Còricati adagio dietro la montagna con la gobba, sole, che sei stanco di un'altra giornata affannosa, piena di minuzie gigantesche e di lampi radi di realtà.
Adagio tìrati le coltri delle nubi a coprire il tuo sonno ed a lasciare la terra il mondo noi, me soprattutto a contendere all'animo meschino briciole e sprazzi di luce divina.
Ricordo nelle sere d'estate, dietro i vetri della finestra della cucina, a Grignasco, guardavo il sole rosseggiante tramontare dietro la "montagna con la gobba", come la chiamava mia nonna. E proprio il fatto che lei l'avesse battezzata così – chissà poi come si chiamava! – me la faceva immaginare vecchissima. E saggia, in qualche modo. Depositaria dei segreti del sole che, tramontando, certo si lasciava andare a qualche confidenza, come me, quando la mamma mi metteva a letto e rimboccava le coperte.
Proprio lì dietro il sole moriva d'estate, lasciando strie di vapori rossastri.
C'è una montagna con la gobba in ognuno di noi, ricetto delle malinconie e dei ricordi, favoriti dalla sera, fonte di fantasticheria per la notte.
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