Scritta da: Silvana Stremiz

Incubo

A te mi legava un tenue filo
mentre t'immergevi negli anfratti
delle grotte marine popolate
di strani pesci colorati e di coralli;
poi mi apparivi sorridente
fra le onde che ti sommergevano
e portavi in mano una conchiglia
contorta che suonava come il mare.

Oh non andare più, giù nella buia
spelonca sommersa, figlio mio!
Tu non lo sai, ma il filo
esile che guida il tuo ritorno
è lo stesso che mi lega alla mia vita;
e basta un nonnulla per spezzarlo.

Che posso fare io, se questa corda
che ci unisce è tranciata da una selce?
Ti sento annaspare e tu ti perdi
nel buio labirinto; e più non trovi
l'uscita nascosta che porta in superficie.
Il respiro ti manca, i tuoi polmoni
stanno scoppiando e apri la bocca
ingurgitando acqua salata. Stai morendo.

Io so che è la tua fine,
mi tremano le gambe e sento
che la corda allentata si riavvolge.
Il sangue mi pulsa nelle tempie,
non so che cosa fare per salvarti!

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