A Giovanni L.
La notizia arrivò col riverbero dello sparo,
tuono nelle nostre vite acerbe,
e segnò per sempre il cuore di ognuno.
Compagno di scuola
inutile fardello di un giorno di Pasqua,
respiro pesante e solitudine,
sogni strappati come petali a terra.
Il dopo, una corsa ad ostacoli,
rimossa la sedia vuota,
imparammo a convivere
col silenzio dell'assenza,
di una parola fraintesa,
di un pensiero lontano che non muore,
soffio leggero che non sa svanire.
Ancora ti cerco
fra domande abbandonate,
ormeggi vuoti di un tempo ormai concluso,
sussurro fra le mie parole,
in preghiera, la sera.
Potessi
regalarti colori intensi come desideri,
brillanti al sole,
ti stringerei figlio mio,
fino al mattino.
Ti racconterei
che ho rincontrato lo sguardo ferito,
un freddo dicembre,
disperazione e follia,
una ragazzina in fuga, fragile.
Tremava,
con te l'ho raccolta e riscaldata
rosa profumata,
sbocciata fra le mie dita.
Composta mercoledì 29 febbraio 2012
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