Deh foss'io certa almen ch'alcuna volta
voi rivolgeste a me l'alto pensiero,
conte, a cui per mio danno i cieli diêro
sì da' lacci d'Amor l'anima sciolta.
L'acerba pena mia nel petto accolta,
l'empia mercé del dispietato arciero,
i sospir, che 'n amor sola mi fêro,
avrian triegua talor o poca o molta.
Ma 'l sentirmi patir carca di fede,
senza muover pietade a chi mi strugge,
a chi contento i miei tormenti vede,
sì le speranze mie tronca et adugge
che, se Dio di rimedio non provede,
l'alma per dipartirsi freme e rugge.
dal libro "Rime. Vol. 2" di Gaspara Stampa
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