Una lenta morte
Penetro nel suono
come una cuspide affilata,
come un angelo dimenticato
dalle grazie del firmamento.
Lento, mi lascio scolpire,
stendere, rilassare.
Mi lascio andare, in questo bagno
di gioia luminosa, chiudendo gli occhi
per vedere nel sonno quello che accadrà.
Le mie membra si fanno leggere,
s'abbandonano lievi nel vento,
come foglie variopinte, colpite
dalla rugiada durante il mite autunno.
Ascolto la mia pelle vibrare
come tante farfalle migranti.
Leggo, dolci suoni vaporosi
mentre macchine infernali
costruiscono gabbie d'acciaio
per i miei sogni, per la mia notte.
Odo vascelli imperiali
solcare le tiepide acque
di questo madido pensiero.
Muoio in un deserto di ghiaccio,
in una culla di profondi respiri,
mentre cavalli meccanici, forgiati
in ferro e avorio, cavalcano con furia
le mie vertebre doloranti, corrose
dall'acido del battito ancestrale.
Una folla mi acclama,
sorride eterea
durante la mia passione.
S' apre una porta tra le nubi,
un cancello di luce
al di sopra dei volti
e delle foreste innevate.
Sciolgo qui le mie vene,
in un canto di cigni lontani,
guardando il cielo incupirsi
e le madri morire, davanti
i propri figli, i loro avi
e questa marcia di cadaveri ansiosi.
Composta venerdì 16 novembre 2012
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