Mi appresto alla vista sacra della Madonna del Sorbo i miei passi scricchiolano sul selciato solo rumore di brezza e il ticchettio di un Picchio verde accompagnano la mia ombra all'improvviso il cuore si fa meraviglia si apre la valle feconda tra chiazze di fiori e ginestre... ramingano i buoi ogni tanto il gorgoglio delle placide acque del Cremera rompono il silenzio della natura tra i cespugli un usignolo di fiume accompagna il mio passare lo zaino del viaggio comincia a pesare. Dal culmine della collina i tetti di Formello cominciano a prendere ordine il mio vecchio bordone passa l'arco di Porta da Capo l'immagine di un Cristo mi accoglie a braccia aperte l'anima si rallegra sfioro il Palazzo Chigi con il suo maestoso portale intravedo lo scrigno del chiostro abbraccio con lo sguardo questo disegno d'ingegno umano la piazza si riempie di sillabe che diventano parole di stupore dei Romei stanchi nella risega dell'angolo c'è la Chiesa di San Lorenzo con la sua meridiana per il tempo antico il bordone avanza tra le fessure del paese la luce interrompe il suo viaggio tra i tetti e le case del Borgo dei Chigi petali di gerani seguono la voce del vento anguste viuzze animate da gatti salutano il passare del pellegrino interrogo i miei passi tra sogni e speranze adesso so... di non avere più confini l'ultimo campanile della chiesa di San Michele Arcangelo contempla l'agro veientano il tramonto si adagia sul borgo che guarda Roma mentre le stelle mi aspetteranno a San Pietro.
Un giorno preso dallo sconforto, sprofondai nel letto, rivolsi lo sguardo sul soffitto, rimasi fisso sul bianco cercando l'impossibile, chiusi gli occhi e mi ritrovai nel mio "Deserto di Accona", alzai i piedi sulla parete dove poggiava la spalliera del letto e mimando i movimenti cominciai a camminare nella strada polverosa. Sentivo nuovamente il rumore dei miei passi e lo sguardo si perdeva nelle colline argillose e nelle biancane in quel lembo di terra Toscana, dove amavo camminare e dove la Francigena regalava emozione e sussulti. E lì che cominciò il mio viaggio primordiale, fatto di sofferenza e cuore, procedevo su quell'immenso disegno della natura piegato dall'arcano lavoro dei contadini, ogni passo sprofondava nella polvere liberandomi dall'angoscia e dal tempo. Si... quel tempo che mi aveva relegato tra le mura di casa e dove l'unica via di uscita era la finestra ad occidente con i suoi tramonti.
E mi hai fatto innamorare di te Svegliarsi... ed incontrare i tuoi occhi che raccontano la notte mentre l'aroma del caffè ci cattura con il suo desiderio facciamo i conti con il tempo mentre cerchiamo di rubare gli ultimi istanti di noi ti avvicini... appoggiando la testa sul mio petto mentre le parole... riempiono la stanza di sogni cerco ancora i tuoi occhi... mentre le mie dita si soffermano sulle tue labbra per fermare le parole... sento il tuo respiro... lieve come un bacio adesso siamo una cosa sola. Mi regali un sorriso... sarà la mia coperta d'amore contro l'inevitabile malinconia... di quando ti penserò e benedirò quel giorno... quando mi hai fermato per strada e mi hai fatto innamorare di te.
Il cuore tra la Val d’Orcia e l’Amiata "lo sguardo si perde sulle terre dell’Orcia tra terra e stoppie … vola sui borghi silenti di Montegiovi e Montenero con le rondini respira il tepore dell’ultimo sole aspetto la sera, tra la val d’Orcia, e l’ombra del gigante Il tramonto chiude il giorno in terra di Maremma Il monte sacro ai Tirreni piano, piano, sparisce nel respiro della sera. Luci di borghi sospesi punteggiano la notte quieta. Una leggera brezza sale verso i colli e si perde nei vicoli bui dei paesi già addormentati. La notte si fa piena di luci dall’infinito. Si aspetta l’alba con la sua foschia e i suoi rumori per ridestare... l’incanto. Rimango con il ricordo chiuso nelle parole e con il cuore tra la val d’Orcia e l’Amiata".
Dentro i tuoi occhi Potrei essere invisibile per questo mondo che non trattiene il respiro per un'emozione potrei essere una bolla di sapone tra le mani di un bambino potrei essere inchiostro nella penna di un poeta. Vorrei essere il sentimento di un sogno e il bagaglio dei nostri ricordi. Vorrei perdermi nella dolcezza di un bacio e nella tenerezza di un abbraccio. E poi mi accorgo che sono... dentro i tuoi occhi.
