La debolezza paterna
Allorché l'animo invaso da timori
e dubbi spezzommi qual fuscello
lo corpo in due non odi, non rancori
nulla tenevo e nessun fardello
poiché la volontà s'era dissolta
e latitante qual fuggiasco ai boschi
iva veloce in cupa nebbia avvolta
pensieri abbandonando buoni e loschi.
Intorno ruotano i conosciuti affetti
d'ognuno m'avvidi la profond'amarezza
impressa al volto qual medaglia ai petti
per repente paterna debolezza.
Mi scossi allora e superai l'umana
incertezza rizzando il corpo, l'anima
svegliando, con piglio fermo e buona
rinnovata lena, mi fui qual ero prima.
Di ciascuno cogliendo ogni bisogno
di giorno in giorno mi fui tanto attento
quanto che a me pure quel fare parve sogno
giacché lo pensier mio non fu più spento.
Quanto saliente fosse lo star me bene
intesi che nell'altrui sminuivano le pene
e la tristezza che pria copria i volti
dissolta fu e prese lieti risvolti.
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