Poesie inserite da ANDREA POLO

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Scritta da: ANDREA POLO

Primo plotone

È per un soldato
che
è nella sua strada
l'amore
già lontano della
sua
donna e lui sempre
vicino
alla morte peggiore.
Che
cammina con le
sue
impronte nei
dolori
così profondi di
mondi
in quegli abissi
che
sono delle guerre.
E
la sua donna vera
è
dell'amore il volto
che
nei suoi occhi la
speranza
non tramonta
e
la distanza per loro
è forza
di un domani sempre
rincorso.
E la carezza di
una
giovane sposa, nel
partire
del suo soldato,
è
così dolce e pura
che
inginocchia
una
viola nel suo canto.

Ed
oggi esco con il
Primo
Plotone del Leone
di
San Marco
ragazzi che conosco
che
ho nel cuore e nei
ricordi
migliori per quanto
abbiamo
vissuto di vita tra i
deserti
e
fiumi dove il sangue
è
scorso impietoso.
In
questo giorno che il
sole
non è ancor vestito
che
l'aria taglia il viso
di
questa natura aspra
di
questo Afghanistan
mai
cosi duro i nostri
cuori
battono accanto
in
un solo cuore
che
ha tanti occhi attenti
per
le mine, le trappole
i serpenti
silenziosi nelle dune
che
ogni giorno per noi
può
essere l'ultimo di chi
dorme
tranquillo nelle coperte
di
una pace dell'anima
di
uomini che siete anche
voi.
E
con voi nelle strade
della
morte mi sento sicuro
e,
se si alzerà minaccioso
il
vento, di nuvole nere
il leone
che non dorme avrà
artigli
ma le vostre mani
che
sono del cuore
sapranno
nel sereno dare
speranze
nelle miserie cosi
arse
di questi deserti.
I
motori dei blindati
sono
già caldi, un sorso
di caffè nero
che
è della nostra vita
quante
volte non capita
veramente
dell'amore che
abbiamo
per chi vede solo
le armi e partiamo
in
un unico destino
ed
i nostri sguardi
si
stringono ancora
una
volta in un sorriso
che
non è triste.
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    Scritta da: ANDREA POLO

    Tra te e la guerra

    Quanto mi manca,
    in questo vento
    di sabbia
    che mi sfrega la
    pelle
    che lo sento in
    bocca
    ed è amaro
    il tuo campo di
    viole.
    Dove ti stendi
    nei pomeriggi
    freschi
    sotto i cieli in
    pace
    e mi copri di
    profumi e
    piaceri e
    mi sfami.
    E tu mi manchi
    più della pace
    più dei fiori,
    più dei colori
    adesso che
    sono tra questi
    grigi piatti
    e questo cielo
    che nelle notti
    pur mi affascina
    di luce che è
    luce ma non mi
    sazia
    delle tue distanze.

    Corro dentro i
    deserti
    a volte tuona
    il cielo
    a volte trema
    la terra
    zappe arrugginite
    che diventano
    fucili facili.
    Bambini che
    scappano e
    scappano i
    sorrisi tra le
    fessure
    di denti caduti
    cosi prematuri
    per le lame,
    per i ferri
    roventi che
    bucano gli
    smalti
    le cose più dure
    e questa è la
    guerra.
    E quanti occhi
    del loro tempo
    felice
    sono già spenti
    per giochi non
    vissuti
    perché hanno
    visto i burroni
    sprofondare
    ancor di più
    per dolori
    che spengono
    candelabri
    come la follia di
    armi che sparano
    contro
    altri uomini.
    È questa la guerra
    e quanti non
    potranno
    dimenticarla per le
    cicatrici
    così profonde fin
    dentro le anime.
    In questi deserti
    neri afghani che
    non hanno angoli
    il tempo
    ancor galleggia
    nel passato.
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      Scritta da: ANDREA POLO

      Prima

      Dell'amore una
      stella
      non brilla mai
      sola.
      Come la margherita
      di
      campo bianca.
      Quale
      solitudine sarebbe
      un
      solo fiore in un
      campo.
      Il
      volo nuziale ha
      solo due
      occhi ma la regina
      non
      si posa mai su un
      fiore.
      Prima
      che il vento forte
      di
      nuvole nere oscuri
      il cielo.
      Prima
      che le onde spezzino
      i rami.
      Prima l'amore che
      i
      fiori si inginocchino
      che
      già ora, nel loro
      sbocciare, è tardi.
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        Scritta da: ANDREA POLO

