Il monte divide la pianura che piano si allunga dal suo punto essa non teme il dislivello si dice di guardare comunque l'aldilà che il monte vede senza fatica ma che non tocca se pur più alto appoggia la sua base su di essa che stanca stende il suo tappeto erboso dicendo ad esso se non ci fossi cadresti in fondo all'infinito oblio del essere perfetto resta imperfetto ma nell'aldilà pianura e monte non saranno terra ma soffice e semplice giaciglio per chi dimorerà...
Il gesto è inconfondibile le scarpe sullo zerbino distingue stupidità e maleducazione certo la frustrazione non placa l'animo dell'essere iracondo che dispettoso immagina qual rabbia ispirar ma nulla è rabbia quando l'oggetto prima proposto non sa di viver angoscia e pregiudizio convinto che quel gesto rinfranchi vanifichi e deturpi chi non vuole semmai fosse così comprar bisogna un po di parsimonia nell'affrontare il villico cafone che odora il suo zerbino di semplice ira e malumore.
Quando il silenzio avvolge il timore domani sarai senza prima sarà il mio addio perché insufficiente il coraggio di continuare solo senza la tenera A respiro anni veri e sogni dove non sei con me quindi poco conta il dramma schiacciato dal nostro destino che insieme ci vuole e poi dammi oracolo ancora un po'... eternamente dopo ora per primo ti chiedo... chiamami non tenera A che in piedi resta nel buio aspettando la mia mano per sempre.
Poco vetro mi separa da quel fuori di rumori attutiti e movimenti di natura dal piccolo uccellino che rapido sfreccia quasi a rincorrere il solito treno che di momento in momento appare con verso contrario e non ferraglia moderna con umana gente si torce di poco il mio orecchio e poi per fortuna depongo il mio sguardo più in là turgide gemme mi avvertono la primavera verrà anche se sopra alto il cielo direbbe di no cupo e uggioso con vento in lieve spinta freddo e costante libera l'ultima foglia ingiallita con trepida attesa aspetto il calar della sera il lieve rumore rimane lo sguardo si assenta un momento ma improvviso un oggetto volante mi appare giallo elicoidale avverto sconforto ritorno a vedere e capisco il dramma profondo dell'uomo dal vetro del mondo.
Voce sottile dietro la porta il mio sguardo subito segue in cerca di chiarezza l'udito invece in chiara difficoltà si ritrae nella speranza che trapassi dalla serratura per poter meglio vedere. È così che si ascolta il battito come l'onda lontana che si avvicina incurante sublime e fragorosa che si manifesterà toccando terra una voce che naviga in me è il rumore della paura.
Il meccanismo si è inceppato e ridere non guasta... olio e acqua non abbondano se il veleno rimane a galla... percosse e insulti rumoreggiano per le strade. Chi se non io posso decidere quale strada verrà svuotata da disumane creature. Olio e acqua non abbondano e il meccanismo si è inceppato l'orologio passo passo muove il suo tempo... creature instabili troneggiano nelle strade. Il cuore non ride più, sepolto da gelide grida di dolore ghiaccio, acqua, olio, e poi in silenzio costringo gli Dei a guardare.
Ascolto il negromante il futuro nella sfera appare terminus post quem rivelami il luogo dove scappare antenato donna amata e amante non ti ricordo afasia mi coglie il tuo parlare o negromante fammi vedere come sarà quel luogo futuro da rimanere stretto nell'ombra del mio destino antenato ti rivedrò il negromante mi ha rivelato il modo migliore per non scappare seguire il calore cingendo a me il profumo di te in omnem vitam madre.
La... non si muove si nasconde così come aumenta il respiro si avvicina. Curva e austera rimpicciolisce per non venir veduta, il sangue circola piano senza palpito il polso mormora si tende il solco dell'arrivo procede il sibilo della paura costringe il cuore a non parlare il sentimento scuote di paura. Farfalla in volo distrae e così si salva la ragazza sola davanti al passo della morte che viscida sparisce alla ricerca di chi si muove.
Scatola senza significato davanti a me appari chiusa nell'ermetismo se tolgo il nastro tu puoi tremare perché conoscerò il tuo mistero ti tocco e già tranquilla prendi colore hai capito chi sono e ti vuoi svelare ripasserò domani ora sai che non ti ritoccherò dentro di te c'è ciò che già conosco rossa ora mi appari come vergogna di chi ha chiuso dentro il mio destino trafugato e sporcato dal peccato avvolgi il nastro con doppio nodo e piangi poi quando i miei passi lontani tremano mi chiami e sola implori il vuoto che è dentro te tu vedi in me verde scatola oppure gialla la nera lacrima che grande si espande sciogliendo il nastro per venir svelata!
Non perde il segno... desidera primeggiare rincorsa e mai superata vacilla solo fra soffici lenzuola che avvolgono nei sogni la sua fierezza che quando il mattino atteso la riporta in vita sorride e torna alla gran voglia di ridare smalto e lucentezza nell'idea di realizzare qual si voglia non sempre viene riconosciuta infondo il tempo la consuma e quindi non produce in quantità formando lo spessore e ilarità del pigro osservatore che già vecchio non si scompone aspettandola nell'ozio a bassa voce perde il segno e se ne va.