Il Canuto viaggiatore guarda le colline speziate di ginestre l'odore della terra bagnata da una lieve pioggia entra nella sua pelle la sua matita ferma l'immagine del tempo i suoi passi rompono l'attonito silenzio secolare George Dennis si trova davanti le spoglie opime di Veio l'antagonista della stirpe di Romolo il viaggiatore del tempo si ferma... il suo sguardo spazia verso l'orizzonte che prende la forma di montagne a oriente e intorno fertile terra, orgiata da messi dì grano Dennis chiude gli occhi ode ancora il canto sommesso dell'etrusco che si perde in un mare di papaveri rossi un piccolo bambino lo guarda curioso gli corre incontro, lo accarezza con tenerezza gli sorride e poi sparisce io sono tornato sulle ombre di George Dennis ho chiuso gli occhi ho preso la matita... e ho fermato il tempo Il tempo dei ricordi, di sorrisi arcaici di terre lontane al di là delle stelle, e delle colonne d'ercole si è fatta sera, la terra sa di bagnato e di storia antica. ripercorro il sentiero che da Campetti porta alla cascata del Piordo ritorno con i pensieri al racconto di Dennis e al ricordo del bambino di Veio forse quel bambino... ero io.
Mi ricordo ancora il cartello con la scritta Roma sulla via trionfale dì fianco correva la linea ferroviaria una trincea tra la periferia e la campagna Monte Mario per gli occhi dì un bambino era il balcone su Roma Le strade che penetravano tra i spazi vuoti lasciati da un'edilizia della domenica e dei pochi soldi un anderivieni di regioni e di dialetti sulle strade e sui balconi fili di panni colorati spaziavano nel cielo di carta angoli dì negozi, dì visi che ti sembravano immortali come le storie che narravano sentivi verso sera l'odore di legno buono l'odore di farina e pomodoro dell'osteria di Peppinella questa era Monte Mario negli occhi di un bambino nelle giornate di giochi sotto il cortile nel cambiare delle cose di un pallone di cuoio orfano del suo campetto nel girovagare con gli amici, in cerca della luna a via Torrevecchia nel rintoccare delle campane che ricordavano che era domenica sul ciglio dell'Insugherata verso notte a mirare lanterne di lucciole su Roma lontana quando tornavi con il bus dal centro tornavi a casa.... sì a casa cara Monte Mario ti ho amata, sedotta, ma non ti ho mai abbandonata.
Quello che riesco meglio è fermare il tempo con la penna fissare le parole nella tavolozza dei pensieri lasciare andare il cuore dove trova rifugio sentire la vita nelle punte delle dita soffermare lo sguardo nel tramonto del giorno cercare negli occhi di un sognatore il suo cammino affittare le stelle e la luna a un amore distratto togliere la tristezza di una lacrima... con la forza di un sorriso poi si ritorna sul foglio bianco dove con pazienza... le parole prendono i colori dell'autunno o della primavera.
Sono qui... su questa polvere che parla di storia come ogni pellegrino sono in viaggio con me stesso sfiorerò campi di grano con la mano la pioggia accompagnerà i miei passi i lampi illumineranno i borghi sospesi fili di cipressi seguiranno l'orizzonte dei miei pensieri mari di papaveri saranno sospinti dalle mie parole incontrerò occhi curiosi di giostre di bambini il sole e la luna saranno il mio cielo attraverserò il mio deserto... dove non ci sarà fretta e tristezza ci saranno momenti in cui mi ritroverò e il momento in cui mi mancherà la tua carezza seguirò quel ciglio di strada che mi porterà a Roma sarà il viaggio dell'anima e della nostalgia ci saranno le stelle tremolanti a rischiarare i miei passi stanchi ci saranno i sogni dei giusti a farmi compagnia ci saranno i ricordi delle foglie degli uomini e alla fine... avrò trovato me stesso.
Da Ponte Sant'Angelo vedo riflessa dentro lo scorrere del Tevere la croce del cupolone rimani reiterato dall'emozione lo sguardo segue il filare dei palazzi il susseguirsi di tetti e chiome di alberi tutto si fonde con l'accingersi del tramonto come questi pensieri che si tramutano in passi verso il Pantheon catturi l'occhio del ciclope in uno scatto poi ti ritrovi in volo sulla barocca piazza Navona dove tra i passanti scorgi in Agone l'anonimo atleta romano ma il bello sono tutte queste viuzze legate con il battesimo a vecchi mestieri con i loro inattesi portoni, le loro finestre sornione e nei volti che sfiori intravedi la storia e ti accorgi che è questa Roma poi ci sei tu, tra questi muri colorati tra i rami degli alberi verso il mattino tra i passi e i rumori del tempo alla prima volta che ti ho incontrata e ti accorgi che la grande bellezza era il tuo viso e il tuo sorriso.