Le migliori poesie di Pablo Neruda

Poeta, diplomatico e politico, nato martedì 12 luglio 1904 a Parral (Cile), morto domenica 23 settembre 1973 a Santiago del Cile (Cile)
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Scritta da: asterisco

Ho fame della tua bocca

Ho fame della tua bocca, della tua voce, del tuoi capelli
e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso,
non mi sostiene il pane, l'alba mi sconvolge,
cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno.

Sono affamato del tuo riso che scorre,
delle tue mani color di furioso granaio,
ho fame della pallida pietra delle tue unghie,
voglio mangiare la tua pelle come mandorla intatta.

Voglio mangiare il fulmine bruciato nella tua bellezza,
il naso sovrano dell'aitante volto,
voglio mangiare l'ombra fugace delle tue ciglia

e affamato vado e vengo annusando il crepuscolo,
cercandoti, cercando il tuo cuore caldo
come un puma nella solitudine di Quitratúe.
Pablo Neruda
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    Scritta da: Cheope

    In te la terra

    Piccola
    rosa,
    rosa piccina,
    a volte,
    minuta e nuda,
    sembra
    che tu mi stia in una
    mano,
    che possa rinchiuderti in essa
    e portarti alla bocca,
    ma
    d'improvviso
    i miei piedi toccano i tuoi piedi e la mia bocca le tue labbra,
    sei cresciuta,
    le tue spalle salgono come due colline,
    i tuoi seni si muovono sul mio petto,
    il mio braccio riesce appena a circondare la sottile
    linea di luna nuova che ha la tua cintura:
    nell'amore come acqua di mare ti sei scatenata:
    misuro appena gli occhi più ampi del cielo
    e mi chino sulla tua bocca per baciare la terra.
    Pablo Neruda
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      Scritta da: Ambra
      Non ti amo, se non perché ti amo.
      E dall'amarti al non amarti giungo.
      E dall'attenderti quando non t'attendo
      passa il mio cuore dal freddo al fuoco.
      Ti odio senza fine, e
      odiandoti ti cerco.
      E la misura del mio amor perduto,
      è non vederti e amarti come un cieco.
      Forse consumerà la luce di Gennaio,
      col suo raggio crudele il mio cuore intero,
      rubandomi la chiave della calma.
      In questa storia solo io muoio,
      e morirò d'amore perché t'amo.
      Perché t'amo amore, a Sangue e Fuoco!
      Pablo Neruda
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        Scritta da: Marilù Rossi

        Ormai sei mia

        Ormai sei mia. Riposa coi tuo sonno nel mio sonno.
        Amore, dolore, affanni, ora devono dormire.
        Gira la notte sulle sue ruote invisibili
        presso me sei pura come l'ambra addormentata.

        Nessuna più, amore, dormirà con i miei sogni.
        Andrai, andremo insieme per le acque del tempo.
        Nessuna viaggerà per l'ombra con me,
        solo tu, sempre viva, sempre sole, sempre luna.

        Ormai le tue mani aprirono i pugni delicati
        e lasciarono cadere dolci segni senza rotta,
        i tuoi occhi si chiusero come due ali grige,

        mentr'io seguo l'acqua che porti e che mi porta:
        la notte, il mondo, il vento dipanano il loro destino,
        e senza te ormai non sono che il tuo sogno solo.
        Pablo Neruda
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          Scritta da: Elisa Iacobellis

          La canzone disperata

          Il tuo ricordo emerge dalla notte in cui sono.
          Il fiume riannoda al mare il suo lamento ostinato.

          Abbandonato come i moli all'alba.
          È l'ora di partire, oh abbandonato!

          Sul mio cuore piovono fredde corolle.
          Oh sentina di rifiuti, feroce tana di naufraghi!

          In te si accumularono le guerre e i voli.
          Da te innalzarono le ali gli uccelli del canto.

          Tutto hai inghiottito, come la lontananza.
          Come il mare, come il tempo. Tutto in te fu naufragio!

          Era l'ora felice dell'assalto e del bacio.
          L'ora dello stupore che ardeva come un faro.

          Ansietà di nocchiero, furia di palombaro cieco,
          torbida ebbrezza d'amore, tutto in te fu naufragio!

          Nell'infanzia di nebbia la mia anima alata e ferita.
          Scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!

          Ti attaccasti al dolore, ti aggrappasti al desiderio.
          Ti abbatté la tristezza, tutto in te fu naufragio!

          Feci retrocedere la muraglia d'ombra,
          andai oltre il desiderio e l'atto.

          Oh carne, carne mia, donna che amai e persi,
          te, in quest'ora umida, evoco e canto.

          Come una coppa albergasti l'infinita tenerezza,
          e l'infinito oblio t'infranse come una coppa.

          Era la nera, nera solitudine delle isole,
          e lì, donna d'amore, mi accolsero le tue braccia.

          Era la sete e la fame, e tu fosti la frutta.
          Erano il dolore e le rovine, e tu f osti il miracolo.

          Ah donna, non so come hai potuto contenermi
          nella terra della tua anima, nella croce delle tue braccia!

          Il mio desiderio di te fu il più terribile e corto,
          il più sconvolto ed ebbro, il più teso e avido.

          Cimitero di baci, c'è ancora fuoco nelle tue tombe,
          ancora ardono i grappoli sbeccuzzati d'uccelli.

          Oh la bocca morsa, oh le baciate membra,
          oh gli affamati denti, oh i corpi intrecciati.

          Oh la copula pazza di speranza e di vigore
          in cui ci annodammo e ci disperammo.

          E, la tenerezza, lieve come l'acqua e la farina.
          E la parola appena incominciata sulle labbra.

