Un giorno anche io sarò lì, a quattr'occhi davanti quel traguardo in una sensazione di vuoto e purezza; gli griderò in faccia fino a rimanere senza fiato, ci sarà il mio nome scritto ovunque senza sforzo percorrendo all'indietro le orme. Morirà la carne, esploderà la luce e non ci sarà più il buio; visiterò il mondo, avrò pianeti e costellazioni sotto di me. Morirò come una foglia rinsecchita dal sole.
È un filo di nebbia senza paura che si incastra a perfezione con ogni parte della mente. Alla ricerca di un minimo di coscienza lascia dietro di sé una strada piatta e bianca che copre ogni ragione, ogni pezzo di anima ribelle. La vita passa dall'altra parte del buco della serratura: ne vedi una minima e sottilissima parte e il resto lo si inventa.
La pelle è arrossata a tratti, quasi dolorante al tatto e profumata di bellezza e sudore. La semplicità della situazione non fa pensare nemmeno al resto, ma solo al volto, al viso, a quella linea di matita nera ormai sfumata sotto gli occhi. Mi piace il movimento dell'aria calda, di due anime in un continuo intreccio.
Ora sono perfettamente immobile, fisso quello strano sogno; perfettamente amore e qualche minuto di silenzio.
Coincidenze e sensazione di sicurezza. Non riaffiora più il passato e il futuro è attaccato lì con due graffette alla pagina iniziale. Non puzza di umido né di libro vecchio ma di pelle intatta sulla scena, senza comparse o personaggi timidi in una sintonia quasi magica tra due vecchie figure impolverate.
Provo a volare tra le nuvole ma non riesco ancora a decollare anche lasciando a terra i pensieri più ingombranti. Prendo un po' di distanza per la rincorsa;
corro, salto, e apro le ali.
Folata improvvisa di vento; salgo verso l'alto in modo violento col cuore impazzito:
è stato un viso contro il mio, una carezza dolce sulla guancia. Ho ritrovato qualcuno che aspettavo da tempo.
Troppi passi falsi e mentiti, senza evitare poi quelli incerti. Non c'è più trasparenza tra i pensieri, uno segue l'altro in un caos esatto e pianificato. Si tratta di un circolo vizioso e di una strada spesso indesiderata.
Per puro caso ho rispolverato un ricordo di dieci anni fa.
Avevo 12 anni ed ero alle prese con i primi battiti del cuore; sono ricordi ancora freschi come la rugiada del mattino ma che fanno ancora tanto male. Spazio e tempo ho cercato di dedicargli, schiaffi e litigi sono stati i regali rimandati. E quando poi tutto si è sistemato il fato ha tolto la coperta e siamo usciti fuori nudi davanti alla gente. Rosse di vergogna erano le guance, non mie, non sue; ma le loro. Quel bel miscuglio di verde e blu stava per essere distrutto. Mi hanno tirato via da te, perché non potevamo. Ti hanno fatto anche cambiare paese per non incrociarmi più. Anni luce ci vorranno per curare questa ferita, che io non voglio chiudere. Tolgo via la crosta ogni volta che si forma, tolgo via la pelle nuova e faccio uscire di nuovo il sangue. È l'unico modo per tenerti ancora con me. Per sempre.
E allora forse, non è stata tanto "per caso" la volontà di pensarti.
Lascia da parte ogni delusione, seppur continua e ripetitiva. Riempi di melodie le risposte mancate e i silenzi. Non ti ricordare di chi è sparito quando tu sei stata sincera e non pentirti di ciò che hai detto anche se non c'è stato l'abbraccio. Anche se è finita nonostante la fatica per andar avanti, prenditi tutti i meriti. Credi a quelle scuse, e non ti preoccupare della tua sincerità.
Non chiuderti in te stessa, non puoi fare l'automa; il cuore dentro c'è e ogni tanto prova a sentirlo battere.