Scritta da: Silvana Stremiz

Scirocco

Mi sveglio con le nubi negli occhi,
lo specchio è uno schermo spento,
il vetro rigato d'acqua non da luce,
una lieve oscurità si diffonde attorno,
il giorno avanza timido e faticoso.

Il mare dall'alto sembra un vetro sfregiato,
le onde macchiano le rive stanche,
e il vento solleva nugoli di speranze,
le trasporta leggere sui tetti bagnati,
verso finestre di uomini annegati in un confuso silenzio.

Una vecchia donna guarda la piazza deserta,
chiusa tra la roccia e le case vuote.
Un gatto noioso chiama la sua fame,
gli alberi si stirano appena svegli
e i monti attorno forse sorridono.

È un giorno senza nome, senza numero,
caduto furtivo sulle nostre teste, ma non voluto,
eppure lentamente va vissuto e consumato,
come un regalo non desiderato, come la pioggia
che asciuga l'acqua solo con altra acqua.

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