Poesie di Mariluce Bardi

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Scritta da: Mariluce

Città ove amore lasciai

E da un sospiro è un pianto,
tra gemiti celati da fràudolenti bàttiti
d'odor di notte in estasi.

Melànconie segrete,
sfiorarsi con le dita, al buio e all'inquietudine:
qual gioia oscura e sordida appaga la mia sete!

A Taranto mia complice,
custode culla ignara d'ardori dolci e incauti,
città dal lembo candido, pervasa d'atmosfere,
da un mare, cosmo languido, ti lasci accarezzare.

Città ch'un dì cingesti materna appassionata
le mie parvenze fragili, dal vento lieve avvolte
quel sìbilo tuo gelido carpiva i miei tormenti,
ma di letizia fèrvida premèa quell'aura tua
sull'ali mie morenti:
anelito di vita giungèa così vivace
al mio fluìre indòcile!

Ribelle or io che sono, m'appello ancora a te,
mia atlantide segreta,
mio fùlgido pianeta.
un dì m'inchinerò,
silente aliterò i miei sogni al tuo cospetto,
e grazie porgerò senz'ombra d'amarezza.

tu grande, tu fortezza,
tu storia, tu bellezza
custode amica tenera sei della mia tristezza.
amor t'ho un dì donato - spietato, incontrollato
tra te ed il còr mio gelido si cela quel peccato.
Parole, poi pensieri t'appartengono,
oggi e ieri.

Lo spirito indomìto risponde al tuo richiamo
selvaggio come un bimbo che sazio mai non è.
Mariluce Bardi
Composta nel 2004
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    Scritta da: Mariluce

    spicco il volo

    Intensa e indòmita questa paura d'amare,
    quest'aura candida che i lineamenti sfiora,
    e incauti, impenitenti i desideri
    impongono ai miei tormenti sfogo.

    Testa e fuoco,
    arcano impero in gioco,
    stonate strofe in volo incrocio.

    Chè d'anima io vivo,
    per colei cui or scrivo
    poso il tocco.

    Destino è il mio balocco,
    razione impura la paura cela,
    a divenir donna, qual pomo d'assaggiare,
    come spazio infinito cui confinare
    angeli in volo, e lasciarli cantare.

    E canto d'amore, canto alla luna,
    urla d'un cuore senz'alcuna vergogna,
    svelando d'ardori, talora
    un velo lieve posa ancora.

    Chè d'anima io vivo,
    per colei cui or scrivo,
    ché d'immenso io ne gioivo
    per colei cui già pativo.

    Porgo al cielo i miei sospiri,
    serbo astuta i miei deliri,
    in un secreto mesto pianto
    sciolgo il muro mio d'amianto.

    Urlando amore al silenzio,
    mirando aurore, ora penso
    lo spirito va a fuoco,
    e spicca il volo,
    ancora un poco.
    Mariluce Bardi
    Composta venerdì 20 novembre 2015
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      Scritta da: Mariluce

      Amore sbiadito

      Mani sottili
      s'insinuano avide
      sul tuo corpo d'amianto,
      e nel pianto
      risuonan gentili
      le parole.
      E i sorrisi,
      purpuree viole di cera,
      e fiera
      la brama d'averti
      toccarti
      sognarti.
      In eterno per te
      scrutando il mio cielo
      che lacrima sangue
      su un candido velo
      di piume coperto.
      Il tuo volto è scoperto:
      "è gioia,
      o è lamento?"
      e il cuore sgomento
      rimane perpetuo.
      Per un tiepido affanno
      che lo tradirà.
      Sarà amore vero?
      No, forse, chissà.
      Io so per di già
      che t'ho amato.
      Che t'ho amato
      so solo.
      Mariluce Bardi
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