Anima mia chiudi gli occhi piano piano e come s'affonda nell'acqua immergiti nel sonno nuda e vestita di bianco il più bello dei sogni ti accoglierà. Anima mia chiudi gli occhi piano piano abbandonati come nell'arco delle mie braccia nel tuo sonno non dimenticarmi chiudi gli occhi pian piano i tuoi occhi marroni dove brucia una fiamma verde anima mia.
Il mio funerale partirà dal nostro cortile? Come mi farete scendere giù dal terzo piano? La bara nell'ascensore non c'entra e la scala è tanto stretta.
Il cortile sarà, forse, pieno di sole, di piccioni forse nevicherà, i bambini giocheranno strillando forse sull'asfalto bagnato cadrà la pioggia e al solito ci saranno i bidoni per l'immondezza.
Se mi tiran su nel furgone col viso scoperto, come usa qui, forse mi cadrà in fronte qualcosa di un piccione, porta fortuna, che ci sia o no la fanfara, i bambini accorreranno i bambini sono sempre curiosi dei morti.
La finestra della nostra cucina mi seguirà con lo sguardo il nostro balcone mi accompagnerà col bucato steso. Sono stato felice in questo cortile, pienamente felice. Vicini miei del cortile, vi auguro lunga vita, a tutti.
Anche questa mattina mi sono svegliato e il muro la coperta i vetri la plastica il legno si sono buttati addosso a me alla rinfusa e la luce d'argento annerito della lampada
mi si è buttato addosso anche un biglietto di tram e il giallo della parete e tre righe di scritto e la camera d'albergo e questo paese nemico e la metà del sogno caduta da questo lato s'è spenta
mi si è buttata addosso la fronte bianca del tempo e i ricordi più vecchi e la tua assenza nel letto e la nostra separazione e quello che siamo
Le sedie dormono in piedi anche il tavolo il tappeto sdraiato sul dorso ha chiuso gli arabeschi lo specchio dorme gli occhi delle finestre sono chiusi il balcone dorme con le gambe penzolanti nel vuoto i camini sul tetto dirimpetto dormono sui marciapiedi dormono le acacie la nuvola dorme stringendosi al petto una stella in casa fuori di casa dorme la luce
ma tu ti sei svegliata mia rosa le sedie si sono svegliate si precipitano da un angolo all'altro anche il tavolo il tappeto si è messo a sedere gli arabeschi hanno aperto i petali lo specchio si è risvegliato come un lago all'aurora le finestre hanno spalancato immensi occhi azzurri il balcone si è risvegliato ha tirato su dal vuoto le gambe i camini dirimpetto si son messi a fumare le acacie han cominciato a chiacchierare sui marciapiedi la nuvola si è svegliata ha lanciato la sua stella nella nostra stanza in casa fuori di casa la luce si è risvegliata si è versata sui tuoi capelli è colata tra le tue palme ha cinto la tua vita nuda i tuoi piedi bianchi.
È l'alba. S'illumina il mondo come l'acqua che lascia cadere sul fondo le sue impurità. E sei tu, all'improvviso tu, mio amore, nel chiarore infinito di fronte a me.
Giorno d'inverno, senza macchia, trasparente come vetro. Addentare la polpa candida e sana d'un frutto. Amarti, mia rosa, somiglia all'aspirare l'aria in un bosco di pini.
Chi sa, forse non ci ameremmo tanto se le nostre anime non si vedessero da lontano non saremmo così vicini, chi sa, se la sorte non ci avesse divisi.
È così, mio usignolo, tra te e me c'è solo una differenza di grado: tu hai le ali e non puoi volare io ho le mani e non posso pensare.
Finito, dirà un giorno madre Natura finito di ridere e di piangere e sarà ancora la vita immensa che non vede non parla non pensa.
Ti amo come se mangiassi il pane spruzzandolo di sale come se alzandomi la notte bruciante di febbre bevessi l'acqua con le labbra sul rubinetto ti amo come guardo il pesante sacco della posta non so che cosa contenga e da chi pieno di gioia pieno di sospetto agitato ti amo come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo ti amo come qualche cosa che si muove in me quando il crepuscolo scende su Istanbul poco a poco ti amo come se dicessi Dio sia lodato son vivo.
Che sta facendo adesso adesso, in questo momento? È a casa? Per la strada? Al lavoro? In piedi? Sdraiata? Forse sta alzando il braccio? Amor mio come appare in quel movimento il polso bianco e rotondo! Che sta facendo adesso adesso, in questo momento? Un gattino sulle ginocchia Lei lo accarezza. O forse sta camminando ecco il piede che avanza. Oh i tuoi piedi che mi son cari che mi camminano sull'anima che illuminano i miei giorni bui! A che pensa? A me? O forse... chi sa ai fagioli che non si cuociono. O forse si domanda perché tanti sono infelici sulla terra. Che sta facendo adesso adesso, in questo momento?
La vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia tutti e quattro camminiamo fianco a fianco senza parlarci
ciascuno cammina solo ma siamo l'uno a fianco dell'altro
che cosa non avremmo dato gli uni e gli altri per non sentire il rumore dei passi gli uni degli altri
dentro di noi abbiamo pietà imprechiamo gli uni contro gli altri ma ci amiamo perché non crediamo gli uni negli altri
che cosa non avremmo dato per arrivare a un incrocio e infilare presto quattro strade diverse ma non so se uno di noi morisse se quelli che restano sarebbero contenti
la vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia tutti e quattro camminiamo fianco a fianco
la notte prendiamo il tram i tram che non sappiamo dove vadano
la notte i tram puliti larghi a tre vagoni ci portano in qualche luogo con stridori sferragliamenti
a un tratto si levano davanti a noi dei muri bruciati e sotto il riverbero dei lampioni marciano diritti e testardi verso di noi
delle finestre appaiono davanti a noi e vengono in folla verso di noi schiaciandosi l'una con l'altra
finestre che non hanno nè vetri nè infissi che non sono finestre delle stanze degli uomini ma finestre del vuoto
passiamo davanti alle porte senza battenti le porte che aprono su nulla
sui marciapiedi degli uomini con tre punti sopra il bracciale aspettano il tram
sono appoggiati sui loro bastoni dalle punte di gomma
non so se tutti i muti sono anche dei sordi ma certo la maggior parte dei ciechi sono dei ciechi con gli occhi aperti e le luci dei tram cadono nei loro occhi aperti ma loro non si rendono conto che la luce cade nei loro occhi
vecchie bigliettaie stanche fanno salire i ciechi sui tram
donne che mi avete guidato teneramente tenendomi per mano
a quasi tutte voi non ho dato che qualche poesia e forse un po' di tristezza
sono grato a voi tutte
traversiamo le tenebre degli spiazzi vuoti dove crescono i ciuffi d'erbacce
i tram traversano le piazze i cui palazzi barocchi sono distrutti
e le pietre bruciate spezzate si somigliano talmente che la testa ci gira e giriamo in tondo
questa città è tutta bucata perché ha mandato i suoi soldati a distruggere altre città
ho visto città rase al suolo avevano mandato i loro soldati a distruggere altre città e i soldati delle altre città le avevano rase al suolo
ho visto città che preparavano i loro soldati per mandarli a distruggere altre città ed essere distrutte esse stesse
dei violinisti salgono in tram con le scatole dei violini sotto il braccio e i loro lunghi capelli tristi non riescono a nascondere la loro calvizie
questo agosto è forse l'ultimo agosto del mondo ha chiesto uno dei violinisti alla bigliettaia in una lingua che non conosco sulle piattaforme dei tram ci sono dei giovani in collera
credo ch'essi stessi non sappiano perché e contro chi sono in collera
che ora sarà adesso all'Avana amore mio sarà notte o giorno
le ragazze scendono dai tram
le loro gambe sono abbastanza ben fatte
senza fare un gesto seduto dove sono le seguo e sotto il ponte di pietra sento vicinissimo al mio viso il calore delle loro bocche e volto la testa a una giovane donna che mi tocca la spalla senza ch'io sappia dov'è
i suoi capelli son paglia d'oro le sue ciglia azzurre
il suo collo bianco è lungo e rotondo
alle fermate vecchie donne terribili con cappelli di paglia nera traversano le rotaie tenendosi per mano
l'uomo seduto alla mia destra s'è inabissato dentro se stesso s'è perduto dentro se stesso
è così lo so è così che la vecchiaia comincia
tuttavia non è in mio potere non cadere nelle onde tristi
così comincia la vecchiaia
l'uomo seduto alla mia destra è caduto ancora nelle onde tristi
alla porta del deposito siamo scesi dall'ultimo tram
rientriamo a piedi
tutti e quattro
la vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia
quando arriviamo all'albergo il sole comincia a spuntare
Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti arrivederci fratello mare mi porto un po' della tua ghiaia un po' del tuo sale azzurro un po' della tua infinità e un pochino della tua luce e della tua infelicità. Ci hai saputo dir molte cose sul tuo destino di mare eccoci con un po' più di speranza eccoci con un po' più di saggezza e ce ne andiamo come siamo venuti arrivederci fratello mare.
Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me non dico che fosse come la mia ombra mi stava accanto anche nel buio non dico che fosse come le mie mani e i miei piedi quando si dorme si perdono le mani e i piedi io non perdevo la nostalgia nemmeno durante il sonno
durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me non dico che fosse fame o sete o desiderio del fresco nell'afa o del caldo nel gelo era qualcosa che non può giungere a sazietà non era gioia o tristezza non era legata alle città alle nuvole alle canzoni ai ricordi era in me e fuori di me.
Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me e del viaggio non mi resta nulla se non quella nostalgia.