Per molte genti e molte acque di mare portato, vengo, fratello, a queste esequie dolorose per consegnarti l'estremo dono di morte e invano parlare, alla tua muta cenere, poi che la sorte te, proprio te, mi ha rapito, ah infelice fratello, crudelmente strappatomi. Ed ora queste offerte, che per l'antico costume dei padri, ti reco, triste dono alle tombe, accoglile, grondanti di molto pianto fraterno. E per l'eternità addio, fratello, addio.
Mi chiedi, Lesbia, quanti tuoi baci bastino per saziare la mia voglia di te. Quanti sono i granelli di sabbia africana che è sparsa in cirene ricca di silfio, tra l'oracolo torrido di giove e il sacro sepolcro dell'antico batto; o quante stelle nella notte silente spiano gli amori furtivi degli uomini: questo è il numero di baci che vuole Catullo, pazzo di te. Che i curiosi non possono contarli né una lingua maligna maledirli.
Viviamo mia lesbia e amiamo, e ogni mormorio dei vecchi perfidi abbia per noi il peso della più vile moneta. I giorni possono morire e risorgere noi, tramonta la nostra breve luce. Dovremo dormire una notte infinita. Dammi mille baci, e quindi cento, poi dammene altri mille e altri cento ancora. E quando ne avremo a migliaia li confonderemo, per non sapere, perché nessuno getti il malocchio invidioso per un così alto numero di baci.
Solo con te dice la donna mia solo con te io farei l'amore, direi di no anche a Giove. Dice così ma quel che donna dice a un amante pazzo di lei nel vento è scritto sull'acqua è scritto.
Vita e amore a noi due Lesbia e ogni acida censura di vecchi come un soldo bucato gettiamo via. Il sole che muore rinascerà ma questa luce nostra fuggitiva una volta abbattuta, dormiremo una totale notte senza fine. Dammi baci cento baci mille baci e ancora baci cento baci e mille baci! Le miriadi dei nostri baci tante saranno che dovremo poi per non cadere nelle malie di un invidioso che sappia troppo, perderne il conto scordare tutto.
Vorrei potere anch'io passero amore dell'amore mio divertirmi con te come fa lei e sviare le tristezze del mio cuore! Il desiderio mio di luce con te gioca, ti tiene in seno ti vuole sulla punta del ditino ti eccita a dargli forti beccate e così attratta è da questo suo gioco da trovarci sollievo al suo dolore al suo terribile fuoco una strana frescura!
Mia Lesbia sei stata amata da me in modo così totale che in modo uguale amata non c'è donna e non ci sarà. Non si vedrà mai più in amorosi legami tanto rigore di fedeltà quanto si vide in me nell'amore che ti portai.
Povero Catullo, smetti di vaneggiare, e quello che vedi perduto, consideralo perduto. Brillarono un tempo per te giorni luminosi, quando andavi dovunque ti conduceva lei, amata da noi quanto non sarà amata mai nessuna. Lì allora si facevano quei tanti giochi d'amore, che tu volevi e a cui lei non si negava. Brillarono davvero per te un tempo giorno luminosi. Ora lei non vuole più: Anche tu non volere, benché incapace di dominarti. Non correre dietro a chi fugge, e non essere infelice, ma con cuore risoluto resisti, non cedere. Addio, fanciulla, ormai Catullo resiste, non ti verrà a cercare, non pregherà più te che non vuoi; ma tu ti dorrai se non sarai cercata. Sciagurata, povera te! Che vita ti aspetta? Chi verrà da te ora? Chi ti vedrà bella? Chi amerai ? Di chi dirai di essere? Chi bacerai? A chi morderai le labbra? Ma tu , Catullo, resisti, non cedere.
Quegli mi appare esser proprio un dio, anzi, se fosse lecito, egli è sopra un dio, perché seduto in fronte a te, lui se ne sta tranquillo a guardarti e ascoltarti, mentre sorridi dolce: e invece a me, infelice, svelli del tutto i sentimenti. Ché non appena ti vedo, Lesbia, non mi sopravvive un filo di voce. Ma s'intorpida la lingua, e una fiamma sottile mi scorre entro le membra, le orecchie dentro mi ronzano cupe, e la notte ricopre entrambi i miei lumi. Catullo, il tempo libero è la tua rovina, ché troppo ti esalta e ti eccita. L'ozio ha distrutto anche re e città un tempo felici.