In silenzio l'ha vista arrivare. Senza dire nulla ha visto tutto c'ho che è accaduto, ha sentito ogni parola, ha visto ogni lacrima ma non ha mai provato a fermarmi. Non avrebbe potuto comunque. Lui non svela i miei segreti, né quegli episodi che nessuno racconta mai. Ha visto che non l'ho voluta, mi ha visto provare a combattere, ha visto come urlavo, ha ascoltato i silenzi. Ha visto tutti gli orrori anche quelli che io non riesco a fronteggiare. Ha visto il sangue e annusato gli odori, ma è stato li e non se n'è andato. Quando era tutto finito ed ero sola l'ho stretto forte ed è stato lì ad ascoltarmi mentre parlavo di quel dolore che era mio. È forse banale, o forse anche stupido, perché è solo un gatto, che mangia, graffia e fa disastri in ogni angolo della casa, ma è il mio unico conforto, il mio amico della notte, l'unico da cui non mi devo nascondere mai. È il mio Amico, l'unico vero che ho.
Caro Diario, ti scrivo con le lacrime agli occhi, oggi non sono forte. Oggi. Come ieri e l'altro ieri. Penso di aver buttato al vento tante cose, ho creduto troppo in quei sogni e in me stessa. E ora? Mi sento terribilmente inutile e fallita.
E se continuassi a cadere?
Dovrei riprendere il mio cammino, un passo per volta ma non ho la forza nemmeno di arrivare a domani.
E se continuassi a cadere?
Io posso farcela, niente è perduto, vero? Vero che sono ancora in tempo?
La tregua è stata davvero troppo piccola, non poteva durare ancora un giorno in più? Il volo è cominciato da molto in alto e ho sbattuto la faccia contro il pavimento colorato da tutto ciò che è troppo facile immaginare.
Perché non si accontenta mai e ogni volta che faccio il primo passo ricomincia con i suoi eventi del cazzo che sempre tutti insieme arrivano, come un pullman pieno di trenta persone affamate e curiose con la fotocamera appesa al collo. Mi sento gli occhi puntati addosso, in ogni strada, in ogni luogo, perché le piace torturarmi e se ne fotte della mia stanchezza perché sa che non getterò mai la spugna.
Sono stanca ma eccomi di nuovo qua, con la vita in un sacco a risalire di nuovo tutte quelle scale.
C'è un mostro che graffia. Si nutre, beve e mi assaggia. Ha gli occhi grandi e pupille che riflettono l'infinito. Dita lunghe e unghie scheggiate che tranciano la notte. Quando dorme, io vivo bene: mi alzo alla mattina, faccio colazione con i mei sogni, burro di emozioni e marmellata di vento sopra fette biscottate fatte di nuvole. Vivo ogni giorno come se fosse l'ultimo, corro a perdifiato lungo la collina fino a che ogni respiro è fuoco e ogni battito di ciglia sabbia. Corro a perdifiato verso una meta che non conosco ma che vedo in lontananza. Torno alla mia casa di marzapane e stelle e mi riposo cercando di fare miei tutti i momenti del giorno. Intanto assaggio la notte.
Poi si sveglia.
Sento i denti allargarsi in un ringhio. Tutti denti uguali, tutti canini, le unghie lacerano a fondo mentre gli occhi si voltano a guardarmi. Lo stomaco si apre in un buco nero, le braccia faticano a muoversi e le dita cigolano. La testa si svuota mentre il nero nelle viscere inizia il suo gioco. Non posso fermarlo. Ci provo ma è troppo forte. Mi tengo la testa tra le mani e cerco di urlare. Sento i capelli muoversi al vento e capisco che ha preso il controllo.
Da domani lo giuro farò, sarò, non so ma in qualche modo migliorerò, partirò, ricomincerò, continuerò darò quello che so, qualche cosa mi inventerò
ma domani.
Quello che di me non so? qual è il mio scopo, la faccia del destino come in un gioco, scrivo quel che vivo come in un salto nel vuoto, ecco! l'istinto lascio a domani le risposte. Che si risolva da sé.
Torno verso domani, ma a che ora non so.
Da domani lo giuro sarò più matura, più sincera, meno dura, più sicura.
Giuro domani farò, sarò, giuro che non giurerò, mai cambierò.
Da domani prometto, sarò, farò ma se poi ci rifletto, non avrò niente perfetto, e proverò, vedrò, ma domani.
Pensieri affollati che urlano piangono s'incazzano litigano m'interrogano.
"Ti metto 3, di più non posso darti"; interrogazione andata male, non ho saputo rispondere.
Stordita dal troppo pensare riflettere decidere programmare valutare e ovviamente sbagliare.
Ma vorrei fosse chiaro, che non decido per farmi male ma decido perché vi amo; pur con i miei miliardi di difetti io penso a voi, a qualcosa solo per voi.