        L'acqua del torrente

        L'acqua scorre nel torrente da sempre.
        Inizia il suo scorrere dalle montagne dove
        la neve si scioglie.
        A volte, lungo il percorso, in alcuni punti
        sembra quasi fermarsi ma il suo scorrere
        è continuo e quasi sempre irrequieto.
        In certi tratti scende in modo tumultuoso
        e violento, si increspa tra le pietre,
        sbatte contro i sassi.
        Nel suo scendere, l'acqua non ha pace,
        e dopo tanta turbolenza si getta nel lago
        calmo e sempre piatto.
        Con dolcezza prenderà la via del fiume
        per perdersi alla fine nel mare.
        Ma quel suo scendere turbolento,
        a volte pericoloso del primo tratto
        è stato il momento più alto e più bello
        del suo scorrimento.
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          Scritta da: ANDREA POLO

          Di vele e di sogni

          Hamidullah,
          a volte i tuoi
          occhi sono
          come persi nel
          vuoto
          che li inseguo
          a volte
          li ritrovo in un
          sorriso
          un po' triste un
          po'
          malinconico
          in cerca di sogni
          che
          questo mondo
          ti ha tolto.
          Perché i tuoi
          occhi che
          l'Afghanistan
          è nel buio
          che inginocchiano
          il mondo
          sono mare,
          sono
          cielo e vento
          che
          le vele bianche
          degli
          oceani aspettavano.
          Questa mattina
          medicandoti
          mi accorgo
          che
          hai un ago infisso
          nella
          pianta del piede.
          Sono
          sbalordito, nero,
          più arrabbiato
          smarrito,
          non so nemmeno
          io
          cosa mi sento ed
          il fucile
          appoggiato dietro
          il tavolo
          mi guarda in piedi.
          Forse
          camminando adesso
          che
          cammini che la
          sensibilità ancor ti
          manca
          alle piante l'ago
          si è
          conficcato nella tua
          carne
          senza te ne accorgessi.
          Ed i tuoi passi
          che
          ancor non sentono,
          penso,
          sono i passi del mio
          mondo, di noi,
          passi ciechi
          che
          calpestano campi
          di grano
          senza rimorso e
          non so
          più cosa pensare
          ma i fucili
          tacciono in questo
          giorno
          eppur la guerra è
          anche
          nei silenzi di altri
          mondi
          che falsi pregano
          nelle
          chiese la pace ma
          per loro
          e non ci sarà così
          mai pace.
          Hamidullah
          ogni volta che ti
          vedo
          mi insegni qualcosa
          e le vele
          degli oceani, di
          questi deserti
          aspettano
          il tuo
          vento, lo so.
          Ti guardo nei tuoi
          sguardi
          spesso assenti
          per
          inseguirti e mi
          chiedo
          dei tuoi sogni
          tu
          che hai visto solo
          sabbia
          e fango e piante
          senza
          fiori ne voli di
          farfalle.
          Mi chiedo triste
          che
          solo l'amore per
          una fata
          lontana mi fa
          respirare
          che le sue
          chiome
          mi accarezzano
          i pensieri
          dei desideri di un
          bambino
          calpestati da giganti
          di impronte
          che non hanno idee
          di libertà.
          Che il mondo ora
          si
          fermi e ti guardi
          che
          si fermino i giganti,
          che
          i fucili tacciano per
          sempre
          per i sogni di un
          bambino
          che del mondo sono
          la libertà cercata.
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            Scritta da: ANDREA POLO

            La sposa vestita di bianco

            È arrivato finalmente quel giorno tanto atteso.
            La sposa vestita di bianco,
            che, esce dalla chiesa del piccolo paese,
            è un vero incanto.
            La guardo in tutta la sua bianchezza,
            e rivedo la mia vita.
            Li in cima alla bianca vetta,
            mi sentivo di poter volare.
            Quanti sogni, e quanto amore che sentivo,
            per quell'uomo che avevo al mio fianco.
            Ma da quel giorno è stato uno scendere continuo.
            È rimasta, per consuetudine, la fede al dito
            e il vestito bianco, chiuso in un armadio, è ingiallito.
            La strada è diventata piana, quella vetta imbiancata
            è lontana e non sono più sicura, dopo tanta strada
            che l'amore sia davvero vicinanza e condivisione.
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              Scritta da: ANDREA POLO

              L'istante

              All'improvviso, nella calma apparente,
              un soffio di vento.
              È di nuovo magnifico movimento.
              I fili d'erba danzano,
              e le foglie trillano e svolazzano.
              Che dolce melodia, ma non c'è nessuno qui,
              per questo istante che già è volato via.
              È di nuovo calma apparente, silenziosa malinconia,
              del trascorrere sempre uguale del tempo.
              Ma verrà ancora il vento,
              e ritornerà il magnifico movimento.
              Composta venerdì 14 gennaio 2011
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