Piovuta giù, dal cielo come pioggia, leggera, a tastar l'erba del prato, che, mai, inanzi, avevi toccato, piccolo angelo incuriosito. E, come uragano, l'arcobaleno, hai plasmato, al fin di ravvivar, d'iridescenti toni di colore, quello squarcio di mondo, su cui hai posato l'etereo tuo piedino. Un ciuffo tenero, di verde ammantato, con la tua minuta mano, hai raccolto, portandolo al nasino, per odorarlo, avanti di portarlo, con te, in quel del paradiso.
Il mare s'è imbevuto del mio pianto, non più sgorgano, dagli occhi gonfi, lacrime, s'è prosciugato il pozzo, neppure una labile stilla scaturisce, affinché sancire l'inizio d'una fine. La piega delle labbra s'è incurvata, sotto il peso del tormento, allorché il sorriso ha subissato. Sfiorito è il giorno, la notte incombe, inanimata, nel mio inceder sulla spiaggia solitaria, ai limiti dell'onda. Così bianca, s'è increspata. Rammenta il volto mio, pel suo pallore e i rigagnoli bagnati. Freddo lungo gli arti, rammarico nel cuore e pur rimpianto. La rena, rinfrescata, sprofonda sotto i piedi. Un'orma dopo l'altra, m'accompagnano, a seguir tragitto mio, disorientato. Nonché perplesso. Dinanzi a me, c'è solo il mondo. Manchi immensamente, amore, a quest'esistenza infranta, se sol sapessi sconfiggere l'orgoglio. Vacillo, sotto il vento che scorrazza, mi par d'udire la tua voce amata. Mi pare d'osservar la tua figura avvicinarsi, un gioco dei miei occhi, un'allucinazione, penso. S'è incrementato il pozzo lacrimale, sul ciglio delle palpebre, laghetti luccicanti. Rimembro il nostro incontro e il nostro scontro. "Non soppesar ogni parola detta, ch'esce da un rivolo di fiato, a volte poco arguta. Dai adito soltanto ai miei ti amo" ancor risuonan le parole nella mente mia incerta. Il vento mi riporta il tuo respiro e i tuoi sospiri, nel vespro, vado a coglier le tue braccia e la tua bocca. La piega ch'ha sottratto il mio sorriso s'è invertita nei tuoi baci. Rintocchi di campane, in lontananza, un probabil segno d'assenso e il mio sogno ricomincia.
Specchio, fedele amico, custode di speranze e di segreti, cui confidavo pensieri e desideri, come fossi tu un diario, a parole, narrato. Memore d'una beltà di cui restano tracce sul viso, mi scruti, non vedendo più il mio volto, bensì ciò che, dentro, è ben nascosto, quel che io non sono in grado di vedere. Una grazia ora chiedo, invocando il tuo aiuto: rispecchia, anziché l'aspetto deludente, l'anima mia, di luce rifulgente, dacché possa giovar conforto l'immaginar d'esser sempre come allora. Priva di facoltà d'arrestare l'impietoso tempo, rifuggir anelo all'io che all'apparir è sconosciuto e sento d'agognar conoscere il mio spirito, l'io vero. Tu già lo hai fatto, non esser mentitore, lascia ch'io rifugga al fatiscente reale e mi rifugi nella speranza ch'io sia anima immortale e non di sola labile spoglia creata. Lascia ch'io possa chiamarti ancora "amico" e non "nemico", finché avrò un anelito di vita. Ascoltami, ti imploro, lasciami veder ch'io son davvero e non domanderò null'altro al mondo. Son forse un angelo? Dimmelo, ti prego.
Radioso sorriso, veder non posso testè lontano, ravvivante il tuo ammaliante viso. Dolce sussurro, udir non posso vestito di inesauribili parole, scritte, dirette, perennemente, al cuore. Le labbra tue, sfiorar non posso benché, di baci assetata, a te, con la mente, mi ritrovi avvinghiata. Sei qui con me eterno sognatore che sai insinuarti nell'anima e nel cuore, parlandomi d'amore. Con te verrò, se lo vorrai, nella tua fantasia, fatta di mondi nuovi, di eteree case e di strabilianti colori. Con me verrai, se lo vorrai, nella mia fantasia, da folletti, maghi e streghe abitata, da brillante stellina innamorata e triste principessa velata. A destra e a manca, di volar, non ci stancheremo, sulle ali del vento, un viaggio senza meta, fine, tempo. Ma nell'attesa sento che, ognor, sei qui come ti amo e ti vorrei così.
