L'arranco
Al fine d'onorare il suo carisma
che gl'animi seduce da fantasma
a Cacciatore dedico quest'inno
per dire dell'arranco, forse indarno.
A traghettare anime dall'altrui sponde
trovossi, per tant'anni, con Caronte.
La barca vecchia, non regge alla fort'onda
perciò s'adagia a spiaggia ch'è di fronte.
Nella palude incaglia e, lì affonda
ma il nocchiero tenta la fort'onda;
a nuove leve rivolge idee ardite
mentre le vecchie tenta tenere unite.
S'appresta, indi, a far la nuova conta
onde saper la schiera a quant'ammonta;
se al recupero tornar di vecchia barca
o di veliero issarsi d'altra marca.
La schiera di pria spera l'abbia ancora
e suffragio crescendo risulti ognora.
La ciurma che avea prima l'ha tuttora
e arricchita è ora più d'allora.
L'idee son chiare, non è dubbio alcuno:
La rotta invertire deve del naviglio
e indietro riportare tutti ed ognuno
e, non lasciare alcuno in quel groviglio.
Col fare suo suasivo e diligente
ad una ad una accosta la sua gente,
cerca persuadere chi digrigna il dente
e, qui, dimostra quanto ch'è valente.
Con le bandiere rosse ammainate
sono al ritorno stanche, amareggiate
quell'anime che pria avea deposto
in quello che diceva il giusto posto.
Era l'orgoglio del Partito rosso,
era la speme della gente mesta
or si è posato nel partito grosso
ed ha lasciato quella gente onesta.
Ah! Se in vita tornasse l'Alma eletta
resistere non saprebbe a tanto sfascio,
non capirebbe mai perché dalla riscossa
si sia adagiato sul disprezzato Fascio.
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