la gatta di casa
Micetti appena nati, per levarseli regalavano,
nostra figlia, lì, t'ha visto, miagolavi a perdifiato,
a casa t'ha portato, con amore t'ha curato,
eri così piccina, che ci stavi in una mano,
grigio chiaro, tutta striata, col nome "Luna" t'ha chiamato.
Subito, della famiglia hai fatto parte,
sei cresciuta libera e prepotente,
della casa, ben presto la padrona, sei diventata,
tanti anni, sono passati e con noi tu sei rimasta,
anche quando, nostra figlia, di casa se n'è andata.
Tu gironzoli per casa, con incedere elegante,
salti su mobili e divani, scruti tutto, con la testa, fai capolino,
poi ci sali sulle ginocchia, per schiacciare un pisolino,
se siam tristi, pensierosi, con la zampetta, ci tocchi il viso,
vuoi una carezza, trasformi, la nostra maschera, in un sorriso.
È tardi, andiamo in camera a dormire,
quatta quatta, poco dopo, ti sentiamo saltar sul letto,
fai un giro d'ispezione, poi le unghie affondi per
ammorbidir il tuo giaciglio, fino che ti sdrai, qui sul petto,
ti lasci dondolare, dal respiro regolare.
Or si dice, gli animali non capiscono,
quando viene nostra figlia, i suoi avi, a trovare,
per la gatta, non esistiamo, la segue come un cagnolino,
di staccarsi da lei non vuole, il ricordo
di quand'era piccolina, la prima ad amare.
seilion1.
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