Vorrei accarezzarti le mani e con le mani toccarti capelli, vestire i tuoi occhi sì belli di sguardi e sospiri lontani... Trovarti di notte e abbracciarti, cercare di te e poi fermarti, poterti donare il mio viso e rubarti contenta un sorriso. Vorrei aspettarti la sera nascosta nell'erba, sudata, carpirti i segreti che ancora non hai, scoprire che forse verrai e aspettare la notte nell'ansia passata; capire il perché non basta a fuggire, nel prato, tra l'erba e l'aurora, riposa la piccola debole spora che ieri voleva morire. Vorrei rimanere da te, levarmi gli occhiali e posarli sul prato, aprire il tuo guscio incastrato e farti nutrire di me. Ma senza parole e in pochi momenti qualcuno mi chiama lontano raccolgo a tastoni sul suolo le lenti e chiudo il mio guscio pian piano. Tu resti un istante confuso poi apri la porta che avevi sbarrato mi spingi nell'atrio, poi fuori, scocciato, ma non sembri deluso. Il nostro pensiero rimane immutato, sei sempre il mio uomo, l'amore che ha vinto ed io... il timore che spesso hai respinto... ma mai che hai scordato.
Il dolce sapore salato ristagna in fondo al palato, l'odore che ho appena odorato è misto nel soffio di un fiato, lo sguardo è smarrito... si è perso nel vento sfiatato, un piccolo invito è bastato e il cuore è scattato. Non c'era dolore nel volto sudato d'amore, e il piccolo fiore che ero s'è tinto di prato. Un chiaro pensiero, nascosto nell'occhio crucciato, ha aperto la mente a un grande destriero: il vento del nostro passato.
Lento, dolce, inutile gocciolare di cera che consuma le mie candele. Caotico e nostalgico rimpiangere il passato, ripudiando un futuro diverso dal tuo destino. Strano desiderio notturno, al risveglio, sudando il tuo freddo in una lunga notte appena cominciata, dove cerchi affannata i pensieri lasciati nella notte prima. Non c'è meta nel tuo iter di pianti e rimorsi; non c'è traguardo per chi corre dalla parte opposta. Vai, trascinata dal vento, dove le terre non hanno colore, perché un giorno lontano, che sai certo, possa così apparirti più vicino: nel contare il tuo tempo passano i minuti, e nei minuti passano i pensieri che ti hanno resa viva. Poche candele ancora ti restano da consumare: da sola o infelice cosa importa, esse impiegano sempre lo stesso tempo.
Scende una lacrima sul tuo dolce viso, guardo i tuoi occhi dispersi nel vuoto vedo passare un ricordo remoto sento le voci del pianto e del riso.
Non è pazienza l'amore di un uomo, non è costanza il suo mormorio non è un saluto il suo cenno d'addio non è vergogna cambiare il suo duomo
Sepolto da un freno di luci e tormento L'amore si frange intorno ai dolori Né pace né vento, ma solo sentori: Rumori pacati e nemmeno un lamento
Non vedo più baci, carezze non sento Nessuno che gridi una dolce parola Non è finzione restare da sola, Non è paura un triste commento.
L'amore non è nemmeno un'aurora Di un mese di luce sfruttato nel fuoco. Né un bimbo lasciato che chiede il suo gioco Né un dolce lambirti che il volto ti sfiora.
Non è un messaggero di pace sperata Nemmeno un amico distrutto dal male Non è un pensiero fornito di sale Nemmeno una sola parola pensata.
Allora cos'è questo strano signore Che sempre ci guarda dai punti più arditi? Chi è questo gioco di tempi finiti, Che lascia la luce di notte e nel cuore?
Nessuno può dire chi sia il sentimento Che ogni mattina ci lascia intontiti, Se mentre ci alziamo noi siamo straniti.... La colpa sicuro è del vento.
Ci porta i ricordi più dolci e più amari I pensieri di un'ora ci lascia sfruttare Non è mare mosso ma neanche sperare Di un cenno di aiuto agli amici più cari.
Sai dirmi lasciato dai tuoi desideri, Se riesci a capire l'amor cosa sia? Se senza dolore e senza follia Ti restano ancora dei dolci pensieri?
Se trovi nel tempo una sola impressione Di piccoli abbracci al tuo verde cuore Io dico: sei bravo, hai trovato l'amore, non farlo fuggire in ogni canzone.