La vita non è uno scherzo, prendila sul serio come fa lo scoiattolo, ad esempio, senza aspettarti nulla dal di fuori o nell'al di là. Non avrai altro da fare che vivere.
La vita non è uno scherzo, prendila sul serio ma sul serio a tal punto che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate, o dentro un laboratorio col camice bianco e grandi occhiali, tu muoia affinché vivano gli uomini, gli uomini di cui non conoscerai la faccia, e morrai sapendo che nulla è più bello, più vero della vita.
La vita non è uno scherzo, prendila sul serio ma sul serio a tal punto che a settant'anni, ad esempio, pianterai degli ulivi non perché restino ai tuoi figli, ma perché non crederai alla morte, pur temendola, e la vita peserà di più sulla bilancia.
Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia è la mia nostalgia cresciuta sul ramo inaccessibile è la mia sete tirata su dal pozzo dei miei sogni è il disegno tracciato su un raggio di sole
ciò che ho scritto di noi è tutta verità è la tua grazia cesta colma di frutti rovesciata sull'erba è la tua assenza quando divento l'ultima luce all'ultimo angolo della via è la mia gelosia quando corro di notte fra i treni con gli occhi bendati è la mia felicità fiume soleggiato che irrompe sulle dighe
ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia ciò che ho scritto di noi è tutta verità.
La tua anima è un fiume, mio amore scorre in alto tra le montagne tra le montagne verso la piana verso la piana senza poterla raggiungere senza raggiungere il sonno dei salici piangenti la quiete dei larghi archi di ponte dell’erbe acquatiche dell’anatre della testa verde senza raggiungere la dolcezza triste delle superfici piane senza raggiungere i campi di grano al chiaro di luna scorre verso la piana scorre in alto tra le montagne il sole azzurro delle nevi delle montagne scorre schiumeggiando mescolando nel fondo le pietre nere con quelle bianche scorre coi suoi pesci che nuotano contro corrente vigili nelle curve s’inabissa e s’inalbera pazza del proprio fragore scorre in alto tra le montagne tra le montagne verso la piana verso la piana inseguendola senza poterla raggiungere.
Da una parte gli aguzzini ci separano come un muro. Dall'altra questo cuore sciagurato mi ha fatto un brutto scherzo, mio piccolo, mio Mehmet, forse il destino m'impedirà di rivederti. Sarai un ragazzo, lo so, simile alla spiga di grano: biondo, snello, alto di statura. Ero così quand'ero giovane. I tuoi occhi saranno vasti come quelli di tua madre, con dentro talvolta uno strascico amaro di tristezza. Avrai una bella voce, la mia era atroce. La tua fronte sarà chiara. Le canzoni che canterai spezzeranno i cuori. Sarai un conversatore brillante. In questo ero maestro anch'io, quando la gente non m'irritava i nervi. Dalle tue labbra colerà il miele. Ah Mehmet, quanti cuori spezzerai! Non dare pena a tua madre. Tua madre, forte e dolce come la seta, sarà bella anche all'età delle nonne, come il primo giorno che la vidi. Aveva 17 anni, sulle rive del Bosforo. Era il chiaro di luna, era il chiaro del giorno, era simile a una susina dorata. Tua madre un giorno, come al solito, ci siamo lasciati: a stasera! Era per non rivederci mai più. Tua madre nella sua bontà la più saggia delle madri. Non ho paura di morire, figlio mio. Eppure malgrado tutto a volte trasalisco di colpo. Contare i giorni difficile. Non ci si può saziare della vita, Mehmet, non ci si può saziare. Non vivere a questo mondo come un inquilino. Vivi su questa terra come se fosse la casa di tuo padre. La nostra terra, la Turchia, un bel paese tra gli altri paesi, e i suoi uomini, quelli di buona lega, sono lavoratori pensosi e coraggiosi e atrocemente miserabili. Tu, il futuro, lo vedrai coi tuoi occhi, lo toccherai con le tue mani. Io forse morirò lontano dalla mia lingua, dalle mie canzoni, dal mio sale, dal mio pane, sentendo la nostalgia di tua madre e di te. Mehmet, piccolo mio, me ne vado. Sono calmo. La vita che si disperde in me si ritroverà in te, per lungo tempo.
