Mi riporta la mente al passato, mi trascina seco lontano attraverso soavi ricordi. Una figura mi balza improvviso: ha negli occhi lucenti un sorriso, un tenero dolce sorriso. Soffia un soave alito fresco e al core giunge il sereno. Carezzo il visino e i capelli, nell'aria mi trema la mano. E nell'ombra mi porge tremanti, due petali rossi, olezzanti, due labbra carnose, cocenti, due morse che premono forte. È stanco il volto, è svagato, ma è quello che sempre ho sognato.
Sono qui tra la folla e sono solo. La gente cammina, sorride, mi passa vicino, mi sfiora, ed io sono solo. Rifaccio la strada insieme percorsa, rivedo i luoghi del nostro incontro e sono solo. Mi siedo sul nostro sedile solo. Contemplo, ricordo. Una luce brilla, un pensiero caro ritorna: è la nostra festa, la festa del primo bacio.
Un palpito un messaggio: Un cirro infuocato un nugolio di vento. Si sfrangia il petto in tumulto il cuore. Fulmineo piomba il sole più rovente dell'amore. Il cielo è bello la natura in fiore, Meraviglia e gioia giova ai nostri cuori.
Quando quel dì giunse radioso indugiai lo sguardo mio sull'amabile tua volto. Cheto si posò il pensier mio, rivide quel dì fulgente che rapì i nostri cuori. Come bocciol d'aprile nacque il nostro Amore, che ebbe sapore di rosa. Ardente tanto splendore si fece negli occhi miei, quando l'essenza provai del tuo primo bacio. Un'impronta, un sigillo racchiusero i nostri cuori nello scrigno dell'Amore.
Bacio lunare fra le nubi chiare, erano di moda tanti anni fa, ecco la morte e la felicità, l'una m'incalza quando l'altra appare; quella m'esilia in terra d'oltremare questa promette il bene che sarà.
Mia cara dolce amica, a quest'ora scende la sera sul balcone antico della tua casa. Nel mio cuore amico scende il ricordo...
Reduce dall'amore e dalla morte gli hanno mentito le due cose belle, amore non lo volle in sua coorte, morte lo illuse sino alle sue porte, ma ne respinse l'anima ribelle.
Taci, sorella. È la sera. Vedi, le cime degli alberi sono chinate in un tacito sogno. È forse una preghiera questo sognare di tenere cime. Nei tiepidi nidi, reduci da altri lidi, stanno le piccole rondini e nella soffice aluccia nascondono il pensoso capo, per breve riposo. Taci, sorella, che dormono in questa sera dolcissima tutte le buone creature sotto le dita più pure d'una leggera e fuggevole mano di madre, che i tiepidi sogni sfiorando, carezza benedicendo. Dolcezza sorella di mano tenera che benedice. Noi poveri, noi vagabondi, il cammino col nostro triste destino continuiamo. Noi all'ultima tappa, sull'ultima via benedirà sulla tacita fronte la morte, con tremula mano di oblio. Così sia.
Forte, sano, desiderabile nel chiarore più cheto, lieve un dolce alito si affonda dentro di te. Oh! Che senso d'amore!
Nel vuoto errano i tuoi occhi, esanime pausa di una soglia ignota. Un leggero tremito sulle tue labbra un soffio d'amore nel tuo cuore freme il tuo corpo.
Fluttua leggero e cocente, bellissimo ti appare il cielo, quel quid inesprimibile ti porta nel "sublime".
Ancorato lo senti per un istante, s'agita sempre più caldo una bava di vento come un sigaro acceso tra i denti, un fiducioso sospiro ti prende, ardi di chiara felicità.
La coltre pesante pesante premeva sul corpo stanco, un caldo bruciante, seccante univa le membra fiacche. Un fuoco ardeva sul corpo, otturava le nari già chiuse, scaldava le labbra socchiuse; che notte, che notte di fuoco! Il pendolo forte batteva l'ora che presto passava, la mente pensava e rideva e il tinnulo suono strideva.
Se tu mi amassi Io non avrei altro da chiedere Al destino mio. Se tu mi amassi, la vita sembrerebbe un sorriso di Dio. E questa nebbia, che mi sta nell'animo, fissa, greve, incresciosa dileguerebbe e tornerei ai fulgidi sogni color di rosa, ai cari sogni degli anni passati, ai fascini, all'incanto. Oh! Allora sentirei di vivere! Oggi soffro tanto E cerco di dimenticar nel vino Bevendo colmo il bicchiere, e il mare dei passati anni rivalico sull'ala del pensiero.