La luce d'un'estate in una fortezza
È un'estate degli schiavi d'una guerra
priva d'un ideale per la patria non amata.
I raggi dorati e bollenti del sole
spaccano le pietre di granito
d'una fortezza in cui si pone rifugio
nelle ore di tregua dell'aspra battaglia.
Una vita animalesca, d'un incauta lucertola,
perde la coda, ansima ma prosegue il cammino.
Seduti intorno ad un tavolo sudicio
puntiamo il poco denaro in giochi di carte,
giochi di furbizia, nel reciproco inganno
all'unico fine d'accaparrarci una somma,
una ricchezza fittizia, il giorno dopo sparisce.
S'elevano le colonne di fumo delle sigarette,
un fumo denso, traspaiono solo i visi di fronte.
Sono gli unici momenti di vaghi discorsi,
una matura esperienza di sofferenza in ciascuno.
Nella veglia delle ore notturne di tregua
s'odono solo echi di spari nel silenzio,
nel cielo sferzano lampi di proiettili.
L'unica luce è risorgere in un mondo di pace,
fare ritorno in un paese trasformato,
non accecato, unica mira espandere i confini,
dove la dolce ferita sarà ascoltare la vita.
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