Stamane mi sono svegliata E un'amica ma chiesto se voglio pensare Per mettere in rima una storia già usata E fare sentire alla gente di amare:
È questo che oggi ho voglia di fare, Li voglio guardare negli occhi e nel cuore, Ma nulla potrò mai loro insegnare, Son loro che fanno capire il dolore.
Un urlo pacato gli scende dal volto, Nessuno lo riesce a sentire Ma un gioco avanzato da un bimbo viziato Quest'oggi gli è stato donato E l'occhio crucciato, ha riso felice nel fato.
Se senti una sola parola, vuol dire che sanno parlare, Non sono capricci gli stridi che sento Ma solo le piccole frasi che sanno sputare Ed hanno diffuso nel vento.
Assieme a deboli note stonate Mi sento di dare un tantino di amore Chissà se nel suono di tante parole Può nascere un canto dettato dal cuore.
È come fossi assorta in un pensiero, che non mi lascia neanche una giornata, è come se sedessi sul sentiero che porta alla mia stanza abbandonata. È un lume di coscienza che mi attira, un lieve vento di ricordi andati, come la luce di un lui che non t'ammira come i momenti più ponderati. Sola ristagna la paura mia Sola di fronte alla mia gente: vedere le tue rose eternamente non rode né sostanza né follia. Per questo è come un piano inconsistente, come lasciarmi sul ciglio della via.
Cos'è questo turbine di idee che ci lascia qui, coperti di foglie, ad aspettare altri sentori? Questo cullare i nostri pensieri e poi sfasciarli su di un muro abbandonato: ci prende e ci lascia, senza emozione alcuna! Perché non tace, ma ci riporta i ricordi abbandonati da tempo? Brezza di mare per teneri amanti attorcigliati sul tuo lido, e burrasca infuriata, come parole amare, unico sapore di questa mia vita. Il tuo calore è lì che spunta dalle foglie pendenti e mi sfiora birichino come bacia le labbra mie.
Tre parole insieme Raccontano una storia appassionata, implorano una vita sfiduciata di avere ancora un attimo di speme. Non andar via: io sento dire dal suo viso e fingere sul volto suo un sorriso: se vai, muore la vita mia. Ancora un giorno e poi un altro ancora Vorrei che il tuo silenzio non finisse mai Non andar via, no non partire sai C'è il corpo mio che piange e che ti implora. Ero seduta sull'asfalto ardente, cercavo gente che mi desse un fiore ma senza voci e senza il tuo dolore non mi lasciavo cullare dalla gente Non andar via È l'unica ragione L'unica semplice mia risoluzione Per tutto ciò che non è fantasia.
Ho visto nascere amori su improvvisi desideri, o capricci di ragazzina, amori nati per caso e amori pensati su ritorni incostanti di lontane passioni, quasi per far dispetto alla vita. Ma tu hai visto come muore un amore, per sentimenti ai quali non puoi rinunciare, un amore grande per una vita già impegnata, che non dà spazio alla tua presenza un amore per qualcosa di più grande ancora, che dà spazio solo alla presenza di Dio un amore vissuto, ma tradito dal fatto che vive del suo stesso amore, un amore per un anima che sta per morire, un amore per chi parte lontano, e non ritorna più: all'improvviso nasce e all'improvviso muore, non lascia pace ma solo tormento in una vita vissuta male. Se non avessi occhi potrei non vedere, se non avessi orecchie potrei non sentire, e invece guardo ed ascolto ogni sensazione d'amore che mi nasce in seno.
Immagini e colori dispersi sopra il mare Ed armonia di suoni che copre il mio dolore E mille altre luci frammiste al mio gridare In tanti antichi giochi di misero sudore.
Immagini già usate in deboli canzoni, Sentieri attorcigliati che non ti fan passare Son gli ultimi voleri di queste sensazioni Domani più non sono tra queste vite amare.
