Poetica dell'orizzonte
Come placidi fanciulli in spiaggia,
scrutate la rossa retta dell'orizzonte.
V'immaginate fatui arcipelaghi
e spiagge sospese sulle creste
dell'onde, ingentilite dalla scomparsa
della brezza marina. Regna la calma
su quelle sabbie immacolate.
S'avete l'ardore, cimentarsi ora
nella ricerca delle terre del tramonto!
Non giungerete oltre le colonne
d'Ercole, e già sarete naufraghi...
Caso volle ch'io bramassi prima
di voi l'impresa squisitamente amara,
tentando invano d'approdar ai lidi
d'un ignoto e compiuto paradiso.
Savio e sognatore son partito,
pazzo e sconvolto son tornato.
Scaraventato in balia di correnti
incontrollabili, fino all'estreme
porte del vizio e del volere mi son
emancipato con depravata grazia.
Ho provato tanta mestizia e
così forte la carica del furore,
che s'avessi avuto un compagno
ad allietarmi il ballo tra le schiume,
l'avrei felice affogato in mare.
Narran della mia lotta colle vele,
la raccontan come il mito d'Ulisse:
invece resto un granchio senza chele,
ché nella mia aspra peregrinazione
nulla ho avvinghiato, catturato.
Non c'è che la distesa di lapislazzuli
oltre l'orizzonte, ed è infinita.
E quella linea, quel vago bagliore,
ad oggi resta fuggitivo, rincorrerlo
rimane solo un deludente errore.
Ho spinto la mia esistenza oltre
la banale consistenza del volere;
v'è solo danza del caso.
dal libro "Versi dall'Orizzonte" di Alberto Jess
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