S'apre al silenzio, su arcani sentieri, la notte. Vertigini di sonno, prive di sogni, pesco nelle lagune del tempo dove, fantasma spento, fluttuo in cerca di risposte che non trovo.
S'apre alle tenebre delle ore scandite da lancette virtuali, ai passi stanchi di presenze erranti da altre dimensioni.
Fugge la notte la mia penna veloce che la veglia accompagna e che traccia spirali di luce nell'attesa dell'alba e d'un timido raggio di sole.
Gocce disperse di sogni cristallizzati, forse mai nati sulle sponde di ieri, diaspore di pensieri nella mente affastellati frugo e non trovo e cerco invano giustizia per chi all'arbitrio del tempo il suo corpo spento lascia al silenzio d'uomini ignavi.
E tu, Giulio, che brancoli nel buio di tenebre oscure senza giustizia, tu sai e taci, muta presenza nei ricordi cari o in chi insegue il tuo sentiero, aspro di pace, dove volti mendaci ti copron di torture.
Il tuo sguardo appare lucido e franco sui sentieri a rischiarar l'ingiuria della vita e sol chi t'ama vede in fondo una luce, sfocata e lontana in fondo a un pozzo di menzogne truce.
Giovane guerriero, non cedere alla sorte dell'oblio or che il mondo infame chiude gli occhi e non vede, perché non vuole, sangue e morte e della Siria il grido verso il cielo a un Dio sordo e muto come noi esseri mortali.
Dei barconi la strage fa vittime innocenti, mentre noi guardiamo cinici e indifferenti, tra i riti consumistici d'un misero Natale, che non dona felicità né gioia d'amare.
Nei giorni precedenti le feste il cristiano crede d'esser misericordioso e umano, che il Giubileo l'ha reso ancor più buono e che certo l'attenderà di Dio il perdono.
Poi se un musulmano indifeso affoga l'ipocrita piange un po', poi si consola ché in fondo Dio l'ha voluto castigare d'essere un infedele e può perire in mare.
Questo è il ritornello d'ogni ora: c'è chi piange e non si rincuora d'aver lasciato la sua terra avita d'essere in fuga senza via d'uscita.
E mentre il falso ipocrita tien banco sui mass media tuona e si fa vanto d'essere il paladino dei migranti, altri ancor in mar muoiono affranti.
Della mendace Europa ecco la giostra che gira invan senza trovar risposta, ecco l'inferno di sventurati in rotta e l'ecatombe d'infanti senza sosta.
Scritta di getto è la mia poesia, composta di parole, arse dal sole che ho in riva al mare colto in briciole di luce, in fiammelle di gioia in sospensione, libere da mercificazione. Neglette, povere scorie di pensieri, a volte in nuce a volte in forme vere, immagini dal tempo stemperate e mai obliterate da consumistico velo, sussultano in fondo ai pensieri che vado formulando sul mondo quando inorridisco e tremo nel mio viaggio errabondo senza ritorno, dove vera è la luce. Dove d'un verso il turbamento sento chiara la voce e non il tintinnio d'un soldo né l'essenza fallace di venditori di fumo che fan, della mielata lusinga al fatuo uomo, un'occasione.