Scritta da: Andrea De Candia
in Poesie (Poesie d'Autore)
Apriti notte
l'una e l'altra le tue ali irradiate
tremano per lo spavento
perché io voglio andare
e ti riporto la sera
di sangue.
Composta sabato 18 luglio 2015
Apriti notte
l'una e l'altra le tue ali irradiate
tremano per lo spavento
perché io voglio andare
e ti riporto la sera
di sangue.
Cosa vedi tu occhio
nel mio tavolo
incavato nel legno -
se abbiamo lo stesso linguaggio dello sguardo
tu sei nella notte dell'abisso
più vicino alla luce congiunto per sangue
io ti saluto
essere fraterno carico di mistero.
Scrivo te -
Sei tornato nel mondo
con forza medianica di lettere
protesa a tentare il tuo essere
Luce risplende
e le punte delle tue dita ardono nella notte
Costellazione della nascita
fatta di buio come queste righe.
Ecco quello che resta -
te ne sei andata con il mio mondo
cometa della morte.
Resta l'amplesso
del vuoto
un anello ruotante
che ha smarrito il suo dito.
Di nuovo il buio
funebre legge
prima della creazione.
Sfrondata la frivola doratura
della notte
che si è concessa al giorno.
In eredità
calligrafia di ombre.
Paesaggi dipinti di verde
con le loro acque profetiche
affogati
nei vicoli ciechi delle tenebre.
Letto, sedia e tavolo
sgusciarono pian piano dalla stanza
seguendo i capelli dell'addio -
Tutto è migrato con te -
espropriati i miei beni -
Ora, mio adorato, mi bevi
le parole dal respiro
finché ammutolisco.
Sempre cercavi la perla, smarrita il giorno della tua
nascita.
Cercavi il bene posseduto, musica della notte nelle
orecchie.
Anima lambita dal mare, tu tuffatrice, fino al fondo.
Pesci, angeli del profondo, risplendevano nella luce
della tua ferita.
Commiato, parola da usignolo
Che esaurì il suo canto a Dio
Brocca di lacrime in cui qui e là
Un che di singhiozzante affogò.
Si bacia in te una coppia di rondini
Che sta per separarsi
Ti divide la morte, un flebile capello
Che amor da amore disgiunse?
Hai smarrito il tuo nome
ma il mondo accorre
e ti offre una buona scelta.
Scuoti la testa
ma il tuo amato
ti ha ritrovato un giorno l'ago nel pagliaio
Lo senti: già ti chiama.
Lontano all'aperto adagiata
nel sonno.
Fuggitiva
col grave bagaglio d'amore.
Un ambito lieve di sogni
come un parasole
nella verità.
Notte
notte
la veste corporea
tende il suo vuoto
mentre cresce lo spazio
via dalla polvere senza canto.
Mare
con profetiche lingue di spuma
rotola
sopra il sudario
finché il sole semina di nuovo
il dolore dardeggiante dei secondi.
Qui vi prendo prigioniere
voi parole
come voi sillabandomi fino al sangue
mi prendete prigioniera
voi siete i miei battiti del cuore
contate il mio tempo
questo vuoto segnato da nomi
lasciate che guardi l'aligero
che canta
se no credo l'amore somigli alla morte.
Non gridano più
quando fa male
Uno sale sulle ferite dell'altro
ma non sono che nubi
dove loro passano
che spettrali poi gocciano.