Poesie di Guido Mazzolini

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Scritta da: lafiorentina

Parole

Pretendi parole, ma non chiedere la voce
è abbandonata in un cassetto, pieno di ciarpame
inutile, di consumato e iridescente brivido.

Tutto già detto, come all'interno
di un prevedibile ripiego
intuito, ormai, dal proseguire di un tuo gesto.

Voglio il colore che non pretende il suono
e potessimo comprendere quel fremito
elettrico che corre sotto la pelle
la danza muta delle labbra, la goccia
di sudore che scivola sul mento,
un ondeggiare delizioso di ciglia
e le tue mani come sinfonie
avvolte, musicali, sul mio ventre.
Guido Mazzolini
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    Scritta da: lafiorentina

    Ulisse

    Sepolcri già chiusi nei polsi
    avventato salpare di navi
    ormai la mia fronte si gela di pietra
    e goccia il rimpianto, non più menzognero.
    Sciogliti nuvola densa, oggi ho bisogno
    soltanto di un povero sogno tangibile
    e possa narrarlo ad un figlio.
    Solstizio d'estate questa malinconia,
    acido succo, tedio che pesa sugli occhi
    il bianco tuo ciglio si piega
    sommerso da questa realtà decifrata.
    Fuggi l'affanno, sii pace
    e non questo assurdo crepitare di ossa;
    risorgi e sorprendimi,
    nel breve rincorrere giorni
    ho bisogno di un sogno
    che possa squillare di gioia.
    Guido Mazzolini
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      Scritta da: lafiorentina

      Il carogna

      Il caro­gna pelle a tar­ta­ruga
      veste uno sguardo d’onice
      inca­strato d’osso
      in vetta ad una pap­pa­gor­gia appesa
      mastica un secco, tri­ste moz­zi­cone
      e incede quasi stor­pio a brevi balzi
      men­tre stra­buzza occhi da pic­cione
      dinoc­co­lan­dosi di lesta intesa.
      Fre­sco pastrano addosso
      ruf­fiano anello d’occasione
      versa un bic­chiere a mezzo pieno
      sug­gendo inap­pa­gate con­ten­tezze,
      arric­ciola le lab­bra da signora
      e intona que­rulo bal­late anti­che
      con ven­tre e voce di zam­po­gna d’ocra.
      Liscia una barba d’esperienza spic­cia
      e un ric­cio pelo senza più ver­go­gna
      rosso d’inchiostro spento
      tinge un cano­vac­cio di parole
      ler­cio d’immagini con­fuse
      e lumi­nosi spa­smi d’esistenza.
      La sera incombe, ghi­gna e porge il conto
      il caro­gna, ali di gufo,
      carezza colo­rate piume
      e gof­fa­mente vola
      nel pozzo ver­ti­cale di un tramonto.
      Guido Mazzolini
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        Scritta da: lafiorentina

        Amami

        Amami senza ritegno
        come parola indecente e bisbigliata
        come cosa morta raccolta da terra.
        Amami come si ama l'inevitato
        o un ultimo respiro,
        senza chiederne ragione
        senza consolazione.

        Amami come i pazzi folli d'amore
        non con la saggezza antica
        di chi conserva inverni e guarigioni
        ma come gli uragani che violentano la terra.
        Disperdimi come sale e neve
        voglio sdrucire l'anima
        nel meridione dei tuoi occhi viola
        perciò amami quando sono aquila lontana
        quando carezzo le nuvole
        quando sono seme di terra rorida
        quando sono inverno.

        Amami, non essere ombra diafana
        diventa il mio tutto
        il mio capolavoro.
        Guido Mazzolini
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