Di virginal manto diadema a me si porge soave qual sol ch'ancor acerbo sorge tra ali di supremi porticati e alberatura fiera il santuario ch'alla devozion esorta sincera. parmense conca che di beltà comprime 'l fiato se' tu maestosa chiesa di Fontanellato e meni in candor e spirito celestiale l'alma fin verso la rocca di san Vitale. di parmigian dimora e succulento culatello di borghi se' regina ch'il guardo schiude al bello. lieve s'adagia pur se d'austerità severa su te 'l fresco vestito della sera in cui Maria troneggia protettrice sanza fine di quest'esister che tra fior viaggia e spine.
Sol passi odo che sembiante han di fortunale tra 'l pan di Zucchero e 'l più ascoso angol di Rio ballo tremante disegnan e d'estasi primordiale ch'ilare è accostarsi al ver Dio. samba è amico mio incontenibil baiadera che sanza tema avvincesi alle labbra della sera e atmosfera traccia più che sacra un po' profana di questa maieutica allegria sol brasiliana. costumi s'eccitan di scalpitanti carnevali in fenditure di sfuggente allegoria e de' ritmi immortal perché ancestrali tracciando va la sola real via. tra San Paolo effondesi e Belo Horizonte fresca e sicura qual bacio dato in fronte d'istesso sentimento è strenna a poveri e signori e di latin incanto rivelando va i colori.
O Vergin beata d'intonsa tenerezza che di cotal bosniaca terra rivelar sai freschezza a noi mortal su quel colle apparsa sei gaudente in guisa di carezza per il cosmo gemente. in te scorgiam del cammin nostro l'essenza e la sola mission vera d'esistenza candor di Vangel del tuo figliuol menar per via e dell'amor dipinger la poesia. del Salvator in sommità di cima svetta la canuta croce e insinuasi con soavità di seducente voce nei cor de' popol che adunansi in quel loco e fiera lampada divengon da lume ch'era fioco. pellegrin a te accorron d'ogni terra e stagione perché 'l sapor risorga della sola religione che l'uom libero rende nella verità e di pace demiurgo in questa realtà. e allor sia tuo sembiante a me sempre compagno il fraterno tuo richiamo sia 'l mio unico guadagno chè l'uomo novello da Medjugorje abbia a trionfare e l'bacio della tua salvezza possa in ogne dì peregrinare.
D'equina, innata regalità or t'ergi criniera ch'a baciar s'appressa il vento dell'orgogliose tue falcate 'l prato aspergi negli zoccoli recando un antico sentimento. Arde 'l cavalier nel suo amorevole condurti cesello di natura in terra immacolata di Slovenia il guardo dello spettator sempre disia sedurti incantato a te rivolgesi dagl'occhi come in soave nenia. Canuto, marron o di grigior madido possiedi 'l manto ai tuoi figliol puledri dolcemente avvinto in guisa di trotto o di galoppo 'l correr tuo doni in canto a chi a' nitriti tuoi s'abbevera dall'emozione spinto.
Se d'incompribil vastità 'l guardo tuo troneggia librarsi lascial d'esplorar festante novel vergar dal cor all'uran echeggia di inesauribil pneuma e anco costante. Mai dell'arcan svelarsi scorgerai le girandole che madide son del suon delle dolci mandole che su ogne alma adagiasi di particular carezza e ne suscita l'ancor intonsa e gravida bellezza. Celansi esse nel gorgoglio del primitivo mare ove tra ittiche creature componesi e sussurri di lampare o da bizzarri e alpini intarsi di neve montana sulle cui vette svelasi ogne sembianza più ch'umana. Corteggian passione non meno che intelletto e il peregrinar scostante affascinano ancorchè imperfetto amale e in fattezze le rivedrai sempre rinnovellate queste girandole che vocazion serban d'esser incantate.
Di chicchi 'l prelibato prodigio effondesi festante e prelibato concerto in antro di fondine di vergine biancor germoglia e offresi e' l palato seduce di soavità senza fine. Or dell'antica Cina lo scorgi or di culla vercellese di natura e culinario universo è vanto per poveri e opulenti è sapor cortese e l'aroma suo l'aere avvolge in gran canto. Di seppie compagno oppur di zafferano esile è da sciogliersi in delicata mano gusta allor uomo un sorso di celestial riso e la bocca tua scoprirà un picciol paradiso.
Assumon le forme armoniose movenze ch' in guisa scorgi di parabole e circonferenze vola 'l mental travaglio in indiavolate cifre indefesso dal cosmo del finito numero a quel del complesso. Ondeggi pitagorici, euclidee suggestioni ritratto son di quantità delle reali estensioni chè quant'intorno giace più e più ancor brilla se del misurarlo su d'esso adagi la scintilla. E peregrinasi allor tra ellissi e circolarità che amici più rendon i pianeti e le lor beltà spose son algebre e geometrie in altar di scienza e complici germoglian studi di funzioni e fascinosi campi d'esistenza. Rivelasi il cosmo in tutto 'l suo spumeggiar naturale da teoria di relatività avvinto e calcolo infinitesimale più non vi son angoli ch'incerti sien e profani se legger li vuoi attraverso gli assi cartesiani. Aggiunger o sottrar, divider o moltiplicare il matematico idioma sempre ti saprà aiutare.
S'ergono illusioni di rivoli festanti che membra consunte esortano a scrutar avanti di basaltica tristezza s'asperge il volto che sospeso giace trà l corrucciato e l'assorto. In un canto giace ansimante e ormai stantio D'un sorriso almen il prisco disio Ma del suo inceder udir non so la voce Ch'ostello essermi sappia ancorché caduco di pace. Sol resta malferma e sussultoria La precarietà velenosa della mia tentata storia.
Sai che morbo in me son le seducenti passioni che tremebondò i vago tra scogli d'emozioni né vittorioso l'animo mio scorgesi né sconfitto ma dell'equilibrio la mia pagina ancor non ho mai scritto. L'esister baloccasi qual nervosa altalena tra frammenti di sole e sussurri di luna piena a ogne mio dì pur indecifrabil son io sempre zelante ma in me l'orazion regna confusa e anco scostante. Ti pregò i che del ricercarti il baglior non mi sia meno quando nei flutti giaccio o nell'illusion del sereno e ch'il respiro il contorcermi interior a umiliar non abbia qual sguardo all'urlo prostrato d'una vigliacca sabbia. Sorrider ti so da quelle intangibil altezze ove a te adunate seggon tutte le bellezze un dì chissà s'ì acceder potrò al paradiso ma a me t'en prego vieni a guisa di carezza sul mio viso.
Se d'amor lo spirto è afflato e sofferenza dall'alma mia non ti ritrar, t'en prego, ch'il volo pria dell'ostendersi del sembiante tuo sì fu vano che l'esister mio s'avvertia più che strano. Or sé di mio dì baglior or inscalfibil aurora ch'a scandir va del maestoso compiersi ogne ora, d'un respir che sol per te scopresi ritrovato e al pur ondivago poetar diriger sa il suo fiato.