Le migliori poesie di Pablo Neruda

Poeta, diplomatico e politico, nato martedì 12 luglio 1904 a Parral (Cile), morto domenica 23 settembre 1973 a Santiago del Cile (Cile)
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Scritta da: Rea

Il tuo sorriso

Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.

Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d'improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.

Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d'aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.

Amore mio, nell'ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchina
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.

Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.

Riditela della notte,
del giorno, delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.
Pablo Neruda
Composta lunedì 6 settembre 2010
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    Scritta da: Valeria S

    È oggi

    È oggi: tutto l'ieri andò cadendo
    entro dita di luce e occhi di sogno,
    domani arriverà con passi verdi:
    nessuno arresta il fiume dell'aurora.
    Nessuno arresta il fiume delle tue mani,
    gli occhi dei tuoi sogni, beneamata,
    sei tremito del tempo che trascorre
    tra luce verticale e sole cupo,
    e il cielo chiude su te le sue ali
    portandoti, traendoti alle mie braccia
    con puntuale, misteriosa cortesia.
    Per questo canto il giorno e la luna,
    il mare, il tempo, tutti i pianeti,
    la tua voce diurna e la tua pelle notturna.
    Pablo Neruda
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      Scritta da: Valeria S

      Chino sulle sere

      Chino sulle sere tiro le mie tristi reti
      ai tuoi occhi oceanici.

      Lì si distende e arde nel più alto fuoco
      la mia solitudine che fa girare le braccia come un naufrago.

      Faccio rossi segnali ai tuoi occhi assenti
      che ondeggiano come il mare sulla riva di una faro.

      Conservi solo tenebre, donna distante e mia,
      dal tuo sguardo emerge a volte la costa del terrore.

      Chino sulle sere getto le mie tristi reti
      in quel mare che scuote i tuoi occhi oceanici.

      Gli uccelli notturni beccano le prime stelle
      che scintillano come la mia anima quando ti amo.

      Galoppa la notte sulla sua cavalla cupa
      spargendo spighe azzurre sul prato.
      Pablo Neruda
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        Il vento è un cavallo:
        senti come corre
        per il mare, per il cielo.

        Vuol portarmi via: senti
        come percorre il mondo
        per portarmi lontano.

        Nascondimi tra le tue braccia
        per questa notte sola,
        mentre la pioggia rompe
        contro il mare e la terra
        la sua bocca innumerevole.

        Senti come il vento
        mi chiama galoppando
        per portarmi lontano.

        Con la tua fronte sulla mia fronte,
        con la tua bocca sulla mia bocca,
        legati i nostri corpi,
        all’amore che che brucia,
        lascia che il vento passi
        senza che possa portarmi via.

        Lascia che il vento corra
        coronato di spuma,
        che mi chiami e mi cerchi
        galoppando nell’ombra,
        mentre, sommerso,
        sotto i tuoi grandi occhi,
        per questa notte sola
        riposerò, amor mio.
        Pablo Neruda
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          Forse sono ferito senza sanguinare

          Forse sono ferito senza sanguinare
          da un raggio della tua vita
          e a mezza selva mi trattiene l'acqua:
          la pioggia che cade col suo cielo.

          Allora tocco il cuore madido:
          lì so che i tuoi occhi penetrarono
          la regione estesa del dolore
          e un sussurro d'ombra sorge solo:

          Chi è? Chi è? Ma non ebbe nome
          la foglia o l'acqua oscura che palpita
          a mezza selva, sorda, sul cammino,

          e così, amor mio, seppi che fui ferito
          e lì nessuno parlava, solo l'ombra,
          la notte errante, il bacio della pioggia.
          Pablo Neruda
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            Chiedo silenzio

            Ora, lasciatemi tranquillo
            Ora, abituatevi senza di me.
            Io chiuderò gli occhi.
            E voglio solo cinque cose,
            cinque radici preferite.
            Uno è l'amore senza fine.
            La seconda è vedere l'autunno.
            Non posso vivere senza vedere che le foglie
            volino e tornino alla terra.
            La terza è il grave inverno,
            la pioggia che ho amato, la carezza
            del fuoco nel freddo silvestre.
            La quarta cosa è l'estate
            rotonda come un'anguria.
            La quinta cosa sono i tuoi occhi.
            Matilde mia, bene amata,
            non voglio dormire senza i tuoi occhi,
            non voglio esistere senza che tu mi guardi:
            io muto la primavera
            perché tu continui a guardarmi.
            Amici, questo è ciò che voglio,
            È quasi nulla e quasi tutto.
            Pablo Neruda
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              Scritta da: Marianna Mansueto

              Sete di te m'incalza

              Sete di te m'incalza nelle notti affamate.
              Tremula mano rossa che si leva fino alla tua vita.
              Ebbra di sete, pazza di sete, sete di selva riarsa.
              Sete di metallo ardente, sete di radici avide.
              Verso dove, nelle sere in cui i tuoi occhi non vadano
              in viaggio verso i miei occhi, attendendoti allora.

