Ho perso le ali sotto un arco di menzogne, le ho ritrovate sui rami di un albero rivolte al cielo. Sono sveglia mentre la vita dorme, pregando a bassa voce nel tempio decadente della mia anima. Cammino tra le statue logore e il colonnato, senza scarpe, senza età e quando arriva l'alba con un inchino mi dimetto dalla mia realtà.
Mi ritrovo nelle oscurità dell’essere, perdendo i miei passi nei labirinti bui dei miei pensieri. Respiro nel silenzio, dissolvo il mio presente, germoglia un po’ di luce negli occhi miei riflessi sullo specchio dei ricordi, che dimorano segreti nella casa immaginaria di un altro tempo, vissuto a cuore aperto nel petto mio tremante, pesante di emozioni necessarie più dell’aria
Dimora di sacri ricordi ti hanno ormai demolito, eri calice e confessionale di un amore difficile e solo. Dimora di belle giornate, di tristi risate, di azioni bloccate. Dimora di abitudini rituali, di discorsi mai completati, di sguardi evitati. Dimora di attimi felici e di amare conclusioni, io ti ricostruisco inutilmente nella terra delle illusioni.
Aggressiva e sfuggente, l'avventura così si presenta. Pioggia addosso, vento e foschia; ponti di ghiaccio, treni d'avorio. Voglia di andare, esplorare, cercare. Cercare le ali, cercare più lune. Avventurarsi senza sosta come il volo di un rapace, come un flusso di cascate. E poi via, correre via gridare al mondo che il mondo è magia, e senza vergogna, senza timore, sfrenare lo spirito e la ragione.
Predicavo parole d'amore, gioivo, soffrivo, lenivo il dolore. Dipingevo uomini soli nel silenzio di un pensiero, nel candore dell'essenza, nelle ombre del mistero. Provocavo sorrisi e amarezze, confondevo l'amore, rubavo carezze. Questa ero io e forse lo sono ancora, ma adesso vado via senza geometrie dal mio regno crepato che si scolora.