Il mio funerale partirà dal nostro cortile? Come mi farete scendere giù dal terzo piano? La bara nell'ascensore non c'entra e la scala è tanto stretta.
Il cortile sarà, forse, pieno di sole, di piccioni forse nevicherà, i bambini giocheranno strillando forse sull'asfalto bagnato cadrà la pioggia e al solito ci saranno i bidoni per l'immondezza.
Se mi tiran su nel furgone col viso scoperto, come usa qui, forse mi cadrà in fronte qualcosa di un piccione, porta fortuna, che ci sia o no la fanfara, i bambini accorreranno i bambini sono sempre curiosi dei morti.
La finestra della nostra cucina mi seguirà con lo sguardo il nostro balcone mi accompagnerà col bucato steso. Sono stato felice in questo cortile, pienamente felice. Vicini miei del cortile, vi auguro lunga vita, a tutti.
La tua anima è un fiume, mio amore scorre in alto tra le montagne tra le montagne verso la piana verso la piana senza poterla raggiungere senza raggiungere il sonno dei salici piangenti la quiete dei larghi archi di ponte dell’erbe acquatiche dell’anatre della testa verde senza raggiungere la dolcezza triste delle superfici piane senza raggiungere i campi di grano al chiaro di luna scorre verso la piana scorre in alto tra le montagne il sole azzurro delle nevi delle montagne scorre schiumeggiando mescolando nel fondo le pietre nere con quelle bianche scorre coi suoi pesci che nuotano contro corrente vigili nelle curve s’inabissa e s’inalbera pazza del proprio fragore scorre in alto tra le montagne tra le montagne verso la piana verso la piana inseguendola senza poterla raggiungere.
Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia è la mia nostalgia cresciuta sul ramo inaccessibile è la mia sete tirata su dal pozzo dei miei sogni è il disegno tracciato su un raggio di sole
ciò che ho scritto di noi è tutta verità è la tua grazia cesta colma di frutti rovesciata sull'erba è la tua assenza quando divento l'ultima luce all'ultimo angolo della via è la mia gelosia quando corro di notte fra i treni con gli occhi bendati è la mia felicità fiume soleggiato che irrompe sulle dighe
ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia ciò che ho scritto di noi è tutta verità.
Da una parte gli aguzzini ci separano come un muro. Dall'altra questo cuore sciagurato mi ha fatto un brutto scherzo, mio piccolo, mio Mehmet, forse il destino m'impedirà di rivederti. Sarai un ragazzo, lo so, simile alla spiga di grano: biondo, snello, alto di statura. Ero così quand'ero giovane. I tuoi occhi saranno vasti come quelli di tua madre, con dentro talvolta uno strascico amaro di tristezza. Avrai una bella voce, la mia era atroce. La tua fronte sarà chiara. Le canzoni che canterai spezzeranno i cuori. Sarai un conversatore brillante. In questo ero maestro anch'io, quando la gente non m'irritava i nervi. Dalle tue labbra colerà il miele. Ah Mehmet, quanti cuori spezzerai! Non dare pena a tua madre. Tua madre, forte e dolce come la seta, sarà bella anche all'età delle nonne, come il primo giorno che la vidi. Aveva 17 anni, sulle rive del Bosforo. Era il chiaro di luna, era il chiaro del giorno, era simile a una susina dorata. Tua madre un giorno, come al solito, ci siamo lasciati: a stasera! Era per non rivederci mai più. Tua madre nella sua bontà la più saggia delle madri. Non ho paura di morire, figlio mio. Eppure malgrado tutto a volte trasalisco di colpo. Contare i giorni difficile. Non ci si può saziare della vita, Mehmet, non ci si può saziare. Non vivere a questo mondo come un inquilino. Vivi su questa terra come se fosse la casa di tuo padre. La nostra terra, la Turchia, un bel paese tra gli altri paesi, e i suoi uomini, quelli di buona lega, sono lavoratori pensosi e coraggiosi e atrocemente miserabili. Tu, il futuro, lo vedrai coi tuoi occhi, lo toccherai con le tue mani. Io forse morirò lontano dalla mia lingua, dalle mie canzoni, dal mio sale, dal mio pane, sentendo la nostalgia di tua madre e di te. Mehmet, piccolo mio, me ne vado. Sono calmo. La vita che si disperde in me si ritroverà in te, per lungo tempo.
Sono nato nel 1902 non sono più tornato nella città natale non amo i ritorni indietro quando avevo tre anni abitavo Alep con mio nonno pascià a 19 anni studiavo a Mosca all'università comunista a 49 ero a Mosca di nuovo ospite del comitato centrale del partito comunista e dall'età di 14 anni faccio il poeta alcuni conoscon bene le varie specie delle piante altri quelle dei pesci io conosco le separazioni alcuni enumerano a memoria i nomi delle stelle io delle nostalgie ho dormito in prigioni e anche in alberghi di lusso ho sofferto la fame compreso lo sciopero della fame e non c'è quasi pietanza che non abbia assaggiata quando avevo trent'anni hanno chiesto la mia impiccagione a 48 mi hanno proposto per la medaglia della Pace e me l'hanno data a 36 ho traversato in sei mesi i quattro metri quadrati di cemento della segregazione cellulare a 59 sono volato da Praga all'Avana in diciotto ore ero di guardia davanti alla bara di Lenin nel '24 e il mausoleo che visito sono i suoi libri han provato a strapparmi dal mio Partito e non ci son riusciti e non sono rimasto schiacciato sotto gl'idoli crollati nel 51 con un giovane compagno ho camminato verso la morte nel 52 col cuore spaccato ho atteso la morte per quattro mesi sdraiato sul dorso sono stato pazzamente geloso delle donne ch'ho amato non ho invidiato nemmeno Charlot ho ingannato le mie donne non ho sparlato degli amici dietro le loro spalle ho bevuto ma non sono stato un bevitore ho sempre guadagnato il mio pane col sudore della mia fronte che felicità mi sono vergognato per gli altri e ho mentito ho mentito per non far pena agli altri ma ho anche mentito senza nessun motivo ho viaggiato in treno in areoplano in macchina i più non possono farlo sono stato all'Opera i più non ci vanno non sanno nemmeno che cosa sia e dal '21 non sono entrato in certi luoghi frequentati dai più la moschea la sinagoga la chiesa il tempio i maghi le fattucchiere ma mi è capitato di far leggere la mia sorte nei fondi di caffè le mie poesie sono pubblicate in trenta o quaranta lingue ma nella mia Turchia nella mia lingua turca sono proibite il cancro non l'ho ancora avuto non è necessario che l'abbia non sarò primo ministro d'altronde non ne ho voglia anche non ho fatto la guerra non sono sceso nei ricoveri nel mezzo della notte non ho camminato per le vie sotto gli aerei in picchiata ma verso i sessant'anni mi sono innamorato in una parola compagni anche se oggi a Berlino sono sul punto di crepar di tristezza posso dire di aver vissuto da uomo e quanto vivrò ancora e quanto vedrò ancora chi sa.
