Vita

Un bacio da mio figlio.
Il compleanno col panettone salato.
Il giorno di festa
ed il giorno normale.
Un discorso,
una lira,
un tornare da soli,
un raffreddore da curare
e una carezza da fare.
I tempi di scuola
e i tempi d'amore.
Tutto è volato.
Niente si è fermato.
Scorrono solo immagini mute,
non volute.
Temute.
Alexandre Cuissardes
Composta martedì 21 ottobre 2014
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    La festa a Roma

    Tutti stanno come cozze da sera
    stretti ai buffet più ricchi di cibi e di spumante
    voltando le spalle ai tavoli svuotati.
    Quelli del primo turno.
    Qualcuno ci mette il culo sopra.
    Panche un po' alte e di ripiego,
    ma tanto poco basta per sentirsi più importanti.
    Penzolano gambe impreziosite
    da scarpe di boutique.
    Ondeggiano col tacco avanti e indietro,
    fanno un po' di vento alle tovaglie stanche.
    Intanto passano svelti i camerieri
    con le scarpe da mercato
    che un nero da signori ha reso belle,
    almeno per la sera.
    Sento parole in fila
    come militari.
    Chiedono come mi sento
    ma non parlano con me.
    Però la faccio mia questa domanda.
    Giusto per appropriarmi di qualcosa
    e permettermi il lusso di non considerarla.
    Resto impegnato davanti a un piatto di delizie
    da prender su con le due dita messe a cerchio.
    Fra una canzone e l'altra,
    uno scandire d'orologio
    e un sacco di risate di bocche sporche di cibo e un po' sguaiate
    sono passate tre delizie e tre bicchieri.
    Ma c'è ancora tanta gente che si regge in piedi
    e non ha voglia di mollare.
    Io sì,
    io ho mollato.
    E quelli discesi biondi e bianchi
    ora li vedo con l'abbronzatura
    e quelli saliti scuri sono diventati biondi e bianchi.
    Ma hanno in comune solo l'essere ubriachi
    e l'essersi scambiati.
    Ma solo per stasera.
    Domani torneranno al solito sbranarsi
    per mestiere.
    Forse non c'è da farci caso.
    Ma perché poi devo farci caso,
    non sono qui per giudicare.
    Nessuno mi ha invitato,
    o forse sì    ,
    ma è stato il caso.
    Quello che "non c'è da farci".
    E lui è un imbucato.
    È quasi sempre dappertutto.
    Adesso che ci penso io non sono né sceso né salito
    e dove sono
    non ci sono mai arrivato.
    Forse è per questo che sto qui da solo
    un po' dimenticato
    e molto ignorato.
    Come i tavoli
    tornati ad essere senza culi sopra
    che tirano un respiro di sollievo nell'essere ignorati.
    Si sono tolti di mezzo gli occupanti.
    Ma restano ferite a forma di culi sulle tovaglie prima bianche.
    Io le accarezzo le ferite
    e con gli occhi chiusi
    sento quei culi sfiorare le mie mani
    e mi rallegro
    perché per una sera son diventato io quello che "li prende per" tanti potenti.
    Alexandre Cuissardes
    Composta domenica 19 ottobre 2014
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      Ancora due bicchieri

      Quelli al banco chiedono da bere.
      Fuori abbraccia un palo
      un'auto di ubriachi.
      Mentre si ferma chi ha fatto la giornata
      e una puttana spera che gli vada bene la nottata
      io sto qui a girare gli occhi intorno.
      E vedo tutti in movimento,
      con tanto fiato da sprecare
      e gole secche da bagnare.
      Fermo i miei occhi
      e faccio domande mute al nulla che mi porto dietro,
      e come sempre anche stavolta spero nelle
      risposte almeno all'ultimo bicchiere.
      Alexandre Cuissardes
      Composta domenica 5 ottobre 2014
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        A te, senza che tu lo sappia

        Sei stata quella della prima volta
        quella delle carezze al corpo nudo,
        delle parole dolci e la paura,
        quella del "per sempre",
        quella dell'inganno.
        Sei stata quella che non sarebbe stata
        la lei della volta dopo
        e poi del dopo ancora e ancora.
        Sei stata quella dell'inesperienza,
        dell'esame di ammissione.
        Ma dopo di te non ho più sostenuto esami,
        non ho più contato le volte,
        grazie a te.
        Alexandre Cuissardes
        Composta domenica 5 ottobre 2014
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          Vedo al buio

          Ho smesso da tempo di aprire le finestre.
          Non mi interessa chi c'è fuori
          e non voglio che nessuno veda se sono dentro.
          Il giorno ormai mi fa paura
          e la notte me la faccio piacere perché il giorno è finito,
          ma mi fa paura perché lascerà il posto al nuovo giorno.
          E poi la notte non mi interessa,
          la vivo rinchiuso,
          come il giorno,
          è come se avessi gli occhi chiusi
          pur non avendoli chiusi.
          Alexandre Cuissardes
          Composta domenica 5 ottobre 2014
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            Rimango ancora un poco a letto

            L'amante di stanotte
            rimette addosso gli abiti.
            Come era diversa
            quando si spogliava
            e mi ammiccava.
            Adesso è assente,
            fa tutto molto in fretta.
            Si veste e fuma,
            aspira in modo forte.
            Non ha neppure bisogno di truccarsi,
            non c'è più da conquistare un uomo,
            fino a stasera ridiventa donna e basta.
            Lascia un biglietto col suo numero,
            ripiega e mette nella borsa la meritata banconota.
            È a casa nuova
            dopo avere visto la nostra notte da sopra un comodino.
            Passa di mano ma solo alla mattina.
            Saluta e se ne va,
            adesso sono solo,
            posso fumare anch'io,
            ma aspiro lentamente.
            Alexandre Cuissardes
            Composta domenica 5 ottobre 2014
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