Ossessione
Tornò di nuovo
seguendomi nelle prime tenebre
l'ombra sua spettrale.
Nel tonfo di catene servili
furtivo tolsi il fuoco dal mio corpo,
nel risuono dei verbi dannati,
nel vento improvviso,
nello squarcio del tempo
che lacera
ore e antichi calendari.
Ma dall'oscurità rinacque
dal palpito vitale,
Fenice inattesa,
l'azzurra agonia.
Tornai nel vecchio maniero,
dal luogo dell'oblìo,
agitai i drappi del forse,
l'eco di ogni caso,
nella sete della pace,
e del passato che fu.
Ma da felicità perdute,
ritorno l'ossesso
nella nenia di poi:
"Né carne, né ora,
né nome, né donna.
Solo sogno, solo ombra,
strinsi a me,
persi".
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