Degl'idrocarburi 'l fier effluvio avanza tra labbra di laboriosa meneghina landa in italico orgoglio d'Enrico il disegno troneggia di cittadella ove del metan la voce echeggia. di progresso manto sull'avvenir incombente effondesi del can a sei zampe ch'ignis sprigiona il progettar ch'incontro ven a povera gente, e un travagliar e una dimora a ognun d'essi dona. metanopoli, gigante ch'a fiorir ti scorgesti nella complice conca di san Donato, effigie ed esempio esser puoi come potesti del gravido abbraccio trà l privato e lo Stato. di nazion anco è dolce poesia lo sfavillar di genuina e materna energia che del paese il lievitar sa nutrire e alle spire sottrarlo sa d'un innatural patire.
Dì venne che la terra rivelossi a tradimento nel furlan tempio d'orgoglio e di fierezza tutt'annientò il sisma, ma non il nostro sentimento, col fin in un sol coro cantammo "risorgerà bellezza". gemona, conchiglia d'ineffabil udinese aroma ch'evaporar d'un sol colpo vedesti case, edifici e vite il lacrimar nostro vedesti mutarsi in forza mai doma perché del corpo tuo l'ossa fosser ricostruite. què morti or non giaccion per sempre dileguati in fenditure della madre che talor è traditrice terra nel rimembrar nostro son bensì risuscitati perché contr'a' bizzarra natura vincemmo noi la guerra. or ancor gaudio dall'alpi giulie promana e il respir del Tagliamento odesi qual voce più ch'umana paese mio che già ruggisti nel Cronos longobardo or t'ammiro e riverisco con carezza di guardo. braccia fuor tante, e così fuor dè tuo suol i figli che risorger ti fecer memori d'antiquo germoglio temer credi non dovrai più perigli che di noi l'amarti sempre ti sarà novel germoglio.
Un balzar in lor v'è che sembiante ha di prodigio, color di pelo è or nero, or bianco or grigio sornioni giaccion con ludica prontezza di bambini amici veri e fieri che nome recan di felini. su tetti o balconi li scorgerai appostati a proteggersi decisi e di pasto affamati ma della casa conoscon anché l sacro tepore e con setosi miagoliì l regalan e innato candore. monumento esser sa la lor esistenza di un'orgogliosa e incompribil indipendenza siamesi oppur soriani o trovatelli mai ne troverete che sien men che belli. acrobati in natura penetrar san gli anfratti come niun altro tai fascinosi gatti a volte abilmente e con maestria ascosi perché protegger si possan dagl'uomini pericolosi. esili appena nati tenerli puoi dentr'una mano e vola allor l'emozion quanto un aeroplano.
A intimiditi ramoscelli d'irreprimibil speme anemico e prostrato m'avvinco; l'ancestral corteccia che demiurga mi fu e anco madre concedendosi va a urlanti ruscelli di resina iridescente balsamo di rifiorito pneuma. Irriverente avanzasi d'ormai obliati fallimenti l'ordito in vitree reminiscenze incastonati fin a carezzare la dama d'una basaltica follia. Divorzian le figlie foglie a guisa di baldi tersicorei agitandosi dallo spirito violato da Cronos dell'incanutito albero, d'infantil rugiada assetate e d'un fiero, accecante gialleggiare madide di rinsaldarsi al tepore della terra instancabilmente avide. È l'intangibil scienza dell'estinguersi che l'afono universo ammanta della suprema violazione.
Quel fragor di zagare ch'ancestral pelle di Trincaria fiera pervade in me giacque e sempiterno giacerà signore d'umorismo sano complice e d'un intonso e diacronico amore. Sicilia mia, d'amarti ogni frammento d'alma mia, fu dal vagito mio prim aduso so che mai mi oblierai né scorderai quanto t'amai e t'amo, tuo Pino Caruso.
Nonna donami un istante ancora le danze di armoniosi inafferrabili respiri dei merletti cesellati dal grembo scalpitante delle tue mani. Tutto desidera parlarmi di te vecchie porcellane di Delft sussurrano da un mobile liberty scie di ricordi con i calzoni corti di bambini bambole disposte a fiera sfavillante corolla si dondolano sulle ginocchia di un tempo che non sa perdonarsi il suo vile, impietoso ferocemente diluviale trascorrere. Il tuo pianoforte mi invita a sedergli accanto e sciorina dai suoi tasti d'avorio le carezze imprigionate nei suoi preludi le musiche austere di Beethoven i fraseggi ardenti di Bach le sonorità capricciosamente imperiali di Mozart. Ci sono stradine ammantate di miele che solleticano il mio udito ancor bimbo ombre di innata eleganza di antiche gavotte e maestose sonate che giungono a me su una carrozza veneziana nel comodino dorato della tua memoria,. Nonna, scopro di nuovo che la vita è sempre pronta a ruggire per farsi beffe di spazio, materia e orologi.