Due cigni bianchi, s'apprestano a danzare, sul dolce lago, al tramontar del sole, nella movenza, soave e raffinata che, l'eleganza, ispira, maestra innata. L'astro dorato, or rosso è diventato e, mesto e stanco, s'accinge a riposare, lasciando, all'orizzonte, il saluto suo regale, per donar luce e il posto, da degno galantuomo, alla silente luna, che se ne appropria, come farebbe un'altera regina. Alcun rumore, infesta quelle ore, intanto l'orizzonte ha mutato il suo colore, riempitosi, inquietante, di quello della notte, scesa a vestir di nero la terra ed il cielo, nel mentre che sul lago, ora d'argento, risuona ancora il melodioso canto, che fu preludio, accompagnante il coro dei cigni danzatori, nell'estasi d'amore.
Sento l'autunno respirar nei suoi profumi, olezzi che riportano sapori, nei caldi colori di cui s'è vestito, alimenta il vivido tepore del primo fuoco.
Nella padella in su il braciere, si senton scoppiettar le caldarroste, per rallegrar la tavola col mosto, dolce, d'uva rossa, appena fatto.
Fuman, nei piatti, tortelli di zucca gialla, dell'olfatto, fragranza di delizia, felicità di vista e di palato, nell'assaporarli, con tanto parmigiano.
Dal sottobosco che va ad odorar di muschio, di prelibati funghi, il tegame, s'è colmato, profuma, di galletti e di porcini, la cucina, intanto che, il vento, trasporta odor di legna.
Subbuglio in Paradiso, all'albore del tempo, caos, che ha intriso l'etere divino, nell'istante dell'occulto tradimento. Tracotante serpente, di sé, empio, dall'angelico aspetto sincero; da follia, preso, nel credersi il Dio Vero. Portatore di luce, il suo nome, malefico sobillatore del complotto audace, trascinatore d'angeli corrotti, nella celeste dimora, dove regnava, sublime, la pace. Angelo dissoluto, anima ribelle, forte di rabbiosa presunzione, per cui sottratto della luce, dall'Assoluto Padre, ch'egli non ha inteso amare, altresì, volutamente, ha rinnegato. Angelo caduto, Lucifero, condannato a lasciar, sì presto, il Paradiso. Angelo derelitto, indi sconfitto e calato nel baratro infernale, a comandare demoni in eterno, tra rosse fiamme e dannate anime nere, al pari dell'ali sue, dapprima candide ed eteree.
La chiara aurora nascente mi porta il tuo pensiero, che, solamente, l'oscura notte ha assopito, mutandolo altresì in sublime sogno che, imperituro, ti ha tenuto con me, davvero. Viverti e amarti, come si ama la radiosa luce, illuminante il buio più atroce, scacciando fantasmi evanescenti e misteriose ombre. Viverti e amarti, come si ama l'ossigenante aria, che, tramite il respiro, il bisognoso corpo, sazia. Viverti e amarti, come si ama l'amore, straordinaria essenza vitale, di cui si nutre il sanguigno cuore. Viverti e amarti, come fossi un dono divino, concesso onde consolare, amare e rallegrare lo spirito, rattristato da un sopravvivere continuo, privo di sentimento e ardore, lo stesso di cui tu, mio dolce tesoro, senza egoismo, sai elargire, inondando l'assetata mia esistenza, di mero amore. Viverti e amarti, sentirti in me, prendermi carnalmente, affinché appagare e calmare gli eccitati sensi, ma, innanzitutto, rapire l'anima mia, fino a possederla fatalmente, acciocché farla tua, perennemente.
Fermati, un momento solo non senti il vento? Sta sussurrando il nome tuo. Accarezza dolcemente la tua pelle, come brezza, sul viso triste e affranto, ch'ha scordato, da tempo, i tratti d'un sorriso; scompiglia le tue chiome intatte, divenendo più deciso, nel cimentarsi in raffica improvvisa. S'accinge a scioglierle, per farti bella. Portatore di speranza, d'esser tu al centro del pensiero dell'amore, non voltar, a lui, le spalle, preda accanita dell'indecisione. Volgiti ancora ancor per una volta, dagli fiducia, non nasconderti nell'ombra della delusione, nel viottolo sconnesso d'un sentimento perso. Non mentire a te stessa, non mentire a Dio, rinnegando la volontà d'amare, nel barattarla con vuoto e solitudine. Frammenti d'attimi persi, ch'avresti ancor potuto vivere, son i giorni tuoi trascorsi nel crederti felice. Mesto puzzle, nel muro di quella casa uggiosa. Voltati, dai tregua allo scappar da pene autoinflitte, ascolta il sibilar del vento che t'apporta vita. Non esser sciocca, non merita l'angoscia che t'assilla, chi t'ha ferita... chi t'ha tradita. Perdona la scelta tua sbagliata, nel perdonar te stessa. Volgi il tuo sguardo indietro, riscattati dall'insano fuggir dal tuo volere inconscio, apri il tuo cuore a nuova luce, l'amor ti sta inseguendo. Voltati... e vagli incontro, munita d'un sorriso.