          Questo fu il mio destino e in esso viaggiò il mio anelito,
          e i n esso cadde il mio anelito, tutto in te fu naufragio!

          Oh sentina di rifiuti, in te tutto cadeva,
          che dolore non spremesti, che dolore non ti soffoca.

          Di caduta in caduta ancora fiammeggiasti e cantasti.
          In piedi come un marinaio sulla prua di una nave.

          Ancora fioristi in canti, ancora prorompesti in correnti.
          Oh sentina di rifiuti, pozzo aperto e amaro.

          Pallido palombaro cieco, sventurato fromboliere,
          scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!

          È l'ora di partire, la dura e fredda ora
          che la notte lega ad ogni orario.

          Il cinturone rumoroso dei mare cinge la costa.
          Sorgono stelle fredde, emigrano neri uccelli.

          Abbandonato come i moli nell'alba.
          Solo l'ombra tremula si contorce nelle mie mani.

          Ah più in là di ogni cosa. Ah più in là di ogni cosa.

          È l'ora di partire. Oh abbandonato!
          Pablo Neruda
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            Scritta da: Valeria S

            Per il mio cuore

            Per il mio cuore basta il tuo petto,
            per la tua libertà bastano le mie ali.
            Dalla mia bocca arriverà fino in cielo
            ciò che stava sopito sulla tua anima.

            È in te l'illusione di ogni giorno.
            Giungi come la rugiada sulle corolle.
            Scavi l'orizzonte con la tua assenza.
            Eternamente in fuga come l'onda.

            Ho detto che cantavi nel vento
            come i pini e come gli alberi maestri delle navi.
            Come quelli sei alta e taciturna.
            E di colpo ti rattristi, come un viaggio.

            Accogliente come una vecchia strada.
            Ti popolano echi e voci nostalgiche.
            Io mi sono svegliato e a volte migrano e fuggono
            gli uccelli che dormivano nella tua anima.
            Pablo Neruda
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              Qui ti amo.
              Tra i pini scuri si srotola il vento.
              Brilla fosforescente la luna su acque erranti.
              Passano giorni uguali, inseguendosi l'un l'altro.

              Si dirada la nebbia in figure danzanti.
              Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto.
              A volte una vela. Alte, alte stelle.

              O la croce nera di una nave.
              Solo.
              A volte mi alzo all'alba e persino la mia anima è umida.
              Suona, risuona il mare lontano.
              Questo è un porto.
              Qui io ti amo.

              Qui io ti amo e invano l'orizzonte ti occulta.
              Ti sto amando anche in mezzo a queste cose fredde.
              A volte vanno i miei baci su quelle navi gravi,
              che corrono sul mare dove non arriveranno.
              Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore.

              Sono più tristi le banchine quando ormeggia la sera.
              Si stanca la mia vita inutilmente affamata.
              Amo quel che non ho. Tu sei così distante.
              La mia noia lotta con lenti crepuscoli.
              Ma poi giunge la notte e inizia a cantarmi.
              La luna proietta la sua pellicola di sogno.

              Mi guardano con i tuoi occhi le stelle più grandi.
              E poiché io ti amo, i pini nel vento
              vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie metalliche
              Pablo Neruda
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                Scritta da: MesaQueen
                Saprai che non t'amo e che t'amo
                perché la vita è in due maniere,
                la parola è un'ala del silenzio,
                il fuoco ha una metà di freddo.
                Io t'amo per cominciare ad amarti,
                per ricominciare l'infinito,
                per non cessare d'amarti mai:
                per questo non t'amo ancora.
                T'amo e non t'amo come se avessi
                nelle mie mani le chiavi della gioia
                e un incerto destino sventurato.
                Il mio amore ha due vite per amarti.
                Per questo t'amo quando non t'amo
                e per questo t'amo quando t'amo.
                Pablo Neruda
                Composta martedì 14 giugno 2011
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                  Scritta da: Rea

                  Il tuo sorriso

                  Toglimi il pane, se vuoi,
                  toglimi l'aria, ma
                  non togliermi il tuo sorriso.

                  Non togliermi la rosa,
                  la lancia che sgrani,
                  l'acqua che d'improvviso
                  scoppia nella tua gioia,
                  la repentina onda
                  d'argento che ti nasce.

                  Dura è la mia lotta e torno
                  con gli occhi stanchi,
                  a volte, d'aver visto
                  la terra che non cambia,
                  ma entrando il tuo sorriso
                  sale al cielo cercandomi
                  ed apre per me tutte
                  le porte della vita.

                  Amore mio, nell'ora
                  più oscura sgrana
                  il tuo sorriso, e se d'improvviso
                  vedi che il mio sangue macchina
                  le pietre della strada,
                  ridi, perché il tuo riso
                  sarà per le mie mani
                  come una spada fresca.

                  Vicino al mare, d'autunno,
                  il tuo riso deve innalzare
                  la sua cascata di spuma,
                  e in primavera, amore,
                  voglio il tuo riso come
                  il fiore che attendevo,
                  il fiore azzurro, la rosa
                  della mia patria sonora.

                  Riditela della notte,
                  del giorno, delle strade
                  contorte dell'isola,
                  riditela di questo rozzo
                  ragazzo che ti ama,
                  ma quando apro gli occhi
                  e quando li richiudo,
                  quando i miei passi vanno,
                  quando tornano i miei passi,
                  negami il pane, l'aria,
                  la luce, la primavera,
                  ma il tuo sorriso mai,
                  perché io ne morrei.
                  Pablo Neruda
                  Composta lunedì 6 settembre 2010
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