Le migliori poesie di Dario Pautasso

Nato lunedì 19 settembre 1983 a Moncalieri
Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi, in Racconti, in Frasi per ogni occasione e in Diario.

Scritta da: Dario Pautasso

Un uomo adulto

Mi dissero che era tempo che "mettessi la testa a posto"
Che "mi assumessi le mie responsabilità di uomo adulto";
come se una persona sola ne avesse qualcuna.
Non avevo scelto la loro strada
Non ero attratto dal successo
Non avevo donne che chiedessero un "amore maturo"
Da onorare con mazzi di fiori e brillanti
Ad una qualsiasi delle decine di feste che ricorrono nell'anno.
Niente figli, nessun ruolo politico, amministrativo, nulla.
C'ero io, e i miei quattro amici mezzi ubriaconi
E quelle ragazze che non chiedono altro che un po' di compagnia
Una volta al mese, un abbraccio forte, di una notte
Che valga per molto più.
Gente che ti vuole bene, davvero,
Anche se non la vedrai mai girarti attorno tutto il giorno
Con quell'eterno bisogno di dirti qualcosa, qualunque sia.

Avevo un solo paio di scarpe e mi bastavano
Nessun abito da cerimonia
Non portavo un bell'orologio al polso
Scintillante di benessere.
Mi son sempre tagliato i capelli da solo
Nemmeno poi tanto male,
Niente cure di bellezza
Niente sessioni di palestra per scaricare il nervoso.
Avevo due cani e tre gatti, quelli sì, erano proprio miei.
Ma ne ero innamorato, e quando si ama una responsabilità è un piacere.
Ogni giorno stavo a guardarli scorrazzare
li accarezzavo per ore e loro erano così gioiosi e appagati.
Sì, avrei rinunciato alla pasta della miglior etichetta
Per assicurargli ancora i loro bocconcini.

Ma volevano che "mettessi la testa a posto"
Per chi, a che scopo e cosa volesse dire davvero
Non l'ho ancora capito.
Mi dissero: "comprati una macchina, ti sarà di stimolo"
E lo dissero ancora
E poi ancora.
Infine cedetti.
Ne scelsi una nuova, lucida, abbastanza bella.
Se dovevo essere responsabile
Volevo esserlo con un po' di stile.

Oh, sapeste, com'era bello avere la testa già più a posto
Con una macchina
E una rata da pagare tutti i mesi.
Stavo crescendo, stavo diventando adulto.
Comprai anche un paio di scarpe nuove
E mi misi a lavorare un po'
Perché una rata va pagata se si vuol essere responsabili.
Scoprii che ogni cosa che facevo in più
Ogni mio passo verso la maturità
Richiedeva che io producessi di più
Lavorassi di più
Che più soldi passassero tra le mie mani.
Cominciai a lavorare sodo
Troppo sodo per uno che ha sempre avuto solo un paio di scarpe
E così la sera rincasando, stanco, mi dicevo
Ancora due giorni e mi son pagato la rata della macchina.
Andavo a dormire pensando che ero ormai davvero maturo
Civilizzato.

Persi i miei quattro amici mezzi ubriaconi
Non avevo più tempo per le nostre ampie chiacchierate
E i nostri sogni immensi, eppure così semplici.
Conobbi altra gente,
di quella col desiderio di apparire sempre irreprensibile
mi parlavano della cucina nuova
e del tempo
e della figlia di quel tale che si sposa
e sorridevano sempre
come chi si trascina in faccia una perenne menzogna.

Persi le ragazze che dormivano con me
quelle che amavo per una notte sola
e molto più.
Non avevo più la forza di stare una notte intera sveglio dentro un abbraccio.

Conobbi altre donne, alcune molto serie,
Sempre nervose,
Sempre con qualcosa di urgentissimo da portare a termine
Con un lamento sempre penzolante dalla lingua
Come un bisogno fisiologico.
E parlavano così tanto
E dicevano così poco.

Divenni solo
Ma solo veramente
Senza amore
Con una personalità traballante
Senza amici mezzi ubriachi con cui è bello parlare.

Ero solo e responsabile
Anche il mio conto in banca parlava di maturità
E la gente che incontravo per la strada
Mi sorrideva forte e diceva
"come sei cambiato, che bell'aspetto,
si vede che hai messo la testa a posto".

Anche i miei animali divennero troppo impegnativi:
Avevo così poco tempo!
Mi parvero invecchiati di molto
E più tristi, più lenti, molli.
Gli vuotavo mezza scatola di umido in una ciotola
E li lasciavo nella loro solitudine
Mentre io mi rifugiavo nella mia.
Divenni civilizzato.
Così.

