Ed è solo l'assaggio di un respiro e rincorrersi mano nella mano e perdersi nel tempo senza spazio e ritrovarsi nello spazio senza tempo e immergersi in apnea e poi risorgere ed è cullarsi oltre ogni orizzonte e donarsi coriandoli d'entusiasmo riempirsi di petali senza null'altro e sentire quant'è bello aderire - tepore sulla pelle - come la luce del sole al mattino - sogno - come la luna alla sera.
Tenersi stretti negli occhi mentre ci si abbraccia con le labbra e ci si dice con le mani a innestarsi nel petto.
Ogni anno ti ripeto filastrocche ché il tempo non dona scampo e l'esistenza è in un lampo e allora incolliamoci l'istante così anche il cuore ci sente ché, in fondo, siamo qui a coesistere, resistere, stare pure negli occhi. E lo senti il temporale, e lo vedi questo mare, e lo senti questo sale che, poi, arriva pure il sole. Questo arcobaleno è a metà né un po' più in qua né un po' più in là. E la pelle si accappona. Terra piatta, tonda, sferica o ovale nera o bianca povera o ricca in pace o in guerra. E non c'è voce per raccontare ciò che si può provare. Fiocchi di neve o raggi di sole. Àncora o Ancóra.
Ricorda il primo cielo di stelle a rincorrer quelle cadenti a disegnare col dito un cuore e senti gli abbracci stretti in ogni dove e ritrova in te quel bisogno d'amore quella voglia di regalare un sorriso quella necessità di essere sorpresa - sia pure una rosa - e non dimenticare che - insieme - avete imparato il coraggio di guardarvi negli occhi e darvi un bacio.
E pioggia fu. Forte. Incessante. Impetuosa. Di quelle piogge in un giorno come gli altri. Di quelle sere come le altre. Di quella pioggia, sì, battente ma che non sembra violenta. Invece, pioggia che lava le strade, pioggia che irrompe nelle case, pioggia che - d'un colpo - diventa fiume, frastuono, delirio. Pioggia in cui naufraga anche la vita. Gocce di pioggia a battere, ora, il dolore straripante e i ricordi incessanti. In una giornata uggiosa.
Scrivo dannatamente mentre giro e rigiro nella mia testa - esistenze - e strizzo la mia anima come la peste. Sono un giullare di cuore e corro con la penna su un foglio bianco - caxxo - fors'anche inutile ma scrivo lettera dopo lettera perché mi emoziona questa maledizione di VITA. Chino il capo che puzza d'inchiostro e solitudine.
Avvicinati! Non avere paura. Apri gli occhi. E alza la testa. Dai, non tenere questo sguardo basso. Non siamo soli. Lo vuoi capire? Non siamo soli. E questo broncio? Lo so. C'è da esser lunatici. O forse non c'è da essere. O forse si è. O forse. Dai, chiudi gli occhi. Dormiamo un po'. Domani sarà un altro giorno.
Mi sento solo e non lo dico perché la debolezza è un po' vergogna in questo status in cui ci si accartoccia perché tutto è jet set conto in banca e far west e mi sento solo già al mattino col mio caffè e alla sera stringo il mio cuscino perché almeno c'è e me ne fotto del se del ma se ma tu perché è più facile infierire che amare quando tutto vacilla tra l'insensibilità e il mare perché tutto è così e deve andare colà senza soffermarsi per poter dire sì o no e non c'è più spazio per la libertà di una fottuta identità.
Scarabocchia su di me ogni tua impressione ché la pelle non ha valore senza segni graffi del tuo amore e sappi non fermarti mentre fugge il cuore donami anche gli ultimi secondi frazioni di secondi atomi del tuo sguardo così che resti in quell'andare il tuo arrivederci. Forse, domani.
Ed eccomi qua. Qui. Forse là. Accoccolato nel ventre dolce e pure aspro della vita rincorso dal tempo t e m p o come rintocchi di campane a naufragare nel cielo non sempre azzurro dell'esistenza amorosamente cullato dallo strenuo ritmo di esserci soloeavolteincompagnia come in un mare mosso commosso da ogni sussulto tintinnio ribelle a volte assopito di immagini dolci a occhi chiusi stretti per soffocare la vista nella luce della immaginazione.
Lì dove tutto sembra qui e le case annaspano e le finestre saltano e le porte mancano. Lì tra cani scheletrici e giocattoli fai da te e pozzanghere come specchio. Un po' qui e un po' lì nella mareggiata della vita tra scogli di marmo a remare contromano su una zattera senza ruote e di sogni burberi e di incubi incombenti un po' qui e un po' lì di cieli grigiazzurri di stelle sfuggenti di punti, virgole, punto e virgola e puntini sospensivi e di rime incrociate, baciate, alternate e di metrica disperata e di gusti e sapori di fragranze epidermiche e di pioggia al rovescio in assenza di gravità e di lacrime in sospeso un po' qui e un po' lì.