Poeta, scrittore, aforista e filosofo, premio Nobel per la letteratura, nato lunedì 2 luglio 1877 a Calw, Württemberg (Germania), morto giovedì 9 agosto 1962 a Montagnola (Svizzera)
Come pesano queste giornate! Non c'è fuoco che possa scaldare, non c'è sole che rida per me, solo il vuoto c'è, solo le cose gelide e spietate, e perfino le chiare stelle mi guardano sconsolate da quando ho saputo nel cuore che anche l'amore muore.
Strano, vagare nella nebbia! È solo ogni cespuglio ed ogni pietra, né gli alberi si scorgono tra loro, ognuno è solo. Pieno di amici mi appariva il mondo quando era la mia vita ancora chiara; adesso che la nebbia cala non ne vedo più alcuno. Saggio non è nessuno che non conosca il buio che lieve ed implacabile lo separa da tutti. Strano, vagare nella nebbia! Vivere è solitudine. Nessun essere conosce l'altro ognuno è solo.
Gioventù, paese cento volte dimenticato e perduto, luce della vita, oggi m'inondi di un tuo tardivo sapere, sprizzato dal lungo, greve sonno dell'anima profonda. Dolce, soave luce, sorgiva appena nata!
Tra allora e adesso l'intera vita, ahi, troppo spesso opima, superba ritenuta, non conta più. Voi sole, a me restituite, odo, fiabesche melodie perdute, giovani, e insieme vecchie eternamente, obliati, antichi fanciulleschi canti.
Su ogni turbine, polvere vorticante, splendi lassù, alta sul mio cammino, oltre i falliti sforzi del vagabondo errore, fonte serena, pura luce del mattino!
Le sere d' autunno mi ricordano te I boschi giacciono bui, il giorno si scolora ai bordi dei colli in rosse aureole. In un casolare vicino piange un bimbo. Il vento se ne va a passi tardi attraverso i tronchi a raccogliere le ultime foglie.
Poi sale, abituata ormai da lungo ai torbidi sguardi, l'estranea solitaria falce di luna con la sua mezza luce da terre sconosciute. Se ne va fredda, indifferente, per il suo sentiero. La sua luce avvolge il bosco, il canneto, lo stagno e il sentiero con pallido alone melanconico.
Anche d'inverno in notti senza luce quando alle finestre vorticano danze di fiocchi e il vento tempestoso, ho spesso l'impressione di guardarti. Il piano intona con forza ingannevole e la tua profonda e cupa voce di contralto mi parla al cuore. Tu la più crudele delle belle donne.
La mia mano afferra alle volte la lampada e la sua luce tenue posa sulla larga parete. Dalla antica cornice la tua immagine oscura guarda mi conosce bene e mi sorride, stranamente. Ma io ti bacio mani e capelli e sussurro il tuo nome.
Perché ti amo, di notte son venuto da te così impetuoso e titubante e tu non mi potrai più dimenticare l'anima tua son venuto a rubare. Ora lei è mia - del tutto mi appartiene nel male e nel bene, dal mio impetuoso e ardito amare nessun angelo ti potrà salvare.