il corridoio affollato

Lo scrittore inglese
in camicia scozzese,
alto in centimetri
e senso del suo stato
era entrato in stanza
mentre stavo parlando,
esprimendosi a gesti
anche se
io capivo l'inglese
ma non sempre gli inglesi.
Contestava la musica,
"troppo alta"
diceva
con le mani alle orecchie
e scuotendo la testa.
Astensione da idee,
brutta cosa,
mi dicevo,
per un inglese scrittore.
Mentre finivo il pensiero
lui aveva già messo
a tacere i miei Procol.
Che ferita mi apriva!
Chiusi gli occhi e pregai
che quel dio musicale
non facesse gli sconti,
non offrisse perdoni,
a persone così.
A preghiera conclusa
riapparsi di nuovo
sulla strada di sassi
che divideva le tane.
Quella strada coperta
diventata canale
per l'umana marea
era lì dal duecento.
E di nuovo l'inglese
che svettava su tutti
con quegli occhi di birra
stava lì ad aspettarmi,
voleva notizie
sul prete di Mamole,
se avevamo fatto qualcosa per lui.
Glielo aveva richiesto
la sua casa reale.
Ma ero all'oscuro di tutto.
Detti uno sguardo alla mora al mio fianco,
lei conosceva la cosa,
io conoscevo il suo grande seno,
Non aveva approfondito,
era appena uscita da una crisi profonda,
era nato da un minuto neppure
il suo primo sorriso,
battezzato Luigi,
come il figlio del lattaio.
Io
lei e la sua pancia
avevamo trascorso molto tempo a parlare.
A problema risolto mi guardò con amore.
Nel carezzarle la testa
mi resi conto che aveva i capelli spariti
per metà della testa.
"sono stati i capelli più indietro
volevano spazio,
loro hanno fatto morire i miei ciuffi davanti".
Ma io sapevo
che i suoi erano da sempre ciuffi ribelli,
conosciuti alle forze dell'ordine
ed ai servizi.
Ero certo che qui
si trattava di un caso
di calvizie di stato.
Non appena rientrato
a coprifuoco iniziato
mi sarei messo a cercare
sull'elenco di carta
il numero verde di soccorso rosso
per denunciare il fatto
e forse anche l'inglese.
Ma intanto guardavo di fuori
di là dalla strada
Claudio lavava il pavimento
della sua nuova conquista.
Mi puntai l'indice alla tempia
e feci bum,
ma piano
per non fare arrabbiare l'inglese di turno
e non svegliare la mia coscienza.
Alexandre Cuissardes
Composta mercoledì 18 dicembre 2013
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    Camera prenotata

    Mentre si riveste
    copre il suo corpo,
    china la testa in basso,
    verso il seno,
    e già pensa alla scusa per stasera.
    Che cosa dire
    a chi non crede a nulla,
    siede davanti al piatto
    e alla bottiglia.
    A volte pensa
    che forse tanto vale non dir niente
    invece che inventare.
    La cena è pronta
    e dopo
    i piatti da lavare.
    In fondo basta,
    perché deve sfasciare
    l'accordo silenzioso
    aborto di un disaccordo fatto di urla.
    Certo
    che l'altro la fa sentire donna,
    quando la spoglia
    quando fa l'amore.
    Ma se ci pensa bene
    già mentre lei si veste,
    lui è lì pronto sulla porta,
    gli vede addosso
    la fretta di andar via.
    Ha controllato colletto e canottiera
    li ha messi al vetro
    li ha visti in trasparenza,
    si sa il rossetto
    è un po' come i capelli.
    Sono impiccioni,
    fatti per tradire
    per far scoprire chi tradisce.
    Lei lo accontenta
    e si sistema meglio
    quando lui guida,
    quando è già per strada.
    Finito il letto
    finito il batticuore,
    adesso tacciono
    guardano avanti,
    lui per guidare,
    lei per poter scappare,
    .... forse domani.
    Alexandre Cuissardes
    Composta lunedì 25 novembre 2013
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      I sicuri

      Quelli che fanno proprie le urla degli altri,
      sputate da un palco.
      Quelli che pensano di far cambiare
      ma non di cambiare.
      Quelli che vedono
      ma non si vedono.
      Quelli che vanno al seggio
      convinti di contare.
      Io non li invidio,
      proprio non li capisco.
      Ma capisco perché da tempo
      viaggio con le braccia alzate.
      Alexandre Cuissardes
      Composta lunedì 25 novembre 2013
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        Cinque minuti in silenzio

        È calata la luna
        sopra un giorno di festa
        che è servito soltanto
        ai più vecchi
        e ai bambini
        per sentirsi diversi,
        e mangiare i biscotti.
        È calata la luna
        a raffrescare le ore
        a cambiare gli sguardi
        o far chiudere gli occhi.
        A far dire a qualcuno
        imprudenti – ti amo-.
        Ed intanto che penso,
        sul mio muro perfetto,
        è scomparsa la luna,
        è scomparsa la festa.
        Apro gli occhi,
        si è alzato il sole
        da una notte di luna.
        Alexandre Cuissardes
        Composta lunedì 18 novembre 2013
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