino alla notte,
finché il tuo cuore non sarà innamorato.
Ti amo per quel sorriso
per quel tuo modo di parlare
per la tua bocca, per il tuo viso
son qui disposto a ragionare
se val la pena o meno di seguire
ogni tuo giorno da qui all'avvenire.
Innamorato.
Come sia la sensazione di caduta di una foglia
ora la provo!
Quel senso di abbandono miserabile nel vuoto
ora lo provo!
Il rassegnato dondolio nell'aria prima del contatto!
Lo sto provando.
Che sia per una frase mal riposta
per un silenzio dovuto e non chiarito
che sia per un mondo assai lontano
per la tua voce screziata dalla notte
ogni parola nasconde un dolore
mai curato, mai considerato
sempre taciuto, non manifestato
voglia la vita considerare il fatto
che se solo potessi
cancellerei ogni dubbio
rinnegherei me stesso
me ne farei un vanto
geloso, di cosa, ma geloso
di non poter vedere
di non poter parlare
nessun diritto mi sostiene
eppure se solo potessi
mi vestirei di luce
di calma e di sorrisi
e verrei a trovarti.
Erano i giorni della crisi,
nuove pagine della mia vita
si stavano scrivendo
sul libro dei ricordi
l'autunno mite stentava a
presentar l'inverno
dal canto mio
fingevo fosse sempre primavera
chiusi le immagini
e mi incamminai nel verbo
incerto di ottenerne un risultato
entrai, lessi ed osservai.
Erano in molti, tutti diversi,
chi blu, chi nero e chi giallo,
spesi molto tempo
dietro a loro
eppure mi innamorai
del ricordo dell'amore
della libera sensazione
di universo
ti conobbi lì, seconda a nessuno,
libera silente e incontrollata
più giovane di me non solo fuori
ma l'anima l'aveva il suo perché
dicemmo molto o molto poco,
non fu arbitraria la nostra conoscenza
in fondo ti cercai davvero
ma appartenevi a un'epoca diversa.
Come successe,
come in quel pensiero accadde,
che ti sognai e fu un sogno vero,
quasi del presente,
si realizzò,
divenne vero.
Ora riparto e ridiventa un sogno.
Mi mancano la tua voce,
il tuo profumo, la tua pelle,
i tuoi sospiri.
Salii a lungo quella scala,
come un rampicante sul suo salice,
avvolsi mente e corpo in un abbraccio,
sperando di bere gioia dal mio calice.
Volle il tempo considerar superfluo,
ogni mio sforzo, ogni mia azione,
passando dal momento del dispetto
a quello dell'ammirazione.
Ma non fu mai vero,
quel desider sopito,
rivoltomi alla fine di un percorso,
per un contrasto infine mai capito.
Non scenderò di nuovo quelle scale,
ormai son qui che guardo dal mio faro,
giusto, sbagliato, indifferente pare,
ciò che resta è un ricordo molto caro.
Tanta tristezza nel cuore e tanto amaro
per un linguaggio spesso duro
spesso avaro
sarà poi il tempo riparatore?
Guardai laggiù, in fondo alle scale,
vidi una mano tesa ad aspettarmi,
mi chiesi dunque cosa fare,
aspettando di sentirmi chiamare.
Poteva essere tutto così semplice,
una parola, un sorriso,
un delicato verbo sul tuo viso.
Ma l'enigmatica falda della mente,
scatena, inibisce e produce
i suoni che annichiliscono il presente.
Basterebbe poco, forse un saluto,
a rinsaldare un verbo ormai perduto
che nel perdono ha la sua grande istanza.
Cerca di capire, senza rovinare,
quel minimo ricordo del passato
che quelle notti insonni sapeva dominare.
Fastidi, indifferenza, dolore elementare,
forse non son io che debbo giudicare,
ma l'anima vibra vicino a mezzanotte.
Andai lontano nel parlare,
praticamente solo, inespugnabile
il castello di parole che ebbi intorno.
Non fu per odio, né per velleità,
mi ritrovai a descrivere il futuro,
sotto la scorta di un silenzio solo.
Feci due errori,
il primo fu ignorarti, ma poi,
seguendo la passione,
mi ritrovai da solo, col secondo errore.
Secondo solo a me, che circondato
avrei offerto l'anima al demonio,
pur di spuntare in un duello
ormai insensato.
Ora tutto tace,
ormai ovunque silenzi,
dividono la vita di ciascuno
serve un perdono,
compassionevole ed evidente,
nulla è per sempre.
Divisero l'anima a metà,
me ne porsero una parte,
la regali a te.
L'altra metà, risultò brillante,
splendida e lucente
fu adornata per l'amore.
Ora tutto tace,
ormai ovunque silenzi,
dividono la vita di ciascuno.