Scritta da: Giovanni Piscopo

Era mio padre

Dalle mie braccia protese
fino ad oggi;
che t'imploravano di sollevare,
di accarezzare;
al giorno che mi son dovuto allontanare,
nel suono elettrico di un avvitatore.
Ho ingerito milioni di parole
contribuendo a migliorare
il nostro dialogo,
intento solo a tremare le mani.
Le tue azioni oscene e meschine,
abitano nelle mura sporche di rosso,
e così sempre più distanti le tue braccia.
E tu, diventavi così il mio rimpianto,
sciogliendo in lacrime di sale le tue braccia;
e io, abituato a vederti roccia,
mi accorsi lì ch'eri come burro.
Ora è giunto quel domani,
che tanto sognavo da bambino,
di essere un buon ragazzo, un buon figlio,
per mia madre.
Soprattutto un padre.
E quando i miei figli diranno;
"il nonno com'era?
E io gli dirò;
come un inizio e fine di fiaba;
" era mio padre. "
Composta sabato 16 maggio 2015

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    Scritta da: Giovanni Piscopo

    Commenti

    1
    postato da , il
    Molto bella, penetrante. Colpisce nel profondo lasciando un velo d'inquietudine dentro l'anima.

    ciao.

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