Scritta da: Silvana Stremiz
Poi ch'Amor mi ferì di crude ponte,
vostra mercé, qual sète vivo e vero,
v'ho scolpito nel fronte e nel pensiero,
sì che nessun sembiante più s'affronte.
Il viso stesso, il proprio stesso fronte,
il proprio ciglio umilemente altero,
gli occhi stessi, i due sol de l'emisfero,
le stesse grazie e le fattezze conte;
in questo il mio ritratto è dissimìle:
ché, qual mi sète, vi mostra alteretto,
là dove sète a tutti gli altri umìle.
Ora, per far ch'anch'io v'abbia perfetto,
per far ch'anch'io pur v'abbia a voi simìle,
emendate anche meco un tal difetto.

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