Una cotonata a quadretti blu copre il tavolo e sopra, senza menzogne, sorridenti, arditi stanno i nostri libri. Sono un prigioniero, madre mia, che ritorna al paese da una fortezza nemica. È l'una di notte la lampada è ancora accesa. Al mio fianco è coricata mia moglie mia moglie incinta di cinque mesi. Quando la mia carne tocca la sua quando le poso la mano sul ventre il bimbo si muove un poco. Sul ramo la foglia nell'acqua il pesce nella matrice il piccolo dell'uomo. Mio piccolo. La camiciola di lana rosa per il mio bambino l'ha sferruzata sua madre è grande come la mia mano con le maniche appena così. Mio piccolo. Se sarà femmina voglio che sia sua madre dalla testa ai piedi, s'è maschio, che sia della mia statura. S'è femmina, che abbia gli occhi verde dorato s'è maschio, azzurri. Mio piccolo. Non voglio che a vent'anni t'ammazzino se sei maschio, al fronte se sei femmina, dentro qualche rifugio, di notte. Mio piccolo. Femmina o maschio a qualsiasi età non voglio che tu conosca il carcere per essere stato dalla parte del giusto del bello, della pace. Ma so bene figlia mia o figlio mio che se il sole tarderà molto a sorgere dalle acque dovrai combattere e anche... Insomma oggi, da noi, è un ben duro mestiere essere padre.
È l'una di notte. La lampada non l'abbiamo ancora spenta. Tra mezz'ora forse, forse verso il mattino la mia casa conoscerà ancora un'altra irruzione della polizia e mi porteranno via, prenderò con me qualche libro. I questurini della politica mi prenderanno in mezzo e io mi volterò indietro a guardare: mia moglie sarà sulla soglia davanti alla porta il vento del mattino gonfierà la sua gonna e nel suo ventre pesante il bambino si muoverà un poco.
Veder cadere le foglie mi lacera dentro soprattutto le foglie dei viali soprattutto se sono ippocastani soprattutto se passano dei bimbi soprattutto se il cielo è sereno soprattutto se ho avuto, quel giorno, una buona notizia soprattutto se il cuore, quel giorno, non mi fa male soprattutto se credo, quel giorno, che quella che amo mi ami soprattutto se quel giorno mi sento d'accordo con gli uomini e con me stesso veder cadere le foglie mi lacera dentro soprattutto le foglie dei viali dei viali d'ippocastani.
Prendila sul serio (la vita) ma sul serio a tal punto che a settant'anni pianterai un olivo non perché resti ai tuoi figli ma perché non crederai alla morte e la vita peserà di più sulla bilancia.
Se qui c'è la metà del mio cuore, dottore, l'altra metà sta in Cina nella lunga marcia verso il Fiume Giallo. E poi ogni mattina, dottore, ogni mattina all'alba il mio cuore lo fucilano in Grecia. E poi, quando i prigionieri cadono nel sonno quando gli ultimi passi si allontanano dall'infermeria il mio cuore se ne va, dottore, se ne va in una vecchia casa di legno, a Istanbul. E poi sono dieci anni, dottore, che non ho niente in mano da offrire al mio popolo niente altro che una mela una mela rossa, il mio cuore. È per tutto questo, dottore, e non per l'arteriosclérosi, per la nicotina, per la prigione, che ho quest'angina pectoris. Guardo la notte attraverso le sbarre e malgrado tutti questi muri che mi pesano sul petto il mio cuore batte con la stella più lontana.
L'uomo dice alla donna t'amo e come: come se stringessi tra le palme il mio cuore, simile a scheggia di vetro che m'insanguina i diti quando lo spezzo follemente.
L'uomo dice alla donna t'amo e come: con la profondità dei chilometri con l'immensità dei chilometri cento per cento mille per cento cento volte l'infinitamente cento.
La donna dice all'uomo ho guardato
con le mie labbra con la mia testa col mio cuore con amore con terrore, curvandomi sulle tue labbra sul tuo cuore sulla tua testa. E quello che dico adesso l'ho imparato da te come un mormorio nelle tenebre e oggi so che la terra come una madre dal viso di sole allatta la sua creatura più bella. Ma che fare? I miei capelli sono impigliati ai diti di ciò che muore non posso strapparne la testa devi partire guardando gli occhi del nuovo nato devi abbandonarmi.
La donna ha taciuto si sono baciati un libro è caduto sul pavimento una finestra si è chiusa.