Vorrei sedermi vicino a te in silenzio, ma non ne ho il coraggio: temo che il mio cuore mi salga alle labbra. Ecco perché parlo stupidamente e nascondo il mio cuore dietro le parole. Tratto crudelmente il mio dolore per paura che tu faccia lo stesso.
Credevo che il mio viaggio fosse giunto alla fine mancandomi oramai le forze. Credevo che la strada davanti a me fosse chiusa e le provviste esaurite. Credevo che fosse giunto il tempo di trovare riposo in una oscurità pregna di silenzio. Scopro invece che i tuoi progetti per me non sono finiti e quando le parole ormai vecchie muoiono sulle mie labbra nuove melodie nascono dal cuore; e dove ho perduto le tracce dei vecchi sentieri un nuovo paese mi si apre con tutte le sue meraviglie.
Amica mia, questa sera mi sembra che, attraverso mondi innominabili dove già siamo vissuti, abbiamo lasciato il ricordo della nostra unione, Tu e Io. Quando leggo antiche leggende, ispirate da passioni spente, oggi, mi sembra che una volta eravamo una persona sola, Tu e Io e che la memoria ritorni a quel tempo...
Donna, non sei soltanto l'opera di Dio, ma anche degli uomini, che sempre ti fanno bella con i loro cuori. I poeti ti tessono una rete con fili di dorate fantasie; i pittori danno alla tua forma sempre nuova immortatlità. Il mare dona le sue perle; le miniere il loro oro, i giardini d'estate i loro fiori per adornarti, per coprirti, per renderti sempre più preziosa. Il desiderio del cuore degli uomini ha steso la sua gloria sulla tua giovinezza. Per metà sei donna, e per metà sei sogno.
Finisci allora quest'ultima canzone e separiamoci. Scorda questa notte ora che la notte è finita Chi cerco di serrare tra le braccia? I sogni non si possono far prigionieri. Con mani avide stringo al mio cuore il vuoto, ed esso mi ferisce il petto.
Tu mi prendesti per mano e mi traesti al Tuo fianco, mi facesti sedere su l'alto seggio al cospetto di tutti gli uomini; ond'io divenni timido, incapace di muovermi e di seguitar la mia via; esitante e scongiurante a ogni passo che non avessi a urtare in una loro spina insidiosa. Alfine son liberato! Il colpo è giunto, stride l'insulto, il mio posto è là, giri nella polvere. Ormai dinanzi a me sono aperti i sentieri. Aperte ho l'ali al desiderio del cielo, Vado a raggiungere le stelle cadenti della mezzanotte, vado a precipitarmi nell'ombra profonda. Somiglio a nuvola estiva in balia dell'uragano, la quale, gettato via l'aureo diadema, appende la folgore come spada a una catena di lampi. Corro con folle gioia giù pel sentiero polveroso del reietto; m'avvicino alla Tua, finale accoglienza. Il bimbo trova la madre quando ne lascia il grembo. Quando io vengo separato da Te, sbandito dalla Tua casa, sono libero di contemplare il Tuo volto.
Non so come tu canti, mio signore! Sempre ti ascolto in silenzioso stupore. La luce della tua musica illumina il mondo. Il soffio della tua musica corre da cielo a cielo. L'onda sacra della tua musica irrompe tra gli ostacoli pietrosi e scorre impetuosa in avanti.
Il cuore anela di unirsi al tuo canto, ma invano cerco una voce. Vorrei parlare, ma le mie parole non si fondono in canti e impotente grido. Hai fatto prigioniero il mio cuore nelle infinite reti della tua musica.
Se l'amore deve essermi negato, perché il mattino spezza il suo cuore in canzoni, e perché questi sospiri che il vento del sud disperde tra le foglie appena spuntate ?
Se l'amore deve essermi negato, perché porta la notte, in dolente silenzio, la pena delle stelle ?
E perché questo folle cuore getta getta sconsideratamente la speranza su un mare la cui fine non conosce ?