Una cotonata a quadretti blu copre il tavolo e sopra, senza menzogne, sorridenti, arditi stanno i nostri libri. Sono un prigioniero, madre mia, che ritorna al paese da una fortezza nemica. È l'una di notte la lampada è ancora accesa. Al mio fianco è coricata mia moglie mia moglie incinta di cinque mesi. Quando la mia carne tocca la sua quando le poso la mano sul ventre il bimbo si muove un poco. Sul ramo la foglia nell'acqua il pesce nella matrice il piccolo dell'uomo. Mio piccolo. La camiciola di lana rosa per il mio bambino l'ha sferruzata sua madre è grande come la mia mano con le maniche appena così. Mio piccolo. Se sarà femmina voglio che sia sua madre dalla testa ai piedi, s'è maschio, che sia della mia statura. S'è femmina, che abbia gli occhi verde dorato s'è maschio, azzurri. Mio piccolo. Non voglio che a vent'anni t'ammazzino se sei maschio, al fronte se sei femmina, dentro qualche rifugio, di notte. Mio piccolo. Femmina o maschio a qualsiasi età non voglio che tu conosca il carcere per essere stato dalla parte del giusto del bello, della pace. Ma so bene figlia mia o figlio mio che se il sole tarderà molto a sorgere dalle acque dovrai combattere e anche... Insomma oggi, da noi, è un ben duro mestiere essere padre.
È l'una di notte. La lampada non l'abbiamo ancora spenta. Tra mezz'ora forse, forse verso il mattino la mia casa conoscerà ancora un'altra irruzione della polizia e mi porteranno via, prenderò con me qualche libro. I questurini della politica mi prenderanno in mezzo e io mi volterò indietro a guardare: mia moglie sarà sulla soglia davanti alla porta il vento del mattino gonfierà la sua gonna e nel suo ventre pesante il bambino si muoverà un poco.
Amo in te l'avventura della nave che va verso il polo amo in te l'audacia dei giocatori delle grandi scoperte amo in te le cose lontane amo in te l'impossibile entro nei tuoi occhi come in un bosco pieno di sole e sudato affamato infuriato ho la passione del cacciatore per mordere nella tua carne. Amo in te l'impossibile ma non la disperazione.
Anima mia chiudi gli occhi piano piano e come s'affonda nell'acqua immergiti nel sonno nuda e vestita di bianco il più bello dei sogni ti accoglierà. Anima mia chiudi gli occhi piano piano abbandonati come nell'arco delle mie braccia nel tuo sonno non dimenticarmi chiudi gli occhi pian piano i tuoi occhi marroni dove brucia una fiamma verde anima mia.
Il mio funerale partirà dal nostro cortile? Come mi farete scendere giù dal terzo piano? La bara nell'ascensore non c'entra e la scala è tanto stretta.
Il cortile sarà, forse, pieno di sole, di piccioni forse nevicherà, i bambini giocheranno strillando forse sull'asfalto bagnato cadrà la pioggia e al solito ci saranno i bidoni per l'immondezza.
Se mi tiran su nel furgone col viso scoperto, come usa qui, forse mi cadrà in fronte qualcosa di un piccione, porta fortuna, che ci sia o no la fanfara, i bambini accorreranno i bambini sono sempre curiosi dei morti.
La finestra della nostra cucina mi seguirà con lo sguardo il nostro balcone mi accompagnerà col bucato steso. Sono stato felice in questo cortile, pienamente felice. Vicini miei del cortile, vi auguro lunga vita, a tutti.
Anche questa mattina mi sono svegliato e il muro la coperta i vetri la plastica il legno si sono buttati addosso a me alla rinfusa e la luce d'argento annerito della lampada
mi si è buttato addosso anche un biglietto di tram e il giallo della parete e tre righe di scritto e la camera d'albergo e questo paese nemico e la metà del sogno caduta da questo lato s'è spenta
mi si è buttata addosso la fronte bianca del tempo e i ricordi più vecchi e la tua assenza nel letto e la nostra separazione e quello che siamo
Le sedie dormono in piedi anche il tavolo il tappeto sdraiato sul dorso ha chiuso gli arabeschi lo specchio dorme gli occhi delle finestre sono chiusi il balcone dorme con le gambe penzolanti nel vuoto i camini sul tetto dirimpetto dormono sui marciapiedi dormono le acacie la nuvola dorme stringendosi al petto una stella in casa fuori di casa dorme la luce
ma tu ti sei svegliata mia rosa le sedie si sono svegliate si precipitano da un angolo all'altro anche il tavolo il tappeto si è messo a sedere gli arabeschi hanno aperto i petali lo specchio si è risvegliato come un lago all'aurora le finestre hanno spalancato immensi occhi azzurri il balcone si è risvegliato ha tirato su dal vuoto le gambe i camini dirimpetto si son messi a fumare le acacie han cominciato a chiacchierare sui marciapiedi la nuvola si è svegliata ha lanciato la sua stella nella nostra stanza in casa fuori di casa la luce si è risvegliata si è versata sui tuoi capelli è colata tra le tue palme ha cinto la tua vita nuda i tuoi piedi bianchi.