Tutto ciò che vediamo è qualcos'altro. L'ampia marea, la marea ansiosa. È l'eco di un'altra marea che sta laddove è reale il mondo che esiste. Tutto ciò che abbiamo è dimenticanza. La notte fredda, il passare del vento sono ombre di mani i cui gesti sonol'illusione madre di questa illusione.
I miei pensieri sono qualcosa che la mia anima teme. Fremo per la mia allegria. A volte mi sento invadere da una vaga, fredda, triste, implacabile quasi-concupiscente spiritualità.
Mi fa tutt'uno con l'erba. La mia vita sottrae colore a tutti i fiori. La brezza che sembra restia a passare scrolla dalle mie ore rossi petali e il mio cuore arde senza pioggia.
Poi Dio diventa un mio vizio e i divini sentimenti un abbraccio che annega i miei sensi nel suo vino e non lascia contorni nei miei modi di vedere Dio fiorire, crescere e splendere.
I miei pensieri e sentimenti si confondono e formano una vaga e tiepida anima-unità. Come il mare che prevede una tempesta, un pigro dolore e un'inquietudine fanno di me il mormorio di un incalzante stormo.
I miei inariditi pensieri si mescolano e occupano le loro interpresenze, e usurpano gli uni il posto degli altri. Non distinguo nulla in me tranne l'impossibile amalgama delle molte cose che sono.
Sono un bevitore dei miei pensieri l'essenza dei miei sentimenti inonda la mia anima... La mia volontà vi si impregna. Poi la vita ferma un sogno e fa sfiorire la bellezza nel dolore dei miei versi.
Il mio sguardo è nitido come un girasole. Ho l'abitudine di camminare per le strade guardando a destra e a sinistra e talvolta guardando dietro di me... E ciò che vedo a ogni momento è ciò che non avevo mai visto prima, e so accorgermene molto bene. So avere lo stupore essenziale che avrebbe un bambino se, nel nascere, si accorgesse che è nato davvero... Mi sento nascere a ogni momento per l'eterna novità del Mondo...
Credo al mondo come a una margherita, perché lo vedo. Ma non penso ad esso, perché pensare è non capire... Il Mondo non si è fatto perché noi pensiamo a lui, (pensare è un'infermità degli occhi) ma per guardarlo ed essere in armonia con esso...
Io non ho filosofia: ho sensi. Se parlo della Natura, non è perché sappia ciò che è, ma perché l'amo, e l'amo per questo perché chi ama non sa mai quello che ama, né sa perché ama, né cosa sia amare...
Amare è l'eterna innocenza, e l'unica innocenza è non pensare...
Stanca essere, sentire duole, pensare distrugge. A noi estranea, in noi e fuori, precipita l'ora, e tutto in lei precipita. Inutilmente l'anima lo piange.
A che serve? Che cos'è che deve servire? Pallido abbozzo lieve del sole d'inverno che sorride sul mio letto... Vago sussurro breve.
Delle piccole voci con cui il mattino si sveglia, della futile promessa del giorno, morta sul nascere, nella speranza lontana e assurda in cui l'anima confida.
Fra la calma e l'albereto, fra la radura e la solitudine, il mio vaneggiamento passa timoroso conducendomi l'anima per mano. È tardi già, e ancora è presto.
Nella strada piena di sole vago ci sono case immobili e gente che cammina. Una tristezza piena di terrore mi gela. Presento un avvenimento dall'altra parte delle frontiere e dei movimenti.
No, no, questo no! Tutto, salvo sapere cos'è il Mistero! Superficie dell'Universo, oh Palpebre Calate, non vi sollevate mai! Deve essere insopportabile lo sguardo della Verità Finale!
Lasciatemi vivere senza sapere niente, e morire senza venire a sapere niente! La ragione che ci sia essere, che ci siano esseri, che ci sia tutto, deve portare a una follia più grande degli spazi fra le anime e le stelle.
No, non la verità! Lasciatemi queste case, questa gente, proprio così, senza nient'altro, solo queste case e questa gente... Quale alito orribile e freddo mi tocca gli occhi chiusi? Non li voglio aprire per il vivere! Oh Verità, scordati di me!
È così difficile descrivere ciò che si sente quando si sente che si esiste veramente, e che l'anima è un'entità reale, che non so quali sono le parole umane con cui si possa definirlo.
Nulla mi lega a nulla. Voglio cinquanta cose allo stesso tempo. Bramo con un'angoscia di fame di carne quel che non so cosa sia - definitamente l'indefinito... Dormo irrequieto e vivo in un irrequieto sognare di chi dorme irrequieto, mezzo sognando. Mi hanno chiuso tutte le porte astratte e necessarie, Hanno abbassato le tende dal di dentro di ogni ipotesi che avrei potuto vedere dalla via. Non c'è nel vicolo trovato il numero di porta che mi hanno dato. Mi sono svegliato alla stessa vita a cui mi ero addormentato. Perfino i miei eserciti sognati sono stati sconfitti. Perfino i miei sogni si sono sentiti falsi nell'essere sognati. Perfino la vita solo desiderata mi stanca; perfino questa vita... Comprendo a intervalli sconnessi; scrivo a intervalli di stanchezza; e perfino un tedio del tedio mi getta sulla spiaggia. Non so quale destino o futuro compete alla mia angoscia disalberata; non so quali isole del Sud impossibile mi aspettano naufrago; o quali palmeti di letteratura mi daranno almeno un verso. No, non so né questo né altro né niente... E in fondo al mio spirito, dove sogno quel che sognai, nelle estreme pianure dell'anima, ove ricordo senza motivo (il passato è una nebbia naturale di lacrime false), nelle strade, nei sentieri di remote foreste ove ho supposto il mio essere, fuggono in rotta, ultimi resti dell'illusione finale, i miei sognati eserciti, sconfitti senza essere esistiti, le mie coorti ancora da esistere, sgominate in Dio.