Un giorno acquistai un bell'abito per un matrimonio
Di un tale, non so bene chi fosse,
E per tutto il tempo del pranzo parlai
Conpersone eleganti e perfettamente mature
Di quella gente che non ha voglia di far niente
Che non si prende le sue responsabilità
Di quelli eterni bambinoni che
Finiscono sempre in qualche pasticcio
E poi si aspettano che qualcuno li tiri fuori.
Ah!...

Tutti annuivano e ridevano fragorosamente.
Io con loro.
Eravamo tutti compiaciuti.

Poi andai a casa
Solo
Io e il mio bel vestito.
Vuotai mezza scatola di umido ai miei animali
Invecchiati.
E andai a dormire.
Dario Pautasso
Composta giovedì 28 marzo 2013
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    Scritta da: Dario Pautasso

    Come si fa?

    Spiegamelo tu: come si fa a dirsi addio
    quando si era così prossimi da sfiorarsi l'animo?
    Come si fa?
    Come si fa a sciogliere questo nodo
    di fune grande come un braccio?
    Come si fa?
    Quando nel sonno le tue mani mi toccavano la schiena
    in un sogno che non dovevo permettermi
    e che per questo era il più bello?
    Dimmi come!
    Come si fa a gettare a mare
    un pensiero che riflette sempre il tuo sole enorme
    nei miei occhi troppo scuri?
    Io non lo so. Non lo so.

    Come faccio se quando penso,
    è la tua immagine
    che mi solleva o mi abbassa?
    Come si fa?
    Come si fa se mentre inseguo un sogno
    ti incontro lungo una strada comune... così
    caparbia, sensibile, giocosa.
    Una mano sotto il mento e l'occhio glauco
    rivolto oltre i soliti spazi?

    Come si fa a chiamare tutto illusione
    se quello che vivo è così reale.
    Perché se anche non sarò presente
    quando ti guarderai nuda davanti allo specchio
    alla ricerca di un passaggio di vita
    e sentirai un soffio di vento oltre le spalle,
    sarà il fiato della mia anima
    che in te riposa.

    Ora non temermi. No!
    Non temere che possa gravare sulla tua bellezza:
    perché la tua vita è la vita Tua,
    sacra la sua indipendenza,
    infinita la sua libertà.

    Eppure ricorda,
    quando cammini veloce
    presa dai tuoi pensieri
    quando ti fermi esausta
    quando ti sollevi
    quando ti riadagi
    quando danzi
    quando ridi e quando piangi.
    Quando ami...
    ... io silenzioso
    sono in te.
    Dario Pautasso
    Composta giovedì 22 gennaio 2015
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      Scritta da: Dario Pautasso

      Sei Donna

      Già m'avvolgevi,
      ch'ancora sconoscevo i colori
      e tutto il mondo,
      con allegro vibrar materno,
      ed ora che ogni cosa pur scopro e sondo,
      sei il mio vital perno,
      ancor...

      Ma non solo la mamma
      che allor fu il fuoco
      e la gemma.
      Sei l'amante e l'amica,
      la sorella di gioco
      o d'amor compagna
      e di vita: sei la donna.

      Antica d'orgoglio
      e di cuor, la tua mente
      eppur non cede all'inganno
      dei sensi più vivi,
      e se soffri più forte
      più forte riparti,
      ché l'aspre salite
      annuncian più dolci declivi...

      Più presto il tuo viso
      s'è spoglio
      dell'infantil leggerezza,
      più lesta dell'uomo, di corpo
      sbocciavi,
      e di testa;
      eppur ora, col volto sporto
      alla novella brezza
      marzolina,
      ancor nutri negli occhi
      di bambina
      lo sguardo e la fiamma
      d'immortal giovinezza:
      sei donna.
      Dario Pautasso
      Composta venerdì 8 marzo 2013
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        Scritta da: Dario Pautasso
        Ogni tanto sorge il sole
        E mi trova ancora sgomento
        S'insinua nelle palpebre
        Mi abbaglia mentre è ancora notte
        Dentro.

        Sarà un sole pallido
        Ma c'è,
        Ed è come scivolare nella meraviglia
        Come portare in seno dei fiori
        Freschi
        Di campo
        Da donare a chi vuoi bene.

        Ogni tanto sorge il sole
        Quando è ancora notte
        Ed io piango di commozione
        Nel vapore di quei fiori
        Odorosi
        Di campo.

        Ecco: la notte celere
        Fa ritorno
        Ricompare quando il sole è ancora alto
        Giunge senza parola
        Meschina
        Fredda
        Ammaliatrice.

        Fa ritorno mentre il sole mi fissa
        Mi avverte "adesso fermati"
        Mi osserva, la notte,
        Severa e forte
        Ed io mi fermo
        Col sole dritto in faccia.
        Taccio.
        Dario Pautasso
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          Scritta da: Dario Pautasso

          Sei una poesia che ho già scritto

          Se fosse la prima volta
          avrei dolci parole
          per narrarti sogni a lieto fine,
          porterei tra le mani una margherita
          fresca di campo
          ed avrei occhi di meraviglia
          nei tuoi occhi.