              Sei piena di tutte le ombre che mi spiano.
              Mi segui come gli astri seguono la notte.
              Mia madre mi partorì pieno di domande sottili.
              Tu a tutte rispondi. Sei piena di voci.
              Ancora bianca che cadi sul mare che attraversiamo.
              Solco per il torbido seme del mio nome.
              Esista una terra mia che non copra la tua orma.
              Senza i tuoi occhi erranti, nella notte, verso dove.

              Per questo sei la sete e ciò che deve saziarla.
              Come poter non amarti se per questo devo amarti.
              Se questo è il legame come poterlo tagliare, come.
              Come, se persino le mie ossa hanno sete delle tue ossa.
              Sete di te, sete di te, ghirlanda atroce e dolce.
              Sete di te, che nelle notti mi morde come un cane.
              Gli occhi hanno sete, perché esistono i tuoi occhi.
              La bocca ha sete, perché esistono i tuoi baci.
              L'anima è accesa di queste braccia che ti amano.
              Il corpo, incendio vivo che brucerà il tuo corpo.
              Di sete. Sete infinita. Sete che cerca la tua sete.
              E in essa si distrugge come l'acqua nel fuoco.
              Pablo Neruda
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                Scritta da: Elisa Iacobellis
                Mi piace quando taci
                Mi piace quando taci perché sei come assente,
                e mi ascolti da lungi e la mia voce non ti tocca.
                Sembra che gli occhi ti sian volati via
                e che un bacio ti abbia chiuso la bocca.
                Poiché tutte le cose son piene della mia anima
                emergi dalle cose, piene dell'anima mia.
                Farfalla di sogno, rassomigli alla mia anima,
                e rassomigli alla parola malinconia.
                Mi piace quando taci e sei come distante.
                E stai come lamentandoti, farfatta turbante.
                E mi ascolti da lungi, e la mia voce non ti raggiunge:
                lascia che io taccia col tuo silenzio.
                Lascia che ti parli pure col tuo silenzio
                chiaro come una lampada, semplice come un anello.
                Sei come la notte, silenziosa e costellata.
                Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.
                Mi piace quando taci perché sei come assente.
                Distante e dolorosa, come se fossi morta.
                Allora una parola, un sorriso bastano.
                E son felice, felice che non sia così.
                Pablo Neruda
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                  Puedo escribir los versos más tristes esta noche

                  Puedo escribir los versos más tristes esta noche
                  Escribir, por ejemplo: "La noche està estrellada,
                  y tiritan, azules, los astros, a lo lejos."
                  El viento de la noche gira en el cielo y canta.
                  Puedo escribir los versos más tristes esta noche.
                  Yo la quise, y a veces ella también me quiso.
                  En las noches como esta la tuve entre mis brazos.
                  La besè tantas veces bajo el cielo infinito.
                  Ella me quiso, a veces yo también la quería.
                  Cómo no haber amado sus grandes ojos fijos.
                  Puedo escribir los versos más tristes esta noche.
                  Pensar que no la tengo. Sentir que la he perdido.
                  Oir la noche inmensa, más inmensa sin ella.
                  Y el verso cae al alma como al pasto el rocío.
                  Què importa que mi amor no pudiera guardarla.
                  La noche esta estrellada y ella no està conmigo.
                  Eso es todo. A lo lejos alguien canta. A lo lejos.
                  Mi alma no se contenta con haberla perdido.
                  Como para acercarla mi mirada la busca.
                  Mi corazón la busca, y ella no està conmigo.
                  La misma noche que hace blanquear los mismos árboles.
                  Nosotros, los de entonces, ya no somos los mismos.
                  Ya no la quiero, es cierto, pero cuánto la quise.
                  Mi voz buscaba el viento para tocar su oído.
                  De otro. Serà de otro. Como antes de mis besos.
                  Su voz, su cuerpo claro. Sus ojos infinitos.
                  Ya no la quiero, es cierto, pero tal vez la quiero.
                  Es tan corto el amor, y es tan largo el olvido.
                  Porque en noches como esta la tuve entre mis brazos,
                  mi alma no se contenta con haberla perdido.
                  Aunque este sea el ultimo dolor que ella me causa,
                  y estos sean los ultimos versos que yo le escribo.
                  Pablo Neruda
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