Scritta da: Andrew Ricooked
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Non lo voglio il vostro premio di consolazione,
si sta da Dio seduti in fondo all'aula,
con la testa appoggiata al muro e lo sguardo sornione.
Composta giovedì 24 febbraio 2011
Non lo voglio il vostro premio di consolazione,
si sta da Dio seduti in fondo all'aula,
con la testa appoggiata al muro e lo sguardo sornione.
Oggi ho trovato il bicchiere mezzo pieno.
L'ho preso ed ho svuotato il suo contenuto nella fogna.
Mi sono abbassato i pantaloni e c'ho pisciato dentro.
Infine mi sono avvicinato al
tavolo degli ottimisti.
Erano li che si guardavano senza vedersi, con gli occhi vuoti, senza pronunciare nessuna parola... nessun suono.
Fantocci di cartone bagnato fermi immobili.
I loro sorrisi disegnati dal pittore cieco degli sciocchi.
Al riparo dalle scomode verità e dall'orrore e dalla purezza dei sentimenti più splendenti.
Ecco a voi.
Accettate del rassicurante tè appena fatto.
Tiepido e tranquillo.
Assaggiate l'essenza dell'uomo cinico e sincero.
Vi do il mio benvenuto nel nostro mondo.
L'inferno di tutti.
Lasciate che mi faccia carico di tutte le vostre tragedie.
Convogliate in me tutte le vostre delusioni e i vostri rimpianti.
Fate presto!
Non c'è più molto tempo...
Presto, molto presto, mi lascerò implodere.
Silenziosamente.
Tutto accadrà in un istante brevissimo, quasi impercettibile.
E mi porterò con me tutta l'indifferenza di chi non
ama.
Tutti gli amanti delusi saranno trascinati e inghiottiti dal nulla più
assoluto.
Nessuno si accorgerà di
niente.
Spariranno gli amori incompresi nel nero della notte più nera.
Colpa mia e colpa vostra, che non abbiamo mai avuto il coraggio di
mollare.
Come cani rabbiosi ci ostiniamo a stringere quello che ormai non è che un
cadavere
freddo e marcio.
Il nostro stesso cadavere.
Il cadavere di chi ha amato tanto,
troppo.
Di chi ha amato bene, mettendoci il cuore, mettendoci il fegato, mettendoci lo stomaco, la faccia, le viscere...
rimettendoci.
Il cadavere di noi poveri uomini e donne in
cerca
di un caldo e sicuro riparo.
Un riparo da tutti gli orrori che continuano a piovere dal cielo da sempre.
Il cadavere di chi è stato
dimenticato
nell'ultimo cassetto del comodino insieme ai sogni
poco
importanti.
Castelli di sabbia che si sgretolano
ai piedi di un chiassoso mare di
indifferenza.
Non riesco a recuperarti.
Non ti trovo più.
Tu non esisti.
Forse non sei mai esistita.
Eri soltanto un mio pensiero, un mio ideali, ti immaginavo e tu
vivevi.
Respiravi, parlavi, amavi...
Poi ti sei trasferita su Plutone e hai spento il cellulare.
Volando via hai perso delle cose.
Cose che sono precipitate su di noi quaggiù!
Torna e riprenditi per favore tutti i tuoi ricordi.
Il tuo tempo speso con me.
I tuoi baci.
Le tue carezze.
Riprenditi tutto... lascia che si apra nel mio petto
un
solco
profondo
così che lo possa
riempire con qualcosa di
inumano
e
gelido
che mi permetta
di
sopravvivere
inerte
al
prossimo
inverno
che gli uomini come me
prima
chiamavano
amore.
Ho smesso di correre
quando ho capito che
non stavo andando da nessuna parte.
Chiudi un attimo gli occhi,
... e adesso riaprili,
è cambiato qualcosa?
Mi sono innamorato della notte,
ma la notte ama la sua luna
e io sono soltanto
una
piccola stella,
e lo sarò per
sempre.
Adesso è lei a guardarmi dall'alto in basso
e mi calpesta con tutto il suo peso
e fa male da morire.
Sento gli scheletri agitarsi e ansimare.
L'armadio ormai riesce a stento a
contenerli.
Premono le loro polverose ossa contro le sue vecchie ante.
E cos'è questo odore di marcio.
Che puzza rivoltante.
No. Non può essere.
I sogni che tenevo chiusi nel cassetto sono
marciti.
Che odore nauseabondo.
Mio Dio come ho potuto non accorgermene
prima.
E cosa ci faccio ancora a letto.
Per quale ragione continuo a morire nonostante sia biologicamente vivo.
Avrò mai vissuto veramente?
Basta.
Non posso cambiare tutto da un giorno all'altro,
ma, diamine, devo
almeno provarci.
Comincerò con lo spostare questi due metri di terra che ho
sopra
la
testa.