Immagine e speranza rinasce dal mio io Un attimo di assenza e un debole sentore Un ultimo saluto a tutto ciò che è mio Così finisce un giorno, così nasce l'amore.
C'è un giorno di novembre, in cui fiorisce il prato, il cielo assai risplende e il mare è colorato. È un giorno dove il gelo giammai si fa sentire non c'è nebbia né velo che copra il mio dormire. Chissà perché si sbaglia questo giorno ormai invernale: c'è un sole che ci abbaglia e il vento non fa male. Il giorno tutti sanno ci scalda per destino e cade in ogni anno intorno a San Martino.
Stasera sono triste, non guardo le tue mani, Stasera non ho voglia, non chiedermi perché, Stasera intorno a me c'è aria di domani, Stasera non c'è amore nemmeno intorno a te.
Domani è lì che aspetta, sudando la speranza, Domani i tuoi sospiri e fiori abbandonati, Domani le mie grida, gettate fra la stanza, Domani, quando i cuori saranno riposati.
Ma è ieri che ci guarda, che in grembo ci conduce, È ieri che silente è nato il nostro amore, È ieri che svegliandomi ho visto la tua luce, Per sempre attorcigliata nel semplice tepore.
Poche lontane irrisorie speranze di calma; scarse illusioni concrete su fatti concreti; rimorsi remoti nel tempo, discese di strade scoscese, geniali trovate improvvise... poi niente; ritorni incostanti ancorati al passato; rifiuti totali; nemmeno una tregua... poi niente; rimbombi tonanti di ira, calmati nel tempo, ombre normali di luce; canzoni lontane; luoghi dispersi quà e là; piccole oasi di pace, senza pensieri... poi... erte salite, grandi fatiche e lunghi sentieri; consensi parziali e totali, liberi voli, frammenti di sale, completa certezza, abbandono totale: voglia di bere... sedata unica fata rimasta a vedere.
Uomini senza pelle, addormentati dal sole marino, ricoprono di rena i castelli di sabbia che non ho potuto fare. Libri incartati, a forma di cibo, si fanno quasi nocivi, prima di esserti di nutrimento. Aspetti ancora, sul tuo confine, per far passare del tempo che ora ritieni non ti serva. Altre persone accanto sanno cosa attraversare. I limiti che le colorano non danno limite a cosa volere. Anche se con forza le spine strappate dai muri hanno spento il rumore che ti teneva sveglio Ora giaci tra gli uomini senza pelle aspettando chi vesta il tuo corpo per nasconderlo da un sole troppo violento che non ti dà pace. Verrà anche la pioggia e con essa il rimpianto di un'estate mai lontana. Ho sfasciato tutti i muri che portavano ombra al tuo dormire, ma nei cantieri malati c'è sempre qualcuno che alza e rinnalza le tue pareti. Ho provato a coprirli di sabbia sotto un vento ormai abile a riscoprire le loro cime. Secchielli con calce e con pale erano lì, pronti ad ogni passo per rimediare ai nostri disastri. Scappare dietro ai monti sembrava ormai l'unica speranza di lasciarti vivo e di lasciare saldo il muro che ti ha difeso. Lunghe pareti, vigili salite, e poi discese e poi salite e poi discese fino a scoprire il segno che non lasci segni. E tutto senza un motivo che dia importanza alla fatalità delle cose. Sfascerò tutti i muri che portano ombra al mio dormire. Cartone e granelli avanzati cadono e si disperdono volentieri al primo volere del vento. Biondi capelli sulla nera pelle daranno posto ad un solo carbone. Nelle ore cocenti il desiderio di spegnermi verrà consumato molto lentamente. E tu che vivi puoi anche sfaldare i tuoi muri sgretolati, lasciando di guardia un uomo che sappia fischiare. Quando verrà il mio treno potrai fermarlo ancor prima che arrivi, senza schianti e senza ritorni: un fischio potente per un binario senza binari per una fuga alla quale non si può rinunciare.