Dura è la stella mia, maggior durezza
è quella del mio conte: egli mi fugge,
ì seguo lui; altri per me si strugge,
ì non posso mirar altra bellezza.
Odio chi m'ama, ed amo chi mi sprezza:
verso chi m'è umìle il mio cor rugge,
e son umìl con chi mia speme adugge;
a così stranio cibo ho l'alma avezza.
Egli ognor dà cagione a novo sdegno,
essi mi cercan dar conforto e pace;
ì lasso questi, ed a quell'un m'attegno.
Così ne la tua scola, Amor, si face
sempre il contrario di quel ch'egli è degno:
l'umìl si sprezza, e l'empio si compiace.
dal libro "Rime. Vol. 2" di Gaspara Stampa
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