Il giorno e la notte
Il giorno dietro a notte corre matto,
così come sua coda morde il gatto.
Ma un dì che le energie gli venner meno,
a notte disse "orsù, mettiamo un freno!
Chè il correr vano ormai m'ha un po' stancato,
propongo un riposino prolungato.
E se per te si può le spalle volgo
e della mia beltà disturbo tolgo!"
Rispose notte: "anch'io ti vengo dietro!
Nel senso - poi chiarì - che porgo il retro
e a zonzo me ne vò per strade e borghi
cercando di evitar gli odiati ingorghi".
La data della sosta era fissata,
ma l'ora, quella no, non fu pensata!
Volle a dimenticanza rimediare
la notte che si mise sù a pensare.
La scelta era di certo un rompicapo
ché se per notte il buio era ideale,
lo stesso non può dirsi del rivale
da luce illuminato fino al capo!
La notte, consapevole, decise
e sulle sette in punto l'ora mise.
Il compromesso giorno accolse presto
ché il buio alle ore sette non è pesto.
E d'altra parte a notte andava bene.
La luce delle sette si conviene
a chi un poco in penombra piace stare
senza da luce mai farsi abbagliare.
Non erano passate che due ore
dallo scoccar del tempo stabilito
che il patto scellerato e troppo ardito
mise a soqquadro il mondo e con rumore.
Il campanile più non riecheggiava
con l'orologio della torre in blocco,
non si sentiva più il suo bel rintocco,
e la cittadinanza in piazza a protestare.
Il padre a casa più non ritornava,
intrappolato dal suo capo ufficio
che con richieste a iosa lo torchiava
sfruttando l'occasion com'un auspicio.
A casa ormai la madre era distrutta,
i bimbi singhiozzanti ed assonnati
che avrebbero mangiato anche la frutta
per vincere una fame da allupati.
Non una cosa per il verso giusto
e il bello è che quei due provavan gusto
a rimirare il frutto dello scempio
creato da quel piano stolto ed empio.
La notte a giorno disse: "guarda in basso,
che ridere che fa il tasso barbasso,
con la sua gialla e lunga infiorescenza
non sa più se di luce fare senza!
Che dire poi dei grandi girasoli
che testa non san più dove girare.
Strabici diverranno, stà a guardare!
Vieppiù si sentiranno tristi e soli.".
Giorno soggiunse: "oh bella! Questo è niente
rispetto all'ape che già da due giorni
ronza vicino al fiore o nei dintorni
volando e vagheggiando inutilmente!
Si vede che a quel fiore manca tanto
la mia brillante e generosa luce
che sola in questo mondo, lei soltanto
la vita alla natura dona e induce!".
"Piuttosto - replicò seccata notte -
sonno ristorator chi lo consente?
Nulla, si sa, se non la qui presente
e se non converrai di darò botte,
finché la tua superbia avrai riposto
che il tuo stesso calor ti faccia arrosto!".
Al suon di quelle frasi rabbuiate
il giorno s'avvampò come non mai,
cacciando d'un sol colpo tutti i guai,
e se voi miei lettori o no vogliate,
la sua rincorsa eterna si riprese
con notte che le tinte sue più oscure
trovò fra quelle perse già da un mese
restituendo al mondo antiche cure.
Composta giovedì 15 agosto 2013
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