Aprire.
E l'orrore, rarefarsi.
Nebbie di libertà, accadere.
Radici di dolore farsi autunno
e foglie caduche
nell'innesto d'ali in estroflessione d'immenso.
Apro.
Appena al di sotto delle ciglia d'ottobre,
appena al di sopra dei venti.
Restano margini d'avvenire,
resto io, futura,
ellissi cospirata tra sonni e veglie.
M'apro.
Spiragli sospesi tra le dita
e nocche in difesa.
Volo.
Il possibile è pelle,
guaina di cielo,
migrazione verso un'altra me.
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