La polvere sul selciato proietta schegge di dolore. Mine vaganti scavano i miei passi. Battiti di paura esplodono sulla fredda roccia, ritmi assordanti urlano nella città deserta e palpiti furiosi d'incoscienza si sollevano sopra i rifiuti. Solitudine, abbandono, follia sotto un mantello di cieli plumbei. L'uomo muore nella generale indifferenza ed il sangue scorre sopra i corpi nudi di vittime innocenti.
La vita è un rincorrersi nel tempo. La morte è un passo obliquo tra cielo e terra. Noi: Anime di carne e sangue, passione e amore. Tristi incognite nel nostro andare.
Da dove son venuto, ritornerò. Rivedrò, forse, il passato, i volti amati e riderò con loro a braccia spalancate. Ritornerò a ballare il valzer dell'amore e ubriaco vivrò nell'eterno andare.
Frantumi di pensieri attraversano la mia mente. I barattoli vuoti della miseria rotolano sul selciato della solitudine. Ritagli di immagini sono proiettati sulla tela bianca della fantasia. Il dolore disegna smorfie amare sul mio volto. Da lontano fari mi abbagliano. Nel breve spazio di una canzone, nel buio più pesto della vita, so di essere nulla.
Racchiude il sole o il frammento di un amore, la foto di un fratello o soltanto il tuo sapore, la musica di un tempo o soltanto il tuo fragore. Sepolta nella sabbia, sfuggita al mare, pronta ad assaporare la gioia ed il dolore, il piacere e il dispiacere, senza mentire, senza morire...
Ho sognato il mare dipinto d'azzurro come il cielo sereno delle nostre estati. Ho ascoltato una canzone d'amore cantata al mondo sperando capisca il valore di un sogno. Ho visto una donna abbandonarsi al calore di un tiepido sole sfiorando il bel viso di un figlio felice. Ho sentito il tuo sguardo riflesso nel mio specchio sorridermi ancora riscaldando il cuore del mio gelido inverno.