Rimani avvolto nelle parole sparse sulla soglia dell'anima, cercando di misurare il tempo, che ti separa dall'ora del tramonto. Pregno nei tuoi silenzi l'odore umido delle scarpe al ritorno dal campo, su sentieri di spighe ferite dalla falce. Farfalle rosa accendono lo sguardo, ora spento, ora intriso di coraggio. Le mani avvizzite, tremule, a raccogliere istanti da stampare sul quaderno dei rimpianti. La danza sinuosa delle lucciole a far luce dentro vasi rubati all'infanzia, ora musica nel cuore. Il capo chino su spalle consunte da una vita. Il grido, in fondo alla gola, poggiato sulla luce fioca di un cero. Padre, l'ombra della luna posa lievi malinconie. Sulle rughe, frammenti di stelle, nel tuo dolce sonno un caldo sorriso.
Amo i tuoi silenzi, interrogano il cuore, pregni di tristezza. Amo il tuo sguardo lievemente illuminato dalla luce dell'aurora. Amo le tue dita, che scivolano sul mio corpo, e giocano a rincorrere sensazioni. Il respiro, un soffio leggero sussurrato appena Solo io lo posso sentire. Parla di te, della tua passione, del tuo sogno proibito, che si libra nell'aria come un aquilone abbracciato al vento. Paga di tenerezza tra le mie dita s'intreccia un gioiello. La magia dell'incontro, Il potere del ricordo, Il sapore dei nostri corpi, sorpresi all'alba di un nuovo giorno.
Ricordo una strada distante dalle mura del mondo, che avanzava leggera presso il tuo sguardo innalzato in un cielo inebriato di lampi ribelli e stelle immutabili, come quei sogni rinchiusi nei nostri abbracci, convergenti nell'amore di quei pregiati giorni, tracciati ormai nella mente e di quelle notti sacre e indecifrabili, passate tra emozioni inedite cosparse anche di silenziose lacrime per non poterti dire di restare, soprattutto nei miei inverni.