Scritta da: Violina Sirola
in Poesie (Poesie personali)
Danzano mille luci
nella notte
cade la pioggia
cancella la parola.
Il sole splende
mentre sboccia
un fiore
tace la stampa, la parola
morte.
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Danzano mille luci
nella notte
cade la pioggia
cancella la parola.
Il sole splende
mentre sboccia
un fiore
tace la stampa, la parola
morte.
Cade la neve
lentamente
ritorna primavera; alto il sole
arroventa l'aria
ricresce l'erba
cadono le foglie,
novembre torna grigio
il tempo si dissolve.
Un fiore in bocca
rosso mi consuma, mastico amaro. Un pensiero
antico mi arrovella schiodo il tarlo, lo chiudo
stretto in pugno
e gli sussurro: "A chi giova la vita
appesa al filo della morta
speranza"?
– La vita è dono! –
Se Dio comanda Cristo
rimase in croce
un solo giorno,
anch'io risorgerò vicino a Dio.
"Maddalena
sorella
assassina – insinua il tarlo –
non bere la cicuta, si tocchi Caina".
Lacrime di fuoco
verserà il cielo finché fumo
uscirà dal marciume.
Se miracolo
mostri, allora devi
dire: - Io "mostro".
Racconto di popoli scalzi - ribelli, di mercanti
di morte;
di un bimbo nato in una carretta di mare
la mamma travolta, stanotte;
la brutta avventura di guerra,
la Libia in rivolta. Elenco i sequestri
di beni alla mafia,
i morti per droga,
i danni del mare, la radio sussulta
trasmette: è buio in Giappone.
Italia sei bella!
sul mare c'è un vecchio
che tira la corda, è una fune
legata alla luna
riflette sul mare il sorriso
"sinistro" di un viso stirato
- è arte -
nasconde la faccia sua
oscura la spesa
del gioco
- un azzardo - Se tira più forte si spezza la fune?
Racconto:
è nata una bimba in una carretta
sul mare sorgeva l'aurora
la luna non c'era.
Trovalo un nome
per definire
i chiodi
fissano
mani e piedi
fuori dal suo baccello
il seme non trova
una fessura e
si allunga
all'indietro
a dismisura.
La Storia: trastullo
divino tra le righe disegno
la battaglia
navale nei quadretti
orizzontale - verticale
chiamo: C - 7
- affondato!
Guerra
Nel gioco serio
non si placa l'ira
- Iradiddio - un gioco
antico a tre: eroe mutante
eterno infedele, prestanome
di Dio - perfetta quadratura col Maligno -
fuorilegge Dio...
Nel divenire eternamente uguale Dio ha noia
il Fumetto Nuovo non ha l'IRA.
La rondine non
è tornata al nido.
È primavera?
Il sangue
non è rosso
se si aggruma
è blu quando prendi
una botta si diventa viola
poi si forma l'alone e
non si vede più.
Il papavero rosso
scriveva sulla luna
EVVIVA IL TRICOLORE
ma un pappagallo in verde
l'ammonì: - Quando sarai secco
cambierai colore. E la luna sbiancò.
Era così intenso il verde
prato, da non stingere al sole.
Vi abitava Pecora Nera, dai bianchi
suoi vicini l'erba non c'era.
Viro-silente, capo branco
bianco, in una notte di luna piena
tenne consiglio rapido e astuto:
"i nostri figli ormai sono stremati
cadono i denti ruminando a vuoto.
L'erba ci fugge, noi la raggiungiamo".
Una nuvola, densa
di sospiri, coprì la bianca
luna; fu buio pesto nel sordo
ruminare.
Stava Martino in mezzo al prato
verde, sognava una dolce
agnellina. Viro-silente, rapido
all'istante, prese la preda e
corse dai compagni
saziati, a sbafo, con l'erba del vicino.
"Amici miei, dobbiamo
ringraziare il nostro
Dio. Offriamo in sacrificio
questo agnello".
Così Martino, dal nero
mantello, bruciò senza pietà
nella fornace; il fumo della legna
ancora verde, intriso dell'odore
di bruciato, salì nel cielo e si dispose attorno
la faccia tonda della luna piena.
Pecora Nera, quando fu mattino,
si accorse che non c'era il suo
Martino. La rabbia in corpo, colore
della pelle, decise di recarsi dai vicini.
Viro-silente non era ancora sazio
brucava l'erba in sogno; fu interrotto
da un belato, straziante e senza fine. Pensò
alla beffa, per ovviare al danno
prese dal gregge, suo, un agnellino
gli tinse col tizzone il bianco vello
"Vedi quel cactus - disse il gran
montone - unica pianta nell'arida
valle, ha protetto dai lupi
il tuo Martino".
Una nuvola, gravida
d'inganno, uno scroscio di pioggia
aprì all'istante, lavando il nero
fumo al vello bianco.
Viro-silente non perse l'occasione
mise il timbro solenne e
sentenziò: "Miracolo!
Per trovarlo al buio della notte
occorreva fosse bianco
il tuo Martino".
Da quel giorno, Pecora nera
non mangiò che "fogli"
lo spazio verde fu arso dal sole.