          Se fosse la prima volta
          avrei mani calde
          per stringerti
          e un fiato dolce di campagna
          per congratularmi del tuo sorriso
          così giovane,
          così vero.

          Ma sei una poesia che ho già scritto
          quando ero troppo giovane
          e troppo arrogante per guardare
          oltre il mio sguardo;
          sei una poesia che ho già scritto
          con mani impastate dei colori
          dell'inesperienza.
          con grazia dinoccolata d'immaturo,
          con voce fredda d'incuranza.

          Se fosse la prima volta,
          ma sei una poesia che ho già scritto
          nel momento sbagliato
          quando le parole scorrevano
          frettolose ed imprecise
          come un canto stonato
          nella notte.

          sei una poesia che ho già scritto
          e ora, guardami,
          le mie labbra sono mute
          come terre
          desolate.
          Dario Pautasso
          Composta lunedì 20 gennaio 2014
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            Scritta da: Dario Pautasso

            La canzone del ritorno

            Certe sere raggiungiamo la casa
            Come da lunghi viaggi
            Mai intrapresi.
            Ci pare estranea la collocazione degli oggetti.
            Alcuni mai li abbiamo conosciuti.
            Rincorriamo ritagli di luce sulle pareti
            O la solida tangibilità delle cose note.
            Invano.

            Il gatto che ci cerca
            Nel suo brontolio di tenerezza
            Ha sfumature che non ricordiamo.
            Una nostalgia di parole immaginate
            Satura lo spazio
            Come una saudade antica
            Una miope nostalgia.

            Ora la luna riaccende uno sguardo
            Mai scambiato con alcuno
            Ora le stelle disegnano spazi
            Di tempi mai esistiti
            Ora la memoria ringiovanisce
            Passioni congelate in ere differenti.

            Così viviamo due vite
            Mano nella mano con noi stessi
            I pensieri altrove
            Lontani
            Scompigliati da uno stesso vento.
            Dario Pautasso
            Composta giovedì 21 aprile 2016
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              Scritta da: Dario Pautasso

              Daccapo

              Occhi d'un cielo d'inverno,
              iridi smeraldine, ghirlande lucenti:
              m'avvolgono.
              Accasciarmi e risalire
              al loro scintillio
              è un po' la mia vita.
              Così mi geli
              infinito ghiacciaio di pace.
              Così m'accendi
              sole verde, basso,
              sole d'alba.

              Labbra vermiglie, labbra di carne viva
              attendono silenziose, vibranti
              come un taglio di luna rossa.
              Aspettano labbra più sciatte
              ma più coraggiose nel venirgli appresso.
              Le accolgono.
              Labbra di lampone, ruvide
              vellutate,
              scelte da mano d'artista.
              Labbra nere di cera intiepidita.
              Labbra che odorano di vento
              e di ciliegia scura.
              Le cerco tra le trame del viso.
              Le prendo. Le assumo.
              Medicina dell'animo, veleno
              del mio cuore
              frettoloso.

              Alle volte ti cerco tutta intera
              e la tua espressione volubile,
              mutevole di volta in volta,
              mi rende cieco.
              Sono qui – mi dici.
              Eppur dev'essere un altro amore
              che sto avvicinando.
              Una forma nuova,
              un pensiero del tutto diverso.

              È bellezza – mi dice qualcuno
              - vive di metamorfosi.
              Va bene, di nuovo m'accascio
              e risalgo.
              Come daccapo.
              E tu sei la stessa.
              Dario Pautasso
              Composta giovedì 29 gennaio 2015
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                Scritta da: Dario Pautasso

                Sono un uomo

                Io sono la luce che ti spoglia,
                il fiato freddo del cielo,
                sono l'albero che muore
                nella foresta.
                Sono il canto della pioggia
                e lo scuro scorrere del tempo.
                Sono un passo traballante
                nel buio di una notte immensa
                poco prima di un nuovo giorno.
                Sono Dio che rimira oltre la collina
                sono la freccia scagliata nel vuoto,
                il turbinio delle vostre parole,
                il gioco matto di un bambino
                nel sorriso della madre.

                Sono la cera che fa illuminare
                il cammino oltre un orizzonte
                che non porta a nulla.
                Sono la mano calda del padre
                nel ricordo di mille placidi errori.
                Sono l'abisso oltre le nuvole,
                il sasso del sentiero
                e l'immota grandezza del cielo.

                Sono un uomo.
                Dario Pautasso
                Composta martedì 19